Pubblichiamo di seguito l’omelia di un nostro caro amico sacerdote per l’inizio del nuovo Anno Civile. In poche parole, a tratti anche poetiche, Don Giacomo ci invita a sperare, a riaccendere in noi il desiderio di progredire e di crescere in umanità.

di Don Giacomo Pezzuto

DB-f37v-mTe Deum Laudamus … ti lodiamo Signore, perché questo è il momento delle lodi. E’ il momento dei ringraziamenti … ma cosa ci sarà da ringraziare? I media ci educano ad immagini catastrofiche, sciagure, guerre, tanto sospetto e tanta diffidenza.

Ma come si fa a guardare al futuro della vita se tutti ci dicono, che dalla vita non abbiamo più nulla da aspettarci?

Una vita fatta di rassegnazione, noia e cinismo!

Come bloccati da ganasce che ci stritolano e ci asfissiano, finiamo per considerare normale non attendere nulla, non sperare niente, non alzare lo sguardo… per serrare il passo e guadagnare la vetta tanto anelata.

Come compressi in un cappio che stringe la presa ad ogni tentativo di libertà, finiamo per irridere e sospettare di ogni voce ottimista.

Ma a noi… tagliole e cappi non fanno paura, perché sappiamo che lamadre-di-dio-in-trono-r struttura originaria del nostro “essere” è il desiderio, è l’attesa … la nostra disposizione è il cambiamento… siamo fatti per migliorare, siamo fatti per le cose grandi, siamo creati per l’infinito!

E questa verità nessuno può strapparcela di dosso!

 In questi giorni la Chiesa non smette di accompagnarci ad uno sguardo positivo sul reale, sulla nostra vita e sulla vera identità dell’uomo.

Perché l’annuncio di letizia e di speranza che continua a risuonare nel Natale parla ad ognuno di noi, si rivolge al nostro “io” e desidera ridestare tutta la nostra umanità, sfidando ogni scetticismo ed ogni sfiducia.

Tutte le circostanze: favorevoli o sfavorevoli; tutti i rapporti: difficoltosi o lieti, hanno la capacità di riaccendere la grandezza che c’è in ogni uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio, nel quale alberga quella scintilla di divino, che si risveglia ogni qualvolta apriamo il cuore a Cristo.

Quella scintilla di divino, che si risveglia ogni qualvolta apriamo il cuore a quell’Infinito che, desiderato da ogni uomo, si è fatto “finito” perché ogni uomo potesse farne esperienza.

Ecco perché ancora celebriamo il Natale: perché si rinnovi in ognuno di noi quell’abbraccio che compie ogni nostra attesa e che, ultimativamente, tutti desideriamo e riveliamo in ogni progetto ed in ogni opera della nostra quotidianità.

Te_Deum_laudamusEcco perché nella ultima celebrazione dell’anno tutti i cristiani recitano il “Te Deum”: per ringraziare di ogni istante vissuto, nel quale: lieto o triste, quella presenza di Cristo si è resa viva.

Viva come duemila anni fa, ancora oggi, nel nostro tempo e nel nostro spazio.    

Ecco perché nella celebrazione del primo giorno dell’anno recitiamo la preghiera del “Veni Creator Spiritus”: Vieni Spirito Creatore … perché riconosciamo che solo la Grazia che ci ha creato è all’altezza di sostenere tutta la sfida di un futuro… forse, umanamente incerto, ma in grado di far vibrare ogni battito del nostro cuore.

Per questo motivo, oggi a maggior ragione, le più belle parole per augurarvi buon anno sono proprio quelle che terminiamo ogni omelia:

Sia lodato Gesù Cristo!

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