di Alessandro Scaccianoce

All’Udienza Generale del Santo Padre Benedetto XVI di mercoledì 1° agosto a Castel Gandolfo, tra gli oltre 1500 pellegrini, era presente la delegazione biancavillese composta dai membri dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” in pellegrinagghio “Ad Petri Sedem” in occasione del decimo anniversario della nascita del sodalizio. Per l’occasione, i fedeli hanno indossato lo scapolare con la medaglia argentea raffigurante la Madonna dell’Elemosina.

Ad accompagnare i fedeli biancavillesi c’erano il Prevosto Parroco e Assistente Spirituale, Don Pino Salerno, il Vicario foraneo, Don Giovanni Zappalà, e il Socio  Don Ambrogio Monforte. All’Udienza sono intervenuti anche il Sindaco di Biancavilla, Pippo Glorioso, e l’Assessore al Bilancio, Gaetano Sant’Elena

Alla delegazione si è unito anche S. E. Mons. Alberto Tricarico, Arcivescovo Titolare di Sistroniana, Nunzio Apostolico in Russia (nella foto in alto, al centro).

Ad accrescere la gioia dei fedeli anche la presenza di Angela Galizia (nella foto in alto, a destra), la giovane biancavillese, già membro dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina”, che si trovava a Roma in preparazione alla professione religiosa presso le Figlie di Maria Ausiliatrice, che ha avuto luogo stamane.

Al Papa sono stati offerti in dono una riproduzione dell’Icona bizantina della Madonna dell’Elemosina, un servizio di lini per la Messa, elegantemente ricamato e confezionato dalla Socia Sig.ra Piera Furnari Marcellino. L’Amministrazione Comunale ha offerto al Santo Padre una raffigurazione su pietra lavica ceramizzata dello stemma comunale di Biancavilla e la pubblicazione della tesi di baccellierato di Don Ambrogio Monforte sulla storia e la devozione dei biancavillesi per la Madonna dell’Elemosina.

La delegazione è stata salutata all’inizio dell’Udienza e ha fatto sentire la propria presenza e il proprio calore al Santo Padre intonando il “Christus Vincit” non appena è apparso sul portone del Palazzo Apostolico, anche grazie ad una fortunata vicinanza fisica con la sede del Papa, essendo tra le primissime file. Il canto sacro è stato riproposto nel momento in cui il Pontefice si è rivolto ai pellegrini di lingua italiana. All’omaggio canoro il Papa ha risposto con un illuminante sorriso, fermandosi ad ascoltare il canto dei fedeli biancavillesi

Un grande striscione, inoltre, campeggiava sulla piazza di Castel Gandolfo, recante la scritta: “Tu, Pietro, confermaci nella Fede –  Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” – BIANCAVILLA (CT)”.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha presentato la figura di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa, nel giorno in cui la Chiesa ne fa memoria liturgica, soffermandosi in particolare sugli insegnamenti del santo riguardo alla preghiera.

Quindi ha rivolto un saluto in varie lingue ai gruppi di pellegrini presenti. L’Udienza si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

 

Di seguito, la catechesi del Santo Padre in lingua italiana:

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Cari fratelli e sorelle!

Ricorre oggi la memoria liturgica di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, Redentoristi, patrono degli studiosi di teologia morale e dei confessori. Sant’Alfonso è uno dei santi più popolari del XVIII secolo, per il suo stile semplice e immediato e per la sua dottrina sul sacramento della Penitenza: in un periodo di grande rigorismo, frutto dell’influsso giansenista, egli raccomandava ai confessori di amministrare questo Sacramento manifestando l’abbraccio gioioso di Dio Padre, che nella sua misericordia infinita non si stanca di accogliere il figlio pentito.

L’odierna ricorrenza ci offre l’occasione di soffermarci sugli insegnamenti di sant’Alfonso riguardo alla preghiera, quanto mai preziosi e pieni di afflato spirituale. Risale all’anno 1759 il suo trattato Del gran mezzo della Preghiera, che egli considerava il più utile tra tutti i suoi scritti. Infatti, descrive la preghiera come «il mezzo necessario e sicuro per ottenere la salvezza e tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per conseguirla» (Introduzione). In questa frase è sintetizzato il modo alfonsiano di intendere la preghiera.

Innanzitutto, dicendo che è un mezzo, ci richiama al fine da raggiungere: Dio ha creato per amore, per poterci donare la vita in pienezza; ma questa meta, questa vita in pienezza, a causa del peccato si è, per così dire, allontanata – lo sappiamo tutti – e solo la grazia di Dio la può rendere accessibile. Per spiegare questa verità basilare e far capire con immediatezza come sia reale per l’uomo il rischio di «perdersi», sant’Alfonso aveva coniato una famosa massima, molto elementare, che dice: «Chi prega si salva, chi non prega si danna!».

A commento di tale frase lapidaria, aggiungeva: «Il salvarsi insomma senza pregare è difficilissimo, anzi impossibile … ma pregando il salvarsi è cosa sicura e facilissima» (II, Conclusione). E ancora egli dice: «Se non preghiamo, per noi non v’è scusa, perché la grazia di pregare è data ad ognuno … se non ci salveremo, tutta la colpa sarà nostra, perché non avremo pregato» (ibid.).

Dicendo quindi che la preghiera è un mezzo necessario, sant’Alfonso voleva far comprendere che in ogni situazione della vita non si può fare a meno di pregare, specie nel momento della prova e nelle difficoltà. Sempre dobbiamo bussare con fiducia alla porta del Signore, sapendo che in tutto Egli si prende cura dei suoi figli, di noi. Per questo, siamo invitati a non temere di ricorrere a Lui e di presentargli con fiducia le nostre richieste, nella certezza di ottenere ciò di cui abbiamo bisogno.

Cari amici, questa è la questione centrale: che cosa è davvero necessario nella mia vita? Rispondo con sant’Alfonso: «La salute e tutte le grazie che per quella ci bisognano» (ibid.); naturalmente, egli intende non solo la salute del corpo, ma anzitutto anche quella dell’anima, che Gesù ci dona. Più che di ogni altra cosa abbiamo bisogno della sua presenza liberatrice che rende davvero pienamente umano, e perciò ricolmo di gioia, il nostro esistere.

E solo attraverso la preghiera possiamo accogliere Lui, la sua Grazia, che, illuminandoci in ogni situazione, ci fa discernere il vero bene e, fortificandoci, rende efficace anche la nostra volontà, cioè la rende capace di attuare il bene conosciuto. Spesso riconosciamo il bene, ma non siamo capaci di farlo. Con la preghiera arriviamo a compierlo. Il discepolo del Signore sa di essere sempre esposto alla tentazione e non manca di chiedere aiuto a Dio nella preghiera, per vincerla.

Sant’Alfonso riporta l’esempio di san Filippo Neri – molto interessante –, il quale «dal primo momento in cui si svegliava la mattina, diceva a Dio: “Signore, tenete oggi le mani sopra Filippo, perché se no, Filippo vi tradisce”» (III, 3) Grande realista! Egli chiede a Dio di tenere la sua mano su di lui. Anche noi, consapevoli della nostra debolezza, dobbiamo chiedere l’aiuto di Dio con umiltà, confidando sulla ricchezza della sua misericordia. In un altro passo, dice sant’Alfonso che: «Noi siamo poveri di tutto, ma se domandiamo non siamo più poveri. Se noi siamo poveri, Dio è ricco» (II, 4).

E, sulla scia di sant’Agostino, invita ogni cristiano a non aver timore di procurarsi da Dio, con le preghiere, quella forza che non ha, e che gli è necessaria per fare il bene, nella certezza che il Signore non nega il suo aiuto a chi lo prega con umiltà (cfr III, 3). Cari amici, sant’Alfonso ci ricorda che il rapporto con Dio è essenziale nella nostra vita.

Senza il rapporto con Dio manca la relazione fondamentale e la relazione con Dio si realizza nel parlare con Dio, nella preghiera personale quotidiana e con la partecipazione ai Sacramenti, e così questa relazione può crescere in noi, può crescere in noi la presenza divina che indirizza il nostro cammino, lo illumina e lo rende sicuro e sereno, anche in mezzo a difficoltà e pericoli. Grazie.

[Dopo la catechesi, il Papa ha salutato i pellegrini nelle diverse lingue. Rivolgendosi ai fedeli italiani presenti ha detto:]

Saluto i pellegrini di lingua italiana (a questo putno il Papa si è fermato ad ascoltare il canto del Christus Vincit eseguito dai pellegrini biancavillesi).

Tutti esorto a rendere ovunque una gioiosa testimonianza evangelica.

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