Documenti d’archivio del 1937 raccontano la città e la devozione.

di Giuseppe Santangelo

Due inediti documenti d’archivio privato datati “1937 – anno XV dell’era fascista”, raccontano attraverso un “programma” dattiloscritto, e un “registro rendiconto” redatto a penna, la festa d’agosto della Madonna dell’Elemosina, svelandone tutti i suoi particolari rituali e sociali di ottant’anni fa (1937-2017).

Il “programma” riporta momento per momento gli appuntamenti previsti per la giornata di domenica 29 agosto, ultima del mese del suddetto anno 1937. La festa iniziava all’alba. Ad aprire i festeggiamenti, come si evince dal documento, sono i colpi di cannone a salve, che a partire dalle ore 4,30 si protraggono fino all’ora successiva. Di seguito, alle 6 del mattino, la banda musicale di Trecastagni, inizia il giro per alcune vie della città, animando la mattinata della festa biancavillese, ancora accompagnata dallo sparo di mortaretti. Come vedremo, la banda ha un ruolo molto importante nella festa. Gli appuntamenti religiosi prevedono la celebrazione delle Sante Messe in Chiesa Madre, dalle 5 del mattino fino alle 13, con la cadenza di circa un’ora, presso la Cappella della Madonna dell’Elemosina. Otto messe in tutto, per dare la possibilità ai fedeli di accostarsi alla comunione e di trovare lo spazio più adatto per l’omaggio di fede all’amata Protettrice. Il programma precisa che si tratta di Sante Messe “Lette”, poi corretto a penna con il sinonimo “Piane”, e cioè in forma semplice e senza parti cantate, così come previsto dal rito romano antico, che veniva unicamente celebrato prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Alle 10,15 si tiene la Messa “Cantata”, quella cioè in cui tutte le parti dell’Ordinario sono cantate in forma solenne. A questa celebrazione ufficiale, oltre ai sacerdoti del Capitolo, sono presenti le autorità civiche. Alle 11, terminata la Messa, torna di scena la banda musicale, con una passeggiata per il corso principale della città. La festa riprende poi alle 19,30, come spiega l’inedito volantino, con l’ “Uscita trionfale” della “Sacra Effigie” della Vergine Santissima dell’Elemosina. A questo momento intervengono le autorità civili e militari e “tutti i Sodalizi”, ovvero i circoli culturali e ricreativi della città, come certamente le locali confraternite, avendo tale festa annoverata tra le presenze statutarie annuali. Il programma non specifica altro per un momento che doveva essere molto ben noto ai fedeli con il “Giro dei Santi” e l’accompagnamento musicale della banda e lo sparo dei fuochi. A fare la differenza, allora come oggi, la partecipazione popolare e il modo di agghindare, abbellire e illuminare le strade del corteo. Finita la processione, il programma prevede dalle ore 21,30 ben due ore di musica con la banda trecastagnese che esegue un “programma sceltissimo”. E così i musicisti potevano concludere una giornata lunga e impegnativa. Bisogna ricordare che, a quell’epoca, erano assai rare le occasioni per ascoltare musica per i cittadini (la tv non esisteva ancora, alcuni avevano delle radio a transistor, pochissimi potevano permettersi il lusso di un grammofono). Questo spiega l’importanza attribuita alla banda, come elemento fondamentale della festa stessa. Alle 23,45, a conclusione della giornata, era previsto un “piccolo trattenimento pirotecnico”.
Risulta interessante notare che per la realizzazione concreta di questo programma era interessata l’intera cittadinanza che partecipava attivamente offrendo il proprio contributo. Un apposito comitato, raccoglieva oblazioni prevalentemente in natura, come si evince dal dettagliato documento degli introiti e delle uscite “Incasso/Esito” in cui i fedeli offerenti devolvevano a favore della buona organizzazione e riuscita della festa “grano e grano tenero”, nelle unità di misura di “tumoli” e “mondelli”. Per la cronaca, il donatore più generoso della festa del ’37, risulta essere il Sig. Antonino Ricceri di Giuseppe, con i suoi 16 tumoli di grano. Altre offerte in denaro venivano raccolte durante la processione. Il bilancio della festa del ‘37, tra ricavato e spese, ha un preciso pareggio (impiegata la somma di Lire 2.282,70 cent, che corrisponderebbe a circa 3.500 euro). Alla voce “Esiti” possiamo notare l’impiego di somme per fuochi artificiali vari, addirittura per l’“entrata del mese”, oltre che per i giorni feriali (Novenario) e il giorno della festa con la caratteristica preparazione delle cosiddette “ruote mariuole”; ma soprattutto il pranzo per tre componenti della banda (Maestro, suo figlio e capobanda), che come abbiamo visto erano impegnati dalle 6 del mattino fino alla mezzanotte. Tra le altre voci di spesa: biglietti inneggiati alla Madonna (W Maria SS…), stoffa per confezionamento abitini votivi, lampade e varie. È interessante sottolineare questo metodo di finanziamento della festa affidato alla buona volontà dei cittadini, che esprimeva l’importanza della festa per la comunità, anche per i suoi risvolti sociali. In tempi di crisi finanziarie e di tagli delle risorse pubbliche, potrebbe essere ipotizzabile un ritorno a questo sistema?

A distanza di ottant’anni, la festa della Madonna dell’Elemosina di fine agosto resta un appuntamento significativo per la comunità di Biancavilla. La nostra fede di oggi possa alimentare l’entusiasmo e la buona volontà di chi verrà dopo di noi, e di chi, magari tra ottant’anni, si troverà a raccontare la nostra devozione e la nostra voglia di far festa con Maria, madre di Dio e madre di ogni credente.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: