Dalla Catechesi del Santo Padre Benedetto XVI pronunciata oggi, in coincidenza con l’inizio della Quaresima.

Quaranta – ha sottolineato il Santo Padre – è “un tempo entro cui occorre decidersi ad assumere le proprie responsabilità senza ulteriori rimandi” perché questo “è il tempo delle decisioni mature“. “Cari fratelli e sorelle, in questi quaranta giorni che ci condurranno alla Pasqua di Risurrezione possiamo ritrovare nuovo coraggio per accettare con pazienza e con fede ogni situazione di difficoltà, di afflizione e di prova, nella consapevolezza che dalle tenebre il Signore farà sorgere il giorno nuovo. E se saremo stati fedeli a Gesù seguendolo sulla via della Croce, il chiaro mondo di Dio, il mondo della luce, della verità e della gioia ci sarà come ridonato: sarà l’alba nuova creata da Dio stesso. Buon cammino di Quaresima a voi tutti!”. Papa Ratzinger ha spiegato che “con una espressione diventata tipica nella Liturgia la Chiesa denomina il periodo nel quale siamo entrati oggi ‘Quadragesima’, cioè tempo di quaranta giorni e, con un chiaro riferimento alla Sacra Scrittura ci introduce così in un preciso contesto spirituale” visto che “quaranta è infatti il numero simbolico con cui l’Antico e il Nuovo testamento rappresentano i momenti salienti dell’esperienza della fede del Popolo di Dio” sottolineando come questa sia “una cifra che esprime il tempo dell’attesa, della purificazione, del ritorno al Signore, della consapevolezza che Dio è fedele alle sue promesse“. Il Papa ha ricordato quindi che quaranta sono i giorni passati da Gesù nel deserto per nutrirsi “della Parola di Dio, che usa come arma per vincere il diavolo”. “In questi tempi di ‘deserto’ e di incontro speciale col Padre, Gesù si trova esposto al pericolo ed è assalito dalla tentazione e dalla seduzione del maligno, il quale gli propone una via messianica lontana dal progetto di Dio, perché passa attraverso il potere, il successo, il dominio e non attraverso il dono totale sulla Croce” spiega Papa Benedetto XVI, che precisa: “Questa è l’alternativa al messianismo di potere, di successo: un messianismo di amore, di dono di sé“. Il Papa quindi riflette sul fatto che “questa situazione di ambivalenza descrive anche la condizione della Chiesa in cammino nel ‘deserto’ del mondo e della storia. In questo ‘deserto’ noi credenti abbiamo certamente l’opportunità di fare una profonda esperienza di Dio che rende forte lo spirito, conferma la fede, nutre la speranza, anima la carità; un’esperienza che ci fa partecipi della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte mediante il Sacrificio d’amore sulla Croce. Ma il ‘deserto’ è anche l’aspetto negativo della realtà che ci circonda: l’aridità, la povertà di parole di vita e di valori, il secolarismo e la cultura materialista, che rinchiudono la persona nell’orizzonte mondano dell’esistere sottraendolo ad ogni riferimento alla trascendenza. E’ questo anche l’ambiente in cui il cielo sopra di noi è oscuro, perché coperto dalle nubi dell’egoismo, dell’incomprensione e dell’inganno. Nonostante questo, anche per la Chiesa di oggi il tempo del deserto può trasformarsi in tempo di grazia, poiché abbiamo la certezza che anche dalla roccia più dura Dio può far scaturire l’acqua viva che disseta e ristora“.

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