di padre Angelo del Favero

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei disse: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te!”. (Lc 1,26-38)

L’annunciazione e la nascita del Signore hanno annullato le distanze fra il Cielo e la terra. Appena l’angelo Gabriele si allontanò da Maria, lo Spirito Santo scese su di lei coprendola con la sua ombra (Lc 1,35), soffiò su di lei come un vento che investe le radici, la rivestì di Sé, impregnò il suo essere come l’acqua la terra. In tal modo fu colmato l’abisso ontologico che separava il Creatore dalla creatura, la natura divina dalla natura umana, lo Spirito dalla carne, l’Onnipotenza dalla debolezza, l’Eternità dal conto dei giorni.

Le pareti della casa di Maria furono estese sino ai confini della terra e della storia: da quel momento ogni uomo ebbe Dio come Compagno di vita, al punto da poterlo chiamare Padre, fratello, maestro, amico, sposo, e poter dialogare con Lui in qualunque momento, “faccia a faccia” (Dt 34,10).

Tutte le nostre preoccupazioni economiche, tutti i timori del futuro, la sorte del mondo intero e la felicità di ogni uomo, possono davvero non fare i conti con questa realtà, centro e verità del cosmo e della storia?

L’Annunciazione ci ricorda che non siamo stati noi a rompere il silenzio dei secoli eterni. Non siamo stati noi, ma è stato grazie al di Maria che il Mistero si è compiuto. Ciò significa che prima della creazione del mondo, un Amore immenso e personale già faceva il primo passo verso la nostra casa, alla cui porta ora sta per giungere e bussare (Ap 3,20).

Ecco la serva del Signore” (Lc 1,38), dice Maria all’angelo Gabriele; “ecco il Signore degli uomini”, annunciano gli angeli ai pastori: nel bambino di Betlemme, Dio si è mostrato come è; il Dio degli eserciti è un Bambino.

Nella notte di Natale, donandoci un bimbo, Dio dona Se stesso: ”e così l’attesa di Dio ottiene una nuova certezza. E’ attesa delle cose future a partire da un presente già donato. E’ attesa, alla presenza di Cristo, col Cristo presente, del completarsi del suo Corpo, in vista della sua venuta definitiva.” (Benedetto XVI, Enciclica Spe salvi, n. 9).

Perseverare nella preghiera e nell’Amore diventa allora intercessione accorata: perché sia salva la vita di ogni bambino concepito, perché sia salva ogni famiglia della famiglia umana, perché sia salvo il mondo intero minacciato dalla cultura della morte.

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