di Mons. Giuseppe Mani*

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,13-25)

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.




Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

“Ecco io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5). Il tempo di quaresima ci aiuta a passare dalla morte alla vita, dall’inverno del peccato alla primavera della grazia. Bisogna morire a noi stessi, ai propri idoli per vivere come uomini nuovi abitati dal Dio Vivente. La Pasqua a cui aspiriamo ci rinnova completamente. Si inaugura un tempo nuovo per una terra nuova e un cielo nuovo (Ap 21,1). Cantiamo a Dio un canto nuovo, che solo i giusti possono cantare. Gesù ci dona il comandamento nuovo, quello dell’amore che porta alla perfezione la legge dell’antica alleanza. Il suo insegnamento è nuovo, Gesù berrà il vino nuovo e anche noi berremo il vino nuovo come alle nozze di Cana. In Cristo siamo divenuti anche noi uomini nuovi. “Se qualcuno è in Cristo è una nuova creatura”. Anche noi riceviamo un nome nuovo, Ecco cosa significa celebrare la Pasqua: “Entrare in una nuova ed eterna alleanza con Dio”. “Da un tempio di pietra ad un tempio di carne”. La grande novità della Pasqua si estenda a tutte le dimensioni della nostra vita: passiamo dal giogo della legge a quello della Grazia. Addirittura da un tempio di pietra fatto da mani di uomo che ha perso il suo valore tanto che è divenuto una spelonca di ladri, da casa di preghiera a negozio in vista del sacrificio. Gesù ci invita a passare in un altro tempio: quello del suo corpo. Nel tempio di Gerusalemme c’era la parte più sacra “Il Santo”, “Il Santo dei Santi” quella nella quale entrava una volta l’anno Il Gran Sacerdote in occasione della festa del grande perdono per implorare la misericordia di Dio.




Da Gesù siamo invitati all’interiorità, non si tratta di restare all’esterno del tempio o sotto il colonnato di Salomone ma di entrare all’interno del vero tempio in cui è possibile l’incontro con Dio. Questo cambiamento fisico vale nella misura in cui avviene una trasformazione interiore che favorisca una nuova relazione con Dio che significa una autentica relazione con Gesù, vero tempio in cui si può incontrare Dio, Alla morte di Gesù il velo del tempio si strappò in due manifestandoci che abbiamo accesso a Dio. Il luogo santo di Israele cessa di essere il luogo dell’incontro. E’ Gesù il luogo dell’incontro con Dio Luogo nuovo per incontrare Dio. Ovviamente gli uditori di Gesù non capirono che parlava di se stesso ma Gesù continua la sua predicazione nel senso giusto. E’ Lui la pietra d’angolo rifiutata dai costruttori. Sa bene che l’acqua viva che scaturisce dal tempio di cui aveva parlato Ezechiele era Lui, quando gli fu trafitto il costato e ne uscì sangue e acqua. Gesù è l’unico tempio in cui si compie il vero sacrificio, è Lui “l’altare, il sacerdote e la vittima”. La nuova Alleanza non si celebra nel tempio di pietra ma in Gesù in cui Dio è venuto ad abitare la nostra condizione umana. In questo tempo della quaresima siamo convocati ad una profonda interiorità. Non restiamo nel porticato ma entriamo nel cuore stesso del tempio che è la persona di Gesù. Convertiamoci e lasciamo la tristezza del nostro peccato per entrare gioiosamente nell’oratorio del proprio cuore per incontrare Colui che ci ama e che ha dato la sua vita per te.

*Arcivescovo emerito di Cagliari.

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