Il Card. Canizares, Prefetto del Culto, illustra l’importanza della bellezza, come fattore costitutivo e imprescindibile della liturgia. Ciò aiuta a capire perché i cristiani, da sempre, ricercano il bello in tutto ciò che attiene al culto (dagli edifici alla musica, dai parati sacri alle suppellettili…). Queste considerazioni smontano alla radice ogni falso pauperismo che imperversa, spesso, anche in certi ambienti ecclesiali “moderni”. La sciatteria, la banalità, la rozzezza di segni, gesti, strutture ed edifici sviliscono la liturgia nella sua essenza di apertura verso il cielo, anticipazione del Paradiso.

Redazione SME

“Richiamando alla mente il racconto della trasfigurazione del Signore, vengono spontanee alla nostra mente parole come: gloria, fulgore, bellezza. Sono espressioni che si possono applicare direttamente alla liturgia. Come ricorda Benedetto XVI, la liturgia è vincolata intrinsecamente alla bellezza. Infatti, “La vera bellezza è l’amore di Dio che si è definitivamente a noi rivelato nel Mistero pasquale”.

L’espressione “Mistero pasquale”, che si celebra nella divina liturgia, sintetizza il nucleo essenziale del processo della Redenzione, ed è il vertice dell’opera di Gesù. A sua volta, la liturgia ha come contenuto proprio questa “opera” di Gesù, perché in essa si attualizza l’opera della nostra Redenzione. Ne segue che la liturgia, come parte del Mistero pasquale, è “espressione altissima della gloria di Dio e costituisce, in un certo senso, un affacciarsi del Cielo sulla terra. Il memoriale del sacrificio redentore porta in se stesso i tratti di quella bellezza di Gesù di cui Pietro, Giacomo e Giovanni ci hanno dato testimonianza, quando il Maestro, in cammino verso Gerusalemme, volle trasfigurarsi davanti a loro (cfr Mc9,2). La bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo dell’azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione. Tutto ciò deve renderci consapevoli di quale attenzione si debba avere perché l’azione liturgica risplenda secondo la sua natura propria”.

dal discorso del Cardinale Antonio Cañizares, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in occasione della presentazione del libro “La concelebrazione eucaristica. Dal simbolo alla realtà” di monsignor Guillaume Derville

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