L’Udienza generale di mercoledì 21 dicembre è dedicata da Benedetto XVI interamente al vero significato del Natale: «Non è un semplice anniversario della nascita di Gesù, ma è celebrare un Mistero che ha segnato e continua a segnare la storia dell’uomo. Dio si è fatto uno di noi»

Redazione SME

«Quando ascoltiamo o pronunciamo, nelle celebrazioni liturgiche, “oggi è nato per noi il Salvatore”, non stiamo utilizzando una vuota espressione convenzionale, ma intendiamo che Dio ci offre, oggi, adesso, a me, a ognuno di noi, la possibilità di riconoscerlo e di accoglierlo, come fecero i pastori a Betlemme, perché lui nasca anche nella nostra vita e la rinnovi, la illumini, la trasformi con la sua grazia, con la sua presenza». Questo è il Natale, ha sottolinearlo oggi papa Benedetto XVI durante l’Udienza generale.

«Il Natale – ha detto infatti il Santo Padre – non è un semplice anniversario della nascita di Gesù, ma è celebrare un Mistero che ha segnato e continua a segnare la storia dell’uomo. Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi (cfr Gv 1,14), si è fatto realmente uno di noi. È un Mistero che interessa la nostra fede e la nostra esistenza, un Mistero che viviamo concretamente nelle celebrazioni liturgiche, in particolare nella santa Messa». Ma qualcuno, ha sottolineato il Papa, potrebbe chiedersi: «Come è possibile che io viva adesso questo evento così lontano nel tempo? Come posso prendere parte fruttuosamente alla nascita del Figlio di Dio avvenuta più di duemila anni fa?». Nella santa Messa e nella liturgia «tale avvenimento oltrepassa i limiti dello spazio e del tempo e diventa attuale, presente; il suo effetto perdura, pur nello scorrere dei giorni (…). L’Eterno è entrato nei limiti del tempo e dello spazio, per rendere possibile oggi l’incontro con Lui».

Il Pontefice ha ricordato poi l’importanza della prospettiva. Quella dei padri della Chiesa che «leggevano sempre la nascita di Cristo alla luce dall’intera opera redentrice, che trova il suo vertice nel Mistero Pasquale. L’Incarnazione del figlio di Dio appare non solo come l’inizio e la condizione della salvezza, ma come la presenza stessa del Mistero della nostra salvezza: Dio si fa uomo, nasce bambino come noi, prende la nostra carne per vincere la morte e il peccato». Così se «nel Natale noi incontriamo la tenerezza e l’amore di Dio che si china sui nostri limiti, sulle nostre debolezze, sui nostri peccati e si abbassa fino a noi, san Paolo afferma che Gesù Cristo “pur essendo nella condizione di Dio (…) svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini”». Questo il culmine della «storia di amore tra Dio e l’uomo» che «passa attraverso la mangiatoia di Betlemme e il sepolcro di Gerusalemme».

Perciò, ha esortato il Papa, «contempliamo e viviamo questo Mistero nella celebrazione dell’Eucaristia, centro del santo Natale; lì si rende presente in modo reale Gesù, vero Pane disceso dal cielo, vero Agnello sacrificato per la nostra salvezza». Infine, Benedetto XVI ha augurato a tutti «di celebrare un Natale veramente cristiano, in modo che anche gli scambi di auguri in quel giorno siano espressione della gioia di sapere che Dio ci è vicino e vuole percorrere con noi il cammino della vita». Non perda quindi «lo scambio degli auguri il suo profondo valore religioso e la festa non venga assorbita dagli aspetti esteriori, che toccano le corde del cuore». Perché «certamente, i segni esterni sono belli e importanti, purché non ci distolgano, ma piuttosto ci aiutino a vivere il Natale nel suo senso più vero, quello sacro e cristiano, in modo che anche la nostra gioia non sia superficiale, ma profonda».

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