Redazione SME

Il Beato Papa Giovanni XXIII scelse San Giuseppe come protettore  del Concilio Vaticano II, come indicato nella lettera apostolica Le voci, del 19 marzo 1961. Giovanni XXIII ricorda “le voci che da tutti i punti della terra arrivano sino a Noi” e i documenti dei suoi predecessori, da Pio IX a Pio XII, su San Giuseppe. Il Papa buono propose che in data 19 marzo l’altare di San Giuseppe nella Basilica Vaticana “si rivesta di splendore novello, più ampio e più solenne” per diventare “punto di attrazione e di pietà religiosa per singole anime, per folle innumeri”.
Giovanni XXIII fece un altro gesto per sigillare meglio l’alleanza con San Giuseppe quando, nell’ottobre 1962, fece dono del suo anello papale – noto anche come l’Anello del Pescatore – al Santo Falegname di Nazareth, offrendolo al santuario polacco di Kalisz, dove si venera un dipinto “miracoloso” di san Giuseppe.

È stato sempre il Beato Giovanni XXIII, che ha fatto inserire la menzione di San Giuseppe nel Canone della Messa. San Giuseppe lo aveva accompagnato fin dall’infanzia: del resto, non si chiamava Angelo Giuseppe Roncalli?

Anche Giovanni Paolo II ha donato l’Anello del Pescatore a San Giuseppe, cui era devoto sin dalla sua infanzia. Come suo padre, si chiamava infatti Karol Jozef Wojtyla. L’anello è stato collocato dal cardinale Franciszek Macharski, arcivescovo di Cracovia, nella chiesa del Carmine, santuario dedicato a san Giuseppe, il 19 marzo 2004.

All’inizio del suo pontificato, il 30 settembre 1979, Giovanni Paolo II si è recato anche in un altro santuario, a Knock, in Irlanda, circa 220 km a nord ovest di Dublino, dove è attestata un’apparizione – muta – di San Giuseppe avvenuta il 21 agosto 1879.

Il Papa polacco ha ricordato l’importanza di San Giuseppe per la vita della Chiesa nella sua Esortazione apostolica Redemptoris Custos (15 agosto 1989), un secolo dopo l’enciclica di Papa Leone XIII Quamquam Pluries (15 agosto 1889), sulla devozione a San Giuseppe. Nel documento, Karol Wojtyla ha ribadito anche l’importanza di un altro gesto compiuto da un suo predecessore, Papa Pio IX nel 1870: “In tempi difficili per la Chiesa, Pio IX, volendo affidarla alla speciale protezione del santo patriarca Giuseppe, lo dichiarò «Patrono della Chiesa cattolica»”.

Per farlo, Pio IX aveva scelto una data mariana: l’8 dicembre. Ma già fin dall’inizio del suo pontificato, il 10 dicembre 1847, Pio IX aveva stabilito la festa e l’ufficio del Patrocinio di san Giuseppe, fissato alla terza domenica dopo Pasqua.




Da parte sua, Benedetto XVI (“Joseph” è il nome di battesimo) ha richiamato più volte nel suo Magistero la figura del Santo Patriarca. Nell’ottica  di un rinnovamento della fede, un tema a lui tanto caro, Benedetto XVI ha invitato i cattolici a mettersi alla scuola di San Giuseppe, ad avere con lui un “dialogo spirituale”.

Il 18 marzo 2009, a Yaoundé (Camerun), il Papa ha dedicato la sua omelia al suo santo patrono. Rivolgendosi a tutti i componenti del popolo di Dio, ha concluso dicendo che in san Giuseppe non vi è alcuna “separazione tra fede e azione”. “Cari fratelli e sorelle, la nostra meditazione sull’itinerario umano e spirituale di San Giuseppe, ci invita a cogliere la misura di tutta la ricchezza della sua vocazione. Egli, infatti, resta un modello per tutti quelli e quelle che hanno voluto votare la loro esistenza a Cristo, nel sacerdozio come nella vita consacrata o in diverse forme di impegno del laicato. Giuseppe ha infatti vissuto alla luce del mistero dell’Incarnazione. Non solo con una prossimità fisica, ma anche con l’attenzione del cuore.




Giuseppe ci svela il segreto di una umanità che vive alla presenza del Mistero, aperta ad esso attraverso i dettagli più concreti dell’esistenza.(…) Paradossalmente è agendo, assumendo quindi le sue responsabilità, che egli si mette da parte per lasciare a Dio la libertà di realizzare la sua opera, senza frapporvi ostacolo. Giuseppe è un ‘uomo giusto’ (Mt 1,19) perché la sua esistenza è ‘aggiustata’ sulla parola di Dio”.

Il 19 Dicembre 2010 Benedetto XVI ha riflettuto sull’Annuncio a Giuseppe prima dell’Angelus, affidando alla sua protezione tutti i sacerdoti del mondo, sottolineando il ruolo del “padre legale” di Gesù nel piano di salvezza di Dio. “Veneriamo dunque il padre legale di Gesù (cfr. CCC, 532), perché in lui si profila l’uomo nuovo, che guarda con fiducia e coraggio al futuro, non segue il proprio progetto, ma si affida totalmente all’infinita misericordia di Colui che avvera le profezie e apre il tempo della salvezza”, ha detto il Papa.

Ha ricordato, infine, l’“ospitalità” data dall’uomo a Dio stesso: “Come Giuseppe e Maria, sua sposa, possiamo offrire ospitalità a Dio che viene da noi sotto la figura di un bambino umile e fragile, pieno di amore e di tenerezza per tutti gli uomini!”.

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