La  devozione al Sacro Cuore è una norma direttiva di vita, una nuova concezione della vita e del mondo. Essa impegna l’intera vita di un cattolico. e la trasforma, col tempo, in un nuovo modo di vivere. È un modo di concepire la vita che si adatta benissimo al nostro tempo.
L’immagine del S. Cuore non è affatto la cosa più importante. Ciò che è più importante è il concetto della vita del Cattolicesimo.

 1 – Concezione immanente del mondo

Il mondo oggi vive solo per il proprio interesse. È talmente preso dai piccoli interessi della vita materiale che non ha nemmeno il tempo di pensare a Dio e di occuparsi della vita soprannaturale.
Il pericolo maggiore del momento presente è la separazione tra la religione e la vita. La religione nel pensiero o nel cuore per qualche momento; il resto per la vita, gli affari, il proprio comodo.

2 – La rivelazione del S. Cuore per me

Nel mondo ora descritto ecco comparire la devozione al S. Cuore, come un bagliore che illumina e ci mostra il significato profondo delle cose. Come all’improvviso, il mondo cambia ai nostri occhi. Si ha la percezione che qualsiasi azione morale ha un senso molto più profondo, che non possiamo scherzare con la nostra vita di santità, che siamo uniti a Gesù Cristo in intima relazione.
In mezzo a questo mondo le cui azioni non sembrano aver valore alcuno appare davanti a noi come un richiamo: «Tutto ciò è una operazione al Cuore di Cristo».
Certo ogni cosa ha questa conseguenza. Essa è una realtà e in tal modo «per me» il mondo  cambia totalmente  aspetto.
Questa concezione del mondo può arrivare a trasformare completamente un uomo.
Come agli Apostoli che stavano nel cenacolo a porte chiuse, così come forse viviamo noi, chiusi in una gretta osservanza delle leggi di Dio e della chiesa, improvvisamente Gesù Cristo compare e con la sua presenza dice: «Perché mi avete dimenticato? Non sapevate che io sono vivo? Perché mi considerate morto? Ho ancora parte nella vostra vita. Sono vivo: guardate le mie mani e il mio cuore».
Il mondo cambia ai nostri occhi dal momento che ci è mostrato il fine delle cose e delle azioni: sia nei nostri riguardi, sia, soprattutto, riguardo a Gesù.
Da questa luce e da questa visione inizia per noi un genere di vita nuovo. Infatti per l’anima in questo mondo altro non esiste che se stessa e Gesù: le altre anime e le altre cose tutte esistenti, essa deve considerarle unicamente attraverso Gesù Cristo ed in quanto le conducono a Lui.

3 – Punti fondamentali della devozione al S. Cuore

Ci sembra che la rivelazione del Cuore di Cristo e il suo significato si possa racchiudere in due principi, dai quali deriva una norma di azione racchiusa nei concetti di Consacrazione e di Riparazione in unione al sacrificio di Cristo.

Primo Principio – Cristo mi ama adesso

Devozione al S. Cuore significa dare a Cristo il posto che Gli spetta nel mondo e nella nostra vita. Perché Gesù non può essere sostituito, anche con la figura del più grande santo e con la Madonna stessa. Cristo personalmente continua a reclamare da noi un amore assoluto come lo esigeva nella sua vita.
Il Cattolicesimo consiste precisamente non solo nell’evitare il peccato ma in un dialogo continuo con una persona viva, Gesù Cristo, che ci è molto vicino, più vicino di quello che possiamo immaginare.
Questo concetto della vita ci mostra che tutto proviene da Gesù che ci ama, al momento presente. Non ci amò solamente nella sua vita mortale fino a dare il suo sangue per noi, ma oggi e adesso pensa continuamente a noi, a te, a me.
La realtà della grazia è una realtà di oggi ed è Gesù Cristo che ad ogni momento sceglie ed invia le grazie che ognuno di noi riceve.

Secondo Principio – Gesù Cristo gode e soffre adesso

Le nostre azioni sono o una gioia o una vera ferita al Cuore di Cristo. Non solo perché nella sua vita mortale Egli le vide tutte e Gli furono causa di gioia e di dolore, ma anche perché adesso Gesù Cristo ne risente. Ora Gesù non può più soffrire nel Suo corpo fisico, può invece gioire e godere. Ogni azione buona Gli reca un piacere. Si rallegra nel vedermi entrare in una chiesa come farebbe un amico a cui facessi visita.
I nostri peccati invece, benché non possano in Lui causare dolore alcuno, dato che Egli è per la sua glorificazione impassibile, sono però oggetto della sua intima compassione; e una vera ferita è perciò causa di sofferenza per il suo Mistico Corpo. Noi che apparteniamo alla chiesa cattolica siamo una sola cosa, e le azioni di ognuno di noi influiscono sull’intero Corpo Mistico. Dio ha voluto che dalla nostra perfezione dipendesse la salvezza di molte anime.
Il peccatore ha perso per la vita soprannaturale ogni diritto e non ha nemmeno la possibilità di esprimere un desiderio efficace di essere liberato dal peccato. Un tale desiderio è frutto infatti della misericordia divina e Dio può far dipendere la concessione di questa grazia dalle nostre preghiere e opere buone. Dio non invia alla Sua Chiesa molte grazie perché i nostri peccati realmente glielo impediscono. Il corpo Mistico soffre realmente dei peccati di ognuno di noi.

L apparizione sulla via di Damasco non era un semplice simbolo. Il Cuore di Cristo ferito ci mostra questa vera sofferenza. Non solo i dolori che patì durante la sua vita sulla terra, ma anche quelli attuali nel Suo Corpo mistico, e il suo sentimento di attuale compassione per i peccati e le sofferenze delle sue membra.

Come rispondere all’amore di Cristo

Illuminata dal Cuore di Cristo ogni cosa, sia essa piacevole o meno, ci appare in ultima analisi come proveniente sempre dall’amore di Cristo, ogni umana azione ci si mostra come indice dello stato dei nostri rapporti con Cristo: risposta negativa o positiva nel nostro colloquio con il Figlio di Dio.
Se noi fossimo veramente convinti di ciò, se avessimo questo grande amore a Gesù Cristo ci sarebbe quasi impossibile dimenticarlo. Non saremmo capaci di passare davanti ad una chiesa e di non entrare a salutarLo, come del resto riterremmo psicologicamente impossibile comportarci così con nostro fratello.
Quando avremo trovato il valore di tutte le cose di questo mondo, avremo capito innanzi tutto il valore della nostra esistenza. Motivo del nostro agire ci apparirebbe, quale in realtà è, il dare una risposta positiva a Gesù Cristo arrecandogli così una nuova gioia.

Consacrazione e riparazione

Apparteniamo al Signore: «Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore» (Rm. 14, 8).
Convinti di ciò dobbiamo offrirci al Signore: «Prendi e ricevi le mie azioni e la mia persona; disponi di tutto me stesso per la tua gloria». Realizzeremo così la nostra Consacrazione come la cosa più naturale. Ci sarà più facile psicologicamente l’evitare il peccato che può offenderlo, giungendo così a vivere la riparazione negativa. Ci sentiremo spinti ad amare Cristo e a servirlo in modo da compensare la dimenticanza di tanti uomini, realizzando così la riparazione affettiva. Sapremo dare uno scopo alle nostre difficoltà e sofferenze offrendole a Cristo in riparazione dei nostri peccati e di quelli degli altri, attuando lo spirito di riparazione afflittiva, in unione al sacrificio di Cristo in Croce che si rinnova quotidianamente sugli altari.
La consacrazione assume così un aspetto di riparazione e la riparazione compenetrandoci sempre più a Gesù Cristo completa e perfeziona la nostra consacrazione stessa.
Per la nostra unione con Cristo, Egli vive in noi e noi siamo le sue immagini nel mondo, i testimoni della sua presenza nella Chiesa. Dopo esserci offerti con Cristo nella Messa, ed esserci uniti al Suo sacrificio, Egli viene a noi nella Comunione, per trasformarci in Sé. Ecco lo scopo del nostro intimo rapporto con Cristo: trasformarci in Lui per essere sempre più e sempre meglio i suoi visibili rappresentanti. La nostra trasformazione in Gesù Cristo deve infatti trasparire nelle nostre azioni esterne; la nostra vita deve essere una visibile rivelazione che indichi agli uomini il valore delle cose e del mondo intero. Gli uomini devono finalmente accorgersi che noi siamo veramente morti a noi stessi ed al mondo della corruzione affinché Cristo viva in noi.

Preghiamo con fervore Dio, Padre nostro e Padre di Cristo, che si degni di concederci la grazia di avere una personale rivelazione del Cuore di Gesù, nel senso sopra spiegato, in modo che noi sappiamo realizzare nella nostra vita una reale devozione quale è voluta dal Padre, e amata dal Cuore del Figlio.
«Nessuno conosce il Figlio all’infuori del Padre» (Mt. 11, 27). Domandiamogli che ci comunichi questa conoscenza, con le parole dallo Spirito Santo ispirate a S. Paolo: «Piego le ginocchia davanti al Padre del Signor nostro Gesù Cristo… affinché Egli dimori nei (vostri) cuori per mezzo della Fede… radicati e fondati nell’Amore». (Ef. 3,14).

“In Corde Jesu”
La devozione al Sacro Cuore di Gesù
di P. Louis Mendizabal S.J.

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