Ci sembra importante soffermare per un attimo la nostra attenzione su alcuni luoghi comuni della polemica anticlericale che spesso caratterizza anche le conversazioni tra “credenti”.

Redazione SME

La prima bufala contro Benedetto XVI è apparsa pochi mesi dopo la sua elezione al soglio pontificio, sul quotidiano “La Repubblica” che a sua volta citava il britannico “Independent”. La notizia è che il Papa avrebbe indossato per il suo pontificato «occhiali da sole dal design moderno e giovanile, dotati di lenti ampie e fascianti, portati anche durante udienze particolarmente assolate; cappello da baseball di colore bianco con la visiera calata sulla fronte» e «un paio di mocassini rossi firmati Prada, casa di moda tra le più esclusive». Questo era lo scoop a cui hanno abboccato decine e decine di anticlericali e la notizia si è trascinata negli anni. Io sesso me la son sentita ripetere sabato sera a cena,mentre ero a tavola con alcuni amici “credenti” ma “non praticanti”. E’ stato facile, quindi per i giornali confezionare una leggenda di questo tipo: il Papa veste Prada, vive nel lusso, è servito e riverito mentre nel mondo c’è gente che muore di fame. Nel 2008 l’Osservatore Romano ha provato a smentirla, ottenendo pochi risultati purtroppo. Lo stesso l’Agenzia Ansa nel 2010.

La verità è piuttosto un’altra: le scarpe del Papa sono realizzate da Adriano Stefanelli, stimato sarto di Novara. Le scarpe rosse fanno parte dell’abito del papa fin dal Medioevo e il colore rosso indica il sangue del martirio. Stefanelli afferma: «Io le mie scarpe al Papa le regalo, perché a volte la passione paga più del denaro»Iniziò a far scarpe per il Papa nel 2003 quando, assistendo in tv alla Via Crucis, vide Giovanni Paolo II malfermo e sofferente, e decise di confezionargli un proprio paio di scarpe, a suo dire più comodeDa allora ha continuato a produrle anche per Benedetto XVI. E quando sono rovinate? Le butta via e se ne fa dare di nuove? Assolutamente no, le invia a Antonio Arellano, un peruviano che ha il suo negozio a due passi dal Vaticano e le fa riparare. Ovviamente a pagamento.

E che dire del moralismo sull’anello d’oro indossato dai Pontefici? Un anello – dicono convinti i più bigotti anticlericali – che vale migliaia di miliardi che, se venduto, “sfamerebbe l’Africa intera”. Diciamoci la verità…chi non ha mai sentito questa frase? Eppure l’anello ha la grandezza e il valore commerciale di due fedi nuziali, e viene usato, come timbro, per sigillare ogni documento ufficiale redatto dal Papa. Senza poi contare che alla morte del Papa viene rotto, rifuso e riutilizzato per il Pontefice successivo. Tecnicamente è sempre lo stesso da secoli. Lo stesso discorso potrebbe essere fatto a proposito della croce pettorale o di altri segni che contraddistinguono il Santo Padre. Si tratta di falso pauperismo, che non risolve nulla, animato solo dalla volontà di contestare l’autorità morale e spirituale del Vicario di Cristo. Come ognuno sa bene, le cose a cui più teniamo sono le cose associate a ciò che vi è di più prezioso. Nel Papa noi veneriamo l’azione di Cristo che guida la Sua Chiesa. e, massimamente nella liturgia, si esprime la bellezza dei segni che ci apre allo splendore del cielo, anche quando sulla terra viviamo di ristrettezze, come attestano i grandi Santi, come San Francesco, San Pio da Pietrelcina o la Beata Teresa di Calcutta, i quali, pur vivendo in situazioni di grande povertà, per il culto liturgico al Signore voleano le cose più belle!

Per maggiori info vi invitiamo a leggere la pagina Facebook dedicata proprio al Sommo Pontefice. Si scrive tra l’altro: «sparare sulla Chiesa è facile come farlo sulla Croce Rossa. La Chiesa, quando pure risponde, lo fa a parole. Non va oltre, non trascende, non querela, non denuncia. Dunque non si rischia nulla ad attaccare la Chiesa, e per di più si fa la parte degli emancipati, dei liberi di pensiero. E poi non trovano neppure contraddittorio: la stragrande maggioranza dei cattolici sono disinformati, apatici nella loro fede, ben lieti di credere al primo anticlericale della strada piuttosto che al loro Papa. E quelli tra di essi, che pure la verità la conoscono, il più delle volte tacciono, o parlano con un filo di voce, per non apparire bigotti, per non contraddire il pensiero dominante. Questa bufala delle scarpe Prada, tuttavia, è una delle tante dimostrazioni di come la mentalità corrente sia dettata da luoghi comuni, falsi e pregiudizievoli, e come coloro che credono di essere informati e autonomi nel giudizio in realtà siano i più pilotati dai menzogneri dell’anticlericalismo di professione o schiavi della loro stessa ideologia».

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