Pubblichiamo di seguito il testo dei ringraziamenti pronunciati dai novelli sacerdoti, Don Giosuè Messina e don Gabriele Serafica, a conclusione delle loro prime Messe.

 

“Io sono cristiano; è Cristo il mio unico Signore”

Prima Santa Messa del novello sacerdote

Don Giosuè Messina

Discorso di ringraziamento

Biancavilla, chiesa dell’Annunziata, sabato 18 maggio 2019

 

Carissimi, con animo lieto e riconoscente a Dio dei numerosi doni che il Signore mi ha fatto, la mia voce si unisce all’autore del salmo 117, Lodate il Signore, popoli tutti, *perché forte è il suo amore per noi*e la fedeltà del Signore dura in eterno. Questo salmo è un invito a gioire nel Signore, perché ogni giorno manifesta la sua misericordia ed amore per noi.

La celebrazione di stasera ci fa riflettere sul dono del sacerdozio ministeriale come dono e segno della presenza di Cristo. Ogni sacerdote si inserisce pienamente al sacerdozio di Cristo, in modo da poter agire in “persona” di Cristo capo; e per questo motivo diventa strumento di salvezza per il popolo di Dio.

La lettera agli Ebrei al cap. 5 dice: «Ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati… Nessuno attribuisce a sé stesso questo onore, se non è chiamato da Dio».

Così comprendiamo che ogni sacerdote appartiene al popolo santo di Dio, e che Dio stesso tramite una speciale chiamata, fa germogliare nel suo cuore l’ardente desiderio della vita sacerdotale come mezzo della propria santificazione e di tutto il popolo.

Ogni sacerdote compendia diversi aspetti del volto di Cristo. Sa vivere fra gli uomini e con gli uomini. Il sacerdote vive incarnato nella società, sente il giusto odore delle pecore, sa vivere nel mondo ma con gli occhi rivolti verso il cielo. Sa essere un ponte tra l’uomo e Dio, comunica il paradiso a chi lo cerca. Per questo motivo è anche mediatore. Come afferma papa Benedetto XVI, «… vediamo che proprio in questo modo realizza il sacerdozio, la funzione del mediatore, trasportando in sé, assumendo in sé la sofferenza e la passione del mondo, trasformandola in grido verso Dio, portandola davanti agli occhi e nelle mani di Dio, e così portandola realmente al momento della Redenzione».




Come ogni cristiano, la vita di un sacerdote è intimamente unita a Cristo nel battesimo e nell’ordine sacro. Insieme al suo essere uomo vive un intimo rapporto con Dio. Come dice ancora papa Benedetto, «Un sacerdote deve essere realmente un uomo di Dio, deve conoscere Dio da vicino, e lo conosce in comunione con Cristo. Dobbiamo allora vivere questa comunione e la celebrazione della Santa Messa, la preghiera del Breviario, tutta la preghiera personale, sono elementi dell’essere con Dio, dell’essere uomini di Dio».

Preghiera e vita sono elementi che delineano il sacerdote. Elementi che vengono rafforzati ogni giorno, alimentati dalla maturità degli anni di ministero e della scoperta continua del dono ricevuto. Il sacerdote insieme al vescovo, ai fratelli presbiteri e diaconi, sono uniti in un rapporto di comunione sacramentale e fraterno che supera i legami umani.

 

Il sacerdote allora riproduce nella propria vita il volto di Cristo, comunica Cristo e fa innamorare di Cristo. Nel mio cammino sono stati diversi i sacerdoti che pur con i propri limiti umani mi hanno trasmesso il volto di Dio. Non posso non ringraziare don Giovambattista Zappalà per il suo prezioso aiuto spirituale nel discernimento della vocazione al presbiterato. Discernimento che ho iniziato nel 2009, all’età di 16 anni, con l’aiuto dei formatori del tempo propedeutico del Seminario. Egli mi ha accompagnato in questo tempo delicato ed importante fino all’entrata in Seminario nel 2011; da seminarista fino ad oggi.

Ho incontrato il volto di Cristo nella mia cara parrocchia di origine, la nostra Matrice, dove attraverso lo svolgimento di alcuni servizi per la mia comunità quali cantore nella corale, catechista, gruppo giovani, membro dell’associazione “Maria SS. dell’Elemosina”, mi sono innamorato di Dio.

Un grazie certamente va a don Agrippino Salerno, che è stato il parroco che ha visto l’avvicendarsi dei passi compiuti in Seminario.

Molto mi hanno donato i fedeli delle parrocchie Matrice e dell’Annunziata, luoghi in cui è germinata e fiorita la mia vocazione.

La formazione vissuta in seminario a Catania, ha confermato ed ampliato il dono della chiamata che il Signore mi ha fatto. Il seminario rimane per me un luogo caro, ogni corridoio racconta gli anni più belli, più travagliati, e in certi aspetti più difficili della mia formazione e crescita umana e spirituale. In seminario ho potuto sperimentare la vita comune con altri ragazzi che come me condividono il dono della chiamata al sacerdozio, sono stato arricchito dalla loro vita spirituale ed umana. In modo particolare ringrazio il Signore per avermi dato come compagni di viaggio Gabriele, Ivan, Andrea e Filippo che proprio ieri venivano ordinati sacerdoti insieme a me. Con loro ringrazio Gianluca, Antonio e Cristiano che abbiamo condiviso diversi anni di seminario, e che oggi vivono altre chiamate che il Signore ha scelto per loro. Sono stati preziosi fratelli di cammino, insieme all’equipe dei formatori: l’Arcivescovo mons. Salvatore Gristina, il rettore mons. Giuseppe Schillaci, i vice rettori don Vincenzo e don Ugo e i padri spirituali don Enzo e don Salvatore.

Accanto a questo si uniscono le belle esperienze pastorali svolte negli anni di formazione, per far sentire realmente l’odore delle pecore, ed allenarsi ad amare gli altri. Ho vissuto le diverse esperienze dando cuore e tempo, cercando di imitare Cristo, la sua paternità e compassione, avendo numerose gioie. Inoltre ho conosciuto splenditi modelli sacerdotali, dove ho attinto ed imitato.

Ringrazio il Signore per gli anni vissuti nella parrocchia “Santi Filippo e Giacomo” in Adrano, sotto lo sguardo premuroso di don Gaetano Milazzo. Sono stati anni particolari perché ho iniziato a conoscere una nuova realtà parrocchiale con ritmi diversi rispetto a quelle della mia parrocchia di origine.

Ringrazio il Signore per gli anni vissuti nella parrocchia “Santa Barbara” in Paternò aiutato dalla paternità ed amicizia del parroco don Salvatore Magrì, ho vissuto gli anni più importanti del mio discernimento, mi ha comunicato con semplicità la gioia e la dedizione del suo essere sacerdote. Ho conosciuto una comunità assai matura e preparata e con loro ho saputo collaborare, confrontarmi, ed integrarmi nella vita della comunità.






Ringrazio il Signore per la comunità parrocchiale di “S. Biagio” in Paternò, dove vivo ed ho vissuto l’ultimo anno di seminario e l’anno del diaconato. Comunità florida di gruppi, movimenti ed associazioni. Vivo con gioia e dedizione lo stare in quella comunità. Supportato dal parroco don Vincenzo Algeri, che mi ha seguito con attenzione e discrezione nello svolgimento del ministero diaconale, dandomi anche dei preziosi suggerimenti e confronti.

Insieme a questo, ho la gioia di collaborare come membro di equipe all’Ufficio Diocesano Vocazioni (CDV), nel delicato compito del discernimento vocazionale. Ho avuto modo di conoscere l’Opera Diocesana Assistenza ODA, dove ho svolto parte del mio ministero con ragazzi disabili e le loro famiglie.

Diverse persone in questi anni di formazione mi hanno accompagnato con la preghiera e gesti di carità. Un posto speciale ricopre la mia famiglia, papà Giuseppe e mamma Carmelina, che insieme a me sono cresciuti nel comprendere la chiamata del Signore, insieme alle mie sorelle Giusy e Rosanna, i miei cognati Vincenzo e Salvo hanno cercato di comprendere insieme a me il linguaggio di Dio. Accanto a loro ci sono i miei piccoli nipotini, Alfio e Giuseppe che con un linguaggio semplice ed eloquente, mi hanno fatto capire quanto è prezioso il dono della vita. Congiuntamente alla mia famiglia, ci sono altre persone che sono venute a mancare e che certamente gioiscono di questo grande dono che il Signore ha fatto a me e a tutti voi. Vorrei ricordare la cara nonna Rosa che mi ha trasmesso la fede e la devozione, specie nei lunghi anni di sofferenza. Mi ha trasmesso la gioia della vita e tutti quei valori importanti. Ricordo il caro amico Carmelo Bulla che ci ha lasciati nel fiore della giovinezza che con la sua allegria e grinta fu un valido collaboratore ed amico nella cara parrocchia di s. Filippo. Ricordo i cari sacerdoti mons. Carmelo Maglia che mi ha battezzato ed accolto negli anni del catechismo, mons. Giosuè Chisari e don Placido Brancato. Immagino che il suo più bell’augurio per oggi è quello che diceva a tutti noi “fatti santu!”

 

La santità è il segreto della felicità di ognuno di noi. Un santo non è speciale, anzi diventa tale perché ha vissuto bene la ferialità della vita, il quotidiano, l’ordinario, amando Dio e il prossimo. Se dietro ogni sacerdote c’è sempre un altro grande sacerdote, io posso dire che c’è anche un grande santo. Nella storia della mia vocazione mi ha aiutato tanto l’esempio del martire S. Zenone nostro patrono, che mi ha guidato lungo il cammino del discernimento. Mi ha fatto scoprire l’importanza del battesimo, la chiamata universale alla santità, l’essere ogni giorno cristiano. Nel racconto della Passio del santo martire Zenone, una sua espressione mi ritorna e vibra dentro di me: io sono cristiano, è Cristo il mio unico Signore. Questa frase mi ha accompagnato in questi anni. Ho sperimentato la compagnia e l’esempio dei santi.

Sono stato guidato dallo sguardo premuroso della vergine Maria madre dell’Elemosina, attenta discepola del Figlio suo, verso la quale ogni giorno il mio sguardo si è posato donandomi quella serenità e coraggio di andare avanti. Sono stato edificato dai buoni insegnamenti benedettini che S. Placido ha sperimentato per primo e che ora consegna a tutti noi. L’ora et labora possa essere la costante del mio ministero che mi accingo a vivere per la mia santificazione e di quella di tutto il popolo di Dio.

Infine ringrazio tutti coloro che hanno preparato questa liturgia: la corale, i giovani e gli adulti delle parrocchie Matrice ed Annunziata, il coordinamento liturgico del XII Vicariato, il parroco don Antonino Tomasello, i confratelli presbiteri, i diaconi, gli uomini e le donne di vita consacrata e i seminaristi, le autorità civili nella persona del sindaco Antonio Bonanno e quelle militari. Grazie a tutti voi che state partecipando con gioia a questa prima Messa. Dopo la benedizione ho il piacere di festeggiare con voi nel cortile dell’oratorio.

Grazie!   

 


“Ecco… avvenga per me secondo la tua Parola”

Prima Santa Messa del novello sacerdote

Don Gabriele Serafica

Discorso di Ringraziamento

Nicolosi, chiesa dello Spirito Santo, domenica 19 maggio 2019

 

Era il 4 Novembre 2009 quando il cuore di Dio parlava al mio cuore facendo irruzione nella mia vita, chiedendomi di intraprendere il cammino verso il Presbiterato! Credetemi, a soli 17 anni è stato difficile capire e soprattutto accettare. Mi chiedevo e mi chiedo tutt’ora, perché proprio a me? Perché proprio io? Non riuscivo a trovare una risposta adeguata. Tutto sembrava così difficile, fino a quando, guidato e accompagnato mi sono ricordato che il cuore di Dio, aveva già parlato allo stesso modo, al cuore di una giovane ed umile ragazza attraverso l’annuncio di un misterioso Angelo che scendeva dal cielo. Anche lei, come me, si chiedeva: Perché proprio io? Perché tutto questo proprio a me?

In questi anni di cammino più volte mi sono state poste diverse domande alle quali non sono mai stato capace di rispondere: Gabriele, come si fa a sentire la vocazione? Come si fa ad avvertire la chiamata del Signore? Come fai a capire se quello che hai scelto è giusto per la tua vita? Chissà quale forza e quanto coraggio ci vuole per fare una scelta come questa al giorno d’oggi! Oggi desidero rispondere a queste domande con le parole di Gesù che troviamo nel vangelo di Giovanni (15,16): Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga! Vedete, questa è l’unica risposta che posso dare! Non sono stato io a scegliere, ma è stato Gesù a scegliere me. Il Signore avrebbe potuto scegliersi una persona decisamente migliore, con molti più pregi, con molte più qualità e invece ha scelto me, così come sono, senza togliermi o aggiungermi nulla! Non ha scelto la parte buona della mia vita ed ha tolto quella brutta: mi ha scelto nella mia interezza. Non si tratta di falsa modestia… ma di verità! Gabriele non è diverso da Luigi, Francesco, Paolo, Giovanni… Gabriele non è un ragazzo con dei super poter! Gabriele è uguale a ciascuno di voi… pieno di difetti, limiti, mancanze, fragilità, stracolmo di peccati. Avrà certamente i suoi pregi, le sue qualità, ma vi assicuro che il negativo molte volte prevale sul positivo! Il Signore ci ama e ci sceglie così come siamo! Ha scelto me per il Presbiterato, ma sceglie ogni istante ciascuno di voi nell’essere padre, madre, figlio, figlia, marito, moglie e così via! Qualcuno potrebbe dirmi: Gabriele cosa centra tutto questo stasera, a conclusione della tua prima messa? In questi mesi di diaconato ho sperimentato e qualcuno mi ha fatto sperimentare più volte che prima di essere Presbitero è importante essere veramente e pienamente uomo. Come voi anche io ho un cuore che ama, s’innamora, ride, piange, diventa triste, sa essere gioioso, ha bisogno di imparare, crescere, maturare, di capire e di sbagliare… chi più ne ha più ne metta! Per questo stasera voglio dire a ciascuno di voi: non cercate in Gabriele, perché Presbitero l’essere perfetto… ma cercate in Gabriele l’uomo prima di tutto e poi il Presbitero! Cercate in Gabriele le mani e il cuore… le stesse mani e lo stesso cuore di Gesù che sappia amare, perdonare, benedire, accarezzare, abbracciare, accogliere tutti indistintamente. Allora sì che potrò portare frutto e il frutto rimane. Nel momento in cui non sarò più capace di fare ciò oppure nel momento in cui inizierò a smarrire la via abbiate il coraggio di dirmi: Gabriele, stai sbagliando!




Solo così, consapevole che il Signore mi sceglieva per quello che ero, non mi sono tirato indietro alla voce del cuore di Dio che parlava al mio cuore, solo così ho compreso che l’atteggiamento più bello da imitare, le parole giuste da pronunciare, erano le stesse parole che aveva pronunciato la Vergine Maria: «Ecco… avvenga per me secondo la tua parola». Questa frase l’ho incisa sul mio cuore ed è la mirabile sintesi di tutti questi anni di cammino e sarà il punto cardine, la meta da seguire! Mi sono trovato a ripeterla lungo le mie giornate, quasi come fosse un’invocazione. Questa frase nei momenti difficili e di scoraggiamento mi ha dato la forza e la tenacia per andare avanti con gioia! Questa frase quando tutto sembrava buio e senza senso mi ha permesso di rivedere la luce e di dare nuovamente senso ad ogni cosa. Anche per questo l’ho fatta scrivere nel retro dell’immaginetta ricordo della mia Ordinazione Presbiterale. Non voglio e non posso paragonare la mia vita alla vita della Madonna a me tanto cara sotto lo speciale titolo dell’Elemosina, ma permettetemi di dire che per l’amore sincero che lega tutta la mia vita a Lei, indubbiamente, se oggi sono qui, il merito è Suo e delle sue parole che mi hanno dato la forza e il coraggio!

Se il cuore di Dio ha parlato al cuore dell’uomo… permettetemi adesso che il mio cuore parli al cuore di Dio per dirgli il mio Grazie!

 

Stasera il primo grazie va certamente a Dio nel suo Figlio Gesù per opera dello Spirito Santo per il dono della mia vita! Insieme alla Santissima trinità a cui elevo ogni gloria e onore non posso certamente non dire nuovamente il mio grazie a Maria SS. Regina e Madre dell’Elemosina e ai Santi Patroni S. Antonio di Padova e S. Antonio Abate. Il mio secondo grazie, va certamente a mia Mamma Letizia e a mio Papà Andrea perché in questi 27 anni sono stati il riflesso dell’amore di Dio, anche nei momenti difficili e duri della vita sacrificando ogni cosa pur di non farmi mancare mai nulla! Soprattutto per la pazienza e l’amore con le quali mi hanno sopportato e supportano sempre, in particolare in questi giorni. Chi mi conosce, sa bene ca cummattiri ccu mia è difficili! Mamma e papà, è vero che un grazie non può bastare, ma per adesso l’unica cosa che posso dire è solo questa. Grazie a mio fratello Nino, perché mi hai desiderato e voluto… probabilmente, se non fosse stato per te, non sarei qui! Insieme a te, ringrazio pure mia Cognata Maria e i miei nipoti Andrea e Domenico. Non posso certamente dimenticare le Nonne, gli zii, zie, cugini e parenti tutti per avermi sostenuto sempre, ogni singolo istante della mia vita.

Rivolgo il mio pensiero pure a Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Salvatore Pappalardo per la sua presenza qui, stasera e nella sua persona tutti Sacerdoti che in questi anni di cammino sono stati il riferimento e la guida!

Alle monache e alle suore, ai frati e ai monaci che in questi anni mi hanno sostenuto con la continua e silenziosa preghiera.  




A tutta la comunità di Nicolosi: proprio tutti, nessuno escluso! In questi giorni, ho sperimentato ancora una volta lo smisurato affetto e la stima che nutrite miei confronti e che mi lega in modo indissolubile alla mia terra, alle sue tradizioni e alla sua gente! Sono orgoglioso e lo sarò sempre di essere nicolosita, e non smetterò mai di sentirmi figlio. Un pensiero pure alle autorità Civili e Militari, presenti e passate, alle autorità civili di Città Sant’Angelo, ai gruppi, le associazioni, i movimenti, le confraternite, i comitati festeggiamenti delle due comunità parrocchiali.

A Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Salvatore Gristina, alla Comunità del Seminario Arcivescovile dei Chierici di Catania che per ben 8 anni è stata la mia seconda casa e la mia seconda famiglia, a partire dal Rettore, il Vice-Rettore dei miei anni, i Padri Spirituali, i miei fratelli Seminaristi e tutto il personale che vi lavora ogni giorno!

Alla Comunità di Viagrande, per essere stato accolto e sostenuto soprattutto nei primi anni di seminario.

Alla Comunità di San Pietro Clarenza dove ho sperimentato la prima esperienza pastorale vissuta e condivisa con tanti giovani.

Alla Comunità di Belsito per l’accoglienza e la semplicità del vivere quotidiano.

Alla Comunità di Canalicchio dove mi trovo attualmente a svolgere il mio ministero pastorale… fino a qualche giorno fa come Diacono… da giorno 17 maggio come Presbitero.

Alla Comunità di Biancavilla, e all’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” a cui mi sento ormai legato da ben 8 anni, da quando vi sono andato per la prima volta e sono rimasto innamorato della bellissima icona della Vergine dell’Elemosina che troverete nell’immaginetta ricordo della mia Ordinazione Presbiterale. Alla Madonna dell’Elemosina ho affidato il mio cammino verso il sacerdozio e a lei, spero nei prossimi giorni di poter affidare il mio nuovo cammino come Sacerdote.

Ai miei fratelli di cammino verso il sacerdozio con le rispettive famiglie. Sia quelli con cui mi lega il Sacramento dell’Ordine, sia quelli che percorrono ormai strade diverse.

Agli anziani, gli ammalati, quanti si trovano negli ospedali e nelle case di riposo.

A quanti hanno permesso questa Celebrazione Eucaristica.

Infine voglio parlare ancora una volta al cuore di Dio raccomandandogli le persone che ormai non sono più qui tra noi: i miei familiari, amici, sacerdoti, e un particolare ricordo desidero arrivi in cielo e abbracci in questo momento i tanti giovani che precocemente ci hanno lasciato in questi anni!

Concludo questo discorso con un immagine molto bella che porto nel cuore e che spesso mi capita di vedere ancora… credo sia la stessa immagine che ciascuno di noi avrà vissuto soprattutto quando eravamo piccoli! È l’immagine della mamma, del papà o dei nonni che tengo per mano il proprio figlio il proprio nipote! Perché ci tenevano per mano? Perché eravamo troppo piccoli per sorreggerci in pedi, quando ancora non sapevamo camminare… ci tenevano per mano perché eravamo incapaci di capire il pericolo… ci tenevano per mano quando ci portavano a passeggio… ci tenevano per mano perché semplicemente avevamo bisogno di essere tenuti per mano. Così il mio grazie a ciascuno di voi per avermi tenuto in un modo o in un altro per mano in tutti questi anni! Continuatemi a tenermi per mano, a sorreggermi, incoraggiarmi, ad avvertirmi dal pericolo perché non si e mai troppo grandi per essere tenuti per mano.

Il Signore vi benedica!

Gabriele.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: