Riflessione spirituale a conclusione del tempo dell’Indulgenza Plenaria per il 70° anniversario dell’Incoronazione dell’Icona di Maria SS. dell’Elemosina – Madre della Divina Misericordia. Celebrazione Eucaristica di Ringraziamento. Biancavilla, 31 ottobre 2018.

di don Agrippino Salerno*

Immagine di repertorio (G. Stissi – Archivio SME)

Carissimi fratelli e sorelle,

oggi concludiamo questo tempo storico con il dono dell’indulgenza plenaria concessaci dal Santo Padre Francesco attraverso la Penitenzieria Apostolica. Questo dono, in occasione del 70° anniversario dell’incoronazione della nostra venerata Icona della Madre della Misericordia, venerata con il titolo di “Elèusa”-“Elemosina”.

Abbiamo fatto tesoro della sapienza della Chiesa che ci ha permesso di attingere al tesoro della misericordia di Dio. Il Vangelo di oggi ci permette di riflettere sulla pienezza della vita cristiana che è la “santità” e nel medesimo tracciare la via della salvezza.

Il cammino di Gesù si concluderà nella città di Gerusalemme. Già il “camminare” è indicativo di un movimento ad “intra” ed ad “extra” della Chiesa che guarda alla Gerusalemme celeste, pieno compimento della salvezza.

Con Gesù gli Apostoli camminano verso questa meta e lungo il cammino un tale – racconta l’evangelista Luca – gli si avvicina e gli chiede: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» (13,23). Gesù non risponde direttamente alla domanda: non è importante sapere il numero dei salvati, ma piuttosto è importante conoscere “il come salvarci” e i mezzi a disposizione per raggiungere la perfezione cristiana.

Non dimentichiamo che siamo stati creati da Dio per conoscerlo, amarlo, servirlo in questa vita e goderlo nell’eternità. Questi quattro verbi sintetizzano bene tutto il nostro impegno cristiano nella luce della Fede, Speranza e Carità.

Nella domanda ineludibile del “tale”, anonimo, possiamo rientrare tutti noi, possiamo identificare le tante nostre domande esistenziali a cui spesso non sappiamo rispondere con sapienza. Spesso si vuole una risposta pronta e efficace pensando che la salvezza è magari frutto di una formula magica. A quella domanda “del tale” del vangelo Gesù risponde dicendo: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (v. 24). Che cosa vuol dire Gesù? Quale il senso di questa risposta insolita? Qual è la porta per la quale dobbiamo entrare? E perché Gesù parla di una porta stretta?

L’immagine della porta ritorna varie volte nel Vangelo e richiama la saggezza biblica e la tradizione cristiana della casa, del focolare domestico. La Famiglia oggi è la “piccola Chiesa domestica”. Gesù ci dice che c’è una porta che ci fa entrare nella grande famiglia di Dio Padre, nella corrispondenza della luce dello Spirito Santo per sperimentare la profonda comunione con la Santissima Trinità.

Questa porta è Gesù stesso (cfr Gv 10,9). Lui è la porta. Lui è il passaggio obbligatorio per la salvezza e la piena realizzazione della vita di sequela che ci permette di rimanere nella Santità battesimale. Per mezzo di Gesù siamo condotti al Padre. Un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo.

Questa porta che è Gesù, ha per noi credenti una caratteristica unica: non è mai chiusa ed è aperta sempre a tutti, senza distinzione, senza esclusioni, senza privilegi.  Gesù non esclude nessuno: “non sono venuto per i sani ma per i malati” o ancora: “sono venuto per i peccatori perché abbiano la vita in abbondanza”.

La più grande tentazione dell’uomo peccatore oggi è dubitare della grazia del perdono di Dio. Solo la misericordia di Dio ci restituisce la dignità perduta con il peccato: “purificami o Signore, sarò più bianco della neve”. Mai dubitare che la porta della misericordia di Dio sia chiusa o che Dio ci rifiuti!

Non possiamo avere paura: Lui ci aspetta. “spalancate le porte a Cristo, è Lui il Redentore!” Tutti siamo continuamente invitati a varcare la porta che è Cristo, a varcare la porta della fede, ad entrare nella sua vita, e a farlo entrare nella nostra vita, perché Lui ci trasformi, ci rinnovi, ci doni gioia piena e duratura.

Al giorno d’oggi si varcano le  porte che non ci danno la vera salvezza. Sono oggi le “porte” del consumismo e del relativismo che promettono una felicità non vera e solo temporanea. L’esperienza della non soddisfazione della vita stessa ci porta a riconoscere come queste “false porte” non hanno sbocco alla vita della perfezione. L’uomo cresce sempre più nella delusione e nell’illusione.

Solo Gesù è certezza: “Io sono la Via, La Verità e la Vita”.

Ma Gesù ci domanda: noi per quale porta vogliamo entrare? E chi vogliamo far entrare per la porta della nostra vita? Vorrei dire con forza: non abbiamo paura di varcare la porta della fede in Gesù, di lasciarlo entrare sempre di più nella nostra vita, di uscire dai nostri egoismi, dalle nostre chiusure, dalle nostre indifferenze verso gli altri. Perché Gesù illumina la nostra vita con una luce che non si spegne più. Non è un fuoco d’artificio, non è un flash! No, è una luce di certezza, che dura sempre e ci da la vera pace.

Certo quella di Gesù è una porta stretta, non perché sia una porta  di tortura o una porta impossibile o degradante della dignità umana.

Immagine di repertorio (G. Stissi – Archivio SME)

E’ stretta, come dice Gesù, perché richiede un impegno totale, costante ed integrale della nostra persona. Dobbiamo aderire alla persona stessa di Cristo!  Egli ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui, di riconoscerci peccatori, bisognosi della sua salvezza, del suo perdono, del suo amore, di avere l’umiltà di accogliere la sua misericordia e farci rinnovare da Lui.

Gesù nel Vangelo ci dice che l’essere cristiani non è avere un’«etichetta!»  Siete cristiani di etichetta o di verità?Ognuno risponda nell’intimità della nostra preghiera con Gesù. Chiediamolo ricevendolo nella SS. Eucaristia. Ribadiamo ancora questa domanda ineludibile durante l’adorazione che vivremo dopo.

Non vogliamo essere cristiani di facciata ma Cristiani di verità, di cuore. Essere cristiani è vivere e testimoniare la fede nella preghiera, nelle opere di carità, nel promuovere la giustizia, nel compiere il bene. Per la porta stretta che è Cristo deve passare tutta la nostra vita!

Alla Vergine Maria, Madre dell’Elemosina, porta del cielo, che ci introduce nel cuore di Cristo misericordioso, chiediamo che ci aiuti a varcare la porta della Fede, per essere plasmati dal suo Figlio nello Spirito Santo  per essere trasformati a sua immagine e divenire sempre più il suo “corpo mistico” sulla terra. La nostra esistenza “trasformata”, possa pronunciare il credo di Maria Santissima Eccomi sono la serva del Signore, sia fatta la Tua volontà”.

Ringraziamo il Signore per questo speciale tempo di “Misericordia” e facciamo tesoro di quanto il Signore ci ha dato in questi mesi per divenire sempre più “fermento per il Regno di Dio”.

* Prevosto Parroco, Basilica Collegiata Santuario “S. Maria dell’Elemosina” –  Biancavilla (Catania).

                                                       

 

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