Auguri, Santo Padre!

Nel giorno della solennità di San Giuseppe, la nostra redazione formula al Santo Padre Benedetto XVI i più filiali auguri di buon onomastico. San Giuseppe, Patrono della Chiesa universale, Lo assista con il Suo aiuto e la Sua protezione nell’altissimo compito che Gli è affidato di guidare la Chiesa di Cristo e di annunciare la bellezza della fede.

ITE AD JOSEPH

Oggi è la solennità di San Giuseppe, Patrono della Chiesa universale. Il Santo Patriarca, che preservò la vita del fanciullo Gesù, continua ad assistere i suoi devoti, orientando con il suo silenzio la nostra vita verso Gesù e Maria. Le seguenti riflessioni di San Josemarìa Escrivà possono aiutare a familiarizzare con la grande figura del Santo.

dalle meditazioni di San Josemarìa Escrivà

San Giuseppe è realmente un padre e signore che protegge e accompagna nel cammino terreno coloro che lo venerano, come protesse e accompagnò Gesù che cresceva e diveniva adulto. Dall’intimità con lui si scopre inoltre che il santo Patriarca è maestro di vita interiore: ci insegna infatti a conoscere Gesù, a convivere con Lui, a sentirci parte della famiglia di Dio. San Giuseppe ci insegna tutto ciò apparendoci così come fu: un uomo comune, un padre di famiglia, un lavoratore che si guadagna la vita con lo sforzo delle sue mani.
(E’ Gesù che passa, 39)

Maestro di vita interiore, lavoratore impegnato nel dovere quotidiano, servitore fedele di Dio in continuo rapporto con Gesù: questo è Giuseppe. Andate da Giuseppe. Da Giuseppe il cristiano impara che cosa significa essere di Dio ed essere pienamente inserito tra gli uomini, santificando il mondo. Frequentate Giuseppe e incontrerete Gesù. Frequentate Giuseppe e incontrerete Maria, che riempì sempre di pace la bottega di Nazaret.
(E’ Gesù che passa, 56)

Fede, amore, speranza: sono i cardini della vita di Giuseppe, come lo sono di ogni vita cristiana. La dedizione di Giuseppe risulta da questo intrecciarsi di amore fedele, di fede amorosa, di speranza fiduciosa. La sua festa è dunque un’ottima occasione per rinnovare il nostro impegno di fedeltà alla vocazione di cristiani, che il Signore ha concesso a ognuno di noi.
( E’ Gesù che passa, 43)

Guarda quanti motivi per venerare San Giuseppe e per imparare dalla sua vita: fu un uomo forte nella fede…; mandò avanti la sua famiglia – Gesù e Maria – con il suo lavoro gagliardo…; custodì la purezza della Vergine, che era sua Sposa…; e rispettò – amò! – la libertà di Dio, che non solo scelse la Vergine come Madre, ma scelse anche lui come Sposo della Madonna. 
(Forgia, 552) 

Ama molto San Giuseppe, amalo con tutta l’anima, perché è la persona, assieme a Gesù, che ha amato di più la Madonna e che più è stato in rapporto con Dio: colui che più lo ha amato, dopo nostra Madre. 
– Merita il tuo affetto, e ti conviene frequentarlo, perché è Maestro di vita interiore, ed è molto potente presso il Signore e presso la Madre di Dio
(Forgia, 554)

San Giuseppe, Padre di Cristo, è anche Padre tuo e tuo Signore. Ricorri a lui.
(Cammino, 559)

San Giuseppe, Padre e Signore nostro, castissimo, limpidissimo, che hai meritato di portare in braccio Gesù Bambino, e di lavarlo e abbracciarlo: insegnaci a trattare il nostro Dio, a essere puri, degni di essere altri Cristi. 
E aiutaci a percorrere e a indicare, come Cristo, i cammini divini – nascosti e luminosi -, dicendo agli uomini che, sulla terra, possono avere costantemente un’efficacia spirituale straordinaria. 
(Forgia, 553)

Tradizioni siciliane: I pani di san Giuseppe

di Alessandro Scaccianoce

Uno dei santi protettori più amati in tutta la Sicilia è sicuramente San Giuseppe. Patrono di moltissimi paesi dell’isola, san Giuseppe viene festeggiato anche due volte l’anno. La devozione e il culto per S. Giuseppe risultano già dai primi secoli del cristianesimo anche attraverso una serie di narrazioni dei vangeli apocrifi, mentre il culto pubblico e liturgico fiorisce a partire dai secoli XIV e XV. La grande diffusione del culto di San Giuseppe si riflette sulla varietà dei riti e delle costumanze che celebrano il santo, anche perché la data della festa liturgica, il 19 Marzo, coincide con l’equinozio di primavera e assorbe pertanto alcuni usi della più antica tradizione contadina. La festa di San Giuseppe però non è solo la festa del raccolto e del risveglio della natura, è soprattutto la festa della famiglia, un’occasione per ritrovarsi e ricordarsi anche di chi ha bisogno.

Tutte le feste che si celebrano in onore di San Giuseppe hanno infatti come caratteristica comune la preparazione di un banchetto, denominato in vari modi a seconda del paese: cena, cummitu, artaru, tavulata. Questo banchetto, come la preparazione dei pani, viene fatta come ex-voto. In questi pranzi i pani votivi sono i protagonisti per eccellenza. Afferma infatti lo storico siciliano Pitrè: “trattandosi di un omaggio al Padre della Provvidenza, tutto dev’esser grande e spettacoloso, e il pane dà la misura della provvidenza della giornata”. “Ite ad Joseph” è l’esortazione che la Chiesa rivolge ai fedeli per ricorrere al patrocinio di San Giuseppe, facendo riecheggiare, in tal modo, l’invito del faraone d’Egitto che, negli anni della carestia invitava il popolo a rivolgersi al figlio di Giacobbe il quale, negli anni dell’abbondanza, aveva preparato scorte di frumento.




Il pane rappresenta, secondo la tradizione popolare e contadina, l’abbondanza e, quindi, anche la gloria del Santo Patriarca. La festa di San Giuseppe è in effetti un vero trionfo di pani. Ve ne sono di tutte le fogge, con le decorazioni più ricche e varie. Caratteristi i “bastoni”, i pani realizzati con la foggia di bastoncini, un simbolo dell’iconografia classica del Santo. I pani votivi prima di essere consumati vengono benedetti e poi distribuiti da chi ha fatto il voto a parenti e amici.

A Biancavilla, in particolare, era invalsa la tradizione del cosiddetto “bastone di San Giuseppe”. La famiglia che aveva un figlio maschio in età da matrimonio, mentre preparava il pane per la famiglia, realizzava un pane a forma di bastone, con gli avanzi dell’impasto, che veniva donato al primo visitatore che si recava, spesso inconsapevolmente, a fare visita. Quest’usanza, che richiamava la tradizione apocrifa del “bastone fiorito” di san Giuseppe – in base al quale il Santo falegname era stato scelto tra i molti pretendenti della Vergine Maria – era anche di buon auspicio per il matrimonio del maschio di casa.




San Giuseppe, padre della Provvidenza, è invocato come protettore dei poveri. Per questo la celebrazione della festa in suo onore è stata associata a gesti di vera e propria liberalità. A Biancavilla è invalsa la tradizione di preparare per la festa di San Giuseppe il riso con i ceci e i finocchi, o il “maccu” di fave, che viene distribuito gratuitamente a quanti ne fanno richiesta. Possiamo immaginare che, in anni di ristrettezza e di povertà, questi piatti erano un toccasana per molta gente che viveva in condizioni di miseria. Alcune donne più anziane chiamano questo piatto “u cunsòlu” o “cùnsulu”  poichè sta a simboleggiare la “consolazione” offerta alla Vergine Maria nel giorno in cui era morto san Giuseppe. In alcuni paesi si conserva ancora l’usanza di allestire dei banchetti che hanno per protagonisti tre poveri che vestono i panni della Sacra Famiglia: un vecchietto, una ragazza e un bambino.

Foto altare S. Famiglia tratta da sito Basilica Collegiata Santuario – Biancavilla.  

”FAC NOS, DIVE JOSEPH, SUB TUO PATROCINIO TUTAM DECURRERE VITAM”. Con queste parole, impresse sull’altare monumentale di San Giuseppe della Basilica Santuario di Maria SS. dell’Elemosina, si è espressa nel tempo la devozione dei fedeli al Santo Patriarca. Trascorrere la vita sotto il suo patrocinio è garanzia di sicura protezione. Anche per questo, a Biancavilla vi era la tradizione di celebrare i matrimoni presso l’altare di san Giuseppe (o della Sacra Famiglia). Quale migliore garanzia di assistenza e protezione per una nuova famiglia nascente?

Un altro dato caratteristico della festa di San Giuseppe sono gli altari votivi che vengono allestiti in casa in occasione della festa del Santo. Al centro è l’immagine del Santo, circondata tutt’intorno dai segni dell’abbondanza tipici della civiltà contadina. A Biancavilla tale usanza si conserva ancora oggi presso il “Circolo degli Operai”.

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