Novena dell'Immacolata: 8° giorno

Prega per noi peccatori

Se partiamo dalla nostra esperienza umana, sperimentiamo delle necessità che non riusciamo a soddisfare da noi stessi. A volte chiediamo un favore a qualcuno che ci sostituisca in qualche impegno, che ci compri qualcosa al mercato, che paghi una bolletta per noi alle poste, che prenda per noi delle medicine in farmacia, ecc… altre volte chiediamo aiuto per qualche situazione più intima, ad esempio un consiglio su un problema da risolvere. La vita è piena di queste situazioni ed è intessuta di queste relazioni di solidarietà, di aiuto vicendevole. Se scopriamo che noi esseri umani abbiamo bisogno degli altri, tanto più abbiamo bisogno di Dio; da qui la necessità di pregare, di chiedere aiuto a chi può aiutarci. Gesù stesso ci ha raccomandato di pregare sempre; Lui stesso pregava e un giorno i suoi discepoli gli chiesero: Insegnaci a pregare. Bisogna fare attenzione però: pregare non equivale ad essere accontentati in ogni cosa. Pregare è presentare a Dio la nostra realtà, chiedendo aiuto ed assistenza, ma anche entrare nella Sua volontà, che ci esaudirà secondo le sue modalità se e quando potrà essere opportuno per noi.

Si può anche pregare per gli altri. Quando apprendiamo qualcosa di poco piacevole di qualcuno che conosciamo siamo mossi a compassione, vorremmo fare qualcosa. Possiamo essere solidali anche con la preghiera, anzi alle volte non possiamo fare nulla se non pregare. Ci si rivolge al Padre e si offre, si fa presente la persona e il proprio dispiacere per quello che le accade, e si chiede un aiuto per lei. In questo modo diventiamo grandi di cuore perché è il cuore che lavora aprendosi sinceramente verso Dio per chiedere il bene degli altri. Basta anche un semplice pensiero ma che sia rivolto verso Dio e viene trasformato in preghiera. In tal senso ci aiuta la Madonna; nell’Ave Maria noi Le chiediamo di pregare per noi peccatori, come a volerle dire: Tu che sei una di noi, prega con noi e per noi: consegna al Padre la tua intercessione per noi, che siamo deboli e incapaci di amare Dio. La Madre accoglie la nostra supplica e la offre a Dio. Certezza che è arrivata a destinazione.
 
Impegno:
– renderò presente e offrirò al Signore le cose che sto facendo, chiederò ciò di cui ritengo di aver necessità, affiderò le mie preoccupazioni, ricordando anche qualche persona in difficoltà.

Novena dell'Immacolata: 7° giorno

Madre di Dio
 
L’uomo pensa spesso: Dio è troppo lontano da questa terra, vive in una dimensione totalmente diversa, inaccessibile e di conseguenza non può comprendere ciò che gli umani vivono, a partire dai primi istanti della vita per arrivare alla sofferenza e alla morte. Ciò che invece la fede cristiana afferma e proclama è tutto il contrario:  è vero Dio che è Dio, tutt’altra cosa rispetto agli uomini, Essere perfetto, onnipotente ed eterno, però questo Dio si è reso così vicino all’uomo al punto da prendere la stessa natura umana. Paradosso: Dio si è fatto uomo in Cristo. In Lui sono unite la divinità e l’umanità. Per il gioco dei vasi comunicanti, in questo modo ciò che è propriamente divino viene comunicato all’umanità e ciò che è proprio dell’umanità viene comunicato alla divinità. Semplificando: Gesù è vero uomo e vero Dio; ha provato e vissuto cosa significa essere umani, ha avuto fame, ha avuto bisogno di cure, di affetto, ha avuto sete, ha avvertito il caldo e il freddo, ha conosciuto tradimento e falsità, ha sperimentato sofferenza e morte. Dio sa chi è l’essere umano. Essendo Gesù anche Dio, ha comunicato all’uomo la grazia, la vita di gioia e di amore soprannaturale, ha schiuso la porta della morte donando la risurrezione. Tutto questo è il mistero del cristianesimo  che si inaugura proprio nel mistero del Natale: Dio si fa uomo, l’uomo viene unito a Dio, un vero e proprio sposalizio.
 
Nel grembo di Maria avviene questa unione. Lei che dà il corpo a Gesù, essendo Gesù il Figlio di Dio, è anche madre di Dio: per tal motivo nella preghiera dell’Ave Maria viene invocata come Madre di Dio. Mistero altissimo. Il mistero ancora più insondabile è che anche in noi vive il Figlio di Dio, nel battesimo abbiamo ricevuto il seme della vita di Cristo. Allora ciò che vivo io non è sconosciuto a Dio! Lui sa cosa vuol dire essere uomini con tutto ciò che comporta, comprende ogni fatica e ogni gioia umana; e nello stesso tempo guardando a Lui posso imparare a vivere il soprannaturale nel quotidiano, sperimentare la vita divina nella mia carne, già su questa terra.
 
Impegno:
– ricordandomi che sono figlio di Dio, invocherò Maria: Madre di Dio, aiutami nel mio cammino.

Novena dell'Immacolata: 6° giorno

Meditiamo questo giorrno della Novena con le parole del Santo Padre pronunciate all’Angelus.

Cari fratelli e sorelle!

L’odierna domenica segna la seconda tappa del Tempo di Avvento. Questo periodo dell’anno liturgico mette in risalto le due figure che hanno avuto un ruolo preminente nella preparazione della venuta storica del Signore Gesù: la Vergine Maria e san Giovanni Battista. Proprio su quest’ultimo si concentra il testo odierno del Vangelo di Marco. Descrive infatti la personalità e la missione del Precursore di Cristo (cfr Mc 1,2-8). Incominciando dall’aspetto esterno, Giovanni viene presentato come una figura molto ascetica: vestito di pelle di cammello, si nutre di cavallette e miele selvatico, che trova nel deserto della Giudea (cfr Mc 1,6). Gesù stesso, una volta, lo contrappose a coloro che “stanno nei palazzi dei re” e che “vestono con abiti di lusso” (Mt 11,8). Lo stile di Giovanni Battista dovrebbe richiamare tutti i cristiani a scegliere la sobrietà come stile di vita, specialmente in preparazione alla festa del Natale, in cui il Signore – come direbbe san Paolo – “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9).

Per quanto riguarda la missione di Giovanni, essa fu un appello straordinario alla conversione: il suo battesimo “è legato a un ardente invito a un nuovo modo di pensare e di agire, è legato soprattutto all’annuncio del giudizio di Dio” (Gesù di Nazaret, I, Milano 2007, p. 34) e della imminente comparsa del Messia, definito come “colui che è più forte di me” e che “battezzerà in Spirito Santo” (Mc 1,7.8). L’appello di Giovanni va dunque oltre e più in profondità rispetto alla sobrietà dello stile di vita: chiama ad un cambiamento interiore, a partire dal riconoscimento e dalla confessione del proprio peccato. Mentre ci prepariamo al Natale, è importante che rientriamo in noi stessi e facciamo una verifica sincera sulla nostra vita. Lasciamoci illuminare da un raggio della luce che proviene da Betlemme, la luce di Colui che è “il più Grande” e si è fatto piccolo, “il più Forte” e si è fatto debole.

Tutti e quattro gli Evangelisti descrivono la predicazione di Giovanni Battista facendo riferimento ad un passo del profeta Isaia: “Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio»” (Is 40,3). Marco inserisce anche una citazione di un altro profeta, Malachia, che dice: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via” (Mc 1,2; cfr Mal 3,1). Questi richiami alle Scritture dell’Antico Testamento “parlano dell’intervento salvifico di Dio, che esce dalla sua imperscrutabilità per giudicare e salvare; a Lui bisogna aprire la porta, preparare la strada” (Gesù di Nazaret, I, p. 35).

Alla materna intercessione di Maria, Vergine dell’attesa, affidiamo il nostro cammino incontro al Signore che viene, mentre proseguiamo il nostro itinerario di Avvento per preparare nel nostro cuore e nella nostra vita la venuta dell’Emmanuele, il Dio-con-noi.

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