Novena dell'Immacolata: 9° giorno

Adesso e nell’ora della nostra morte
La nostra vita è composta di passato, presente e futuro. Il passato è solo un ricordo nella nostra mente, il futuro è solo nei nostri progetti o desideri, esiste solo il presente, l’oggi. S.Teresa di Lisieux diceva a Gesù: “Tu lo sai che per amarti non ho che l’oggi”. È nel momento presente che noi ci giochiamo la possibilità di amare, di fare la volontà di Dio: adesso è il momento utile, anche perché in effetti è l’ultimo momento della nostra vita. Ciò che ci inquieta tanto è guardare il momento della nostra morte: ci appare come un’interruzione brusca di tutto ciò che abbiamo costruito e consolidato in questa esistenza, a cominciare dagli affetti. In realtà un distacco c’è, un passaggio avviene: noi lasceremo il mondo terreno, il corpo, e passeremo in una dimensione nuova, spirituale, quella di Dio. Forse ci fa paura, ma l’unica nostra certezza e consolazione ci viene da Cristo Risorto: nessuno mai è tornato dalla morte se non Lui, e ci ha rassicurati dicendoci che dove è Lui saremo anche noi. Anche Maria è in cielo con il suo corpo: gode già della risurrezione di Gesù e siccome Lei è una creatura come noi, se Lei è lì potremo esserci anche noi.
 
Nell’Ave Maria chiediamo alla nostra Madre Santissima di pregare per noi adesso, in questo momento della vita, e nel momento della nostra morte. Non sappiamo né il momento, né come avverrà la nostra morte; possiamo intuire che sarà un passaggio delicato, dove la persona ritroverà tutta se stessa, la sua esistenza, davanti al Signore. In quel momento capiremo tutto ed avremo una visione completa della nostra vita. E sarà anche l’appuntamento con la verità di come ciascuno ha speso i propri giorni. Maria sarà con noi in quel momento se noi glielo chiederemo: ci farà sentire la sua mano materna sulla spalla mentre guarderemo in faccia il Signore Gesù.
 
Impegno:
– vivrò l’attimo presente, cercherò di fare ogni cosa bene con attenzione e amore.

Novena dell'Immacolata: 8° giorno

Prega per noi peccatori

Se partiamo dalla nostra esperienza umana, sperimentiamo delle necessità che non riusciamo a soddisfare da noi stessi. A volte chiediamo un favore a qualcuno che ci sostituisca in qualche impegno, che ci compri qualcosa al mercato, che paghi una bolletta per noi alle poste, che prenda per noi delle medicine in farmacia, ecc… altre volte chiediamo aiuto per qualche situazione più intima, ad esempio un consiglio su un problema da risolvere. La vita è piena di queste situazioni ed è intessuta di queste relazioni di solidarietà, di aiuto vicendevole. Se scopriamo che noi esseri umani abbiamo bisogno degli altri, tanto più abbiamo bisogno di Dio; da qui la necessità di pregare, di chiedere aiuto a chi può aiutarci. Gesù stesso ci ha raccomandato di pregare sempre; Lui stesso pregava e un giorno i suoi discepoli gli chiesero: Insegnaci a pregare. Bisogna fare attenzione però: pregare non equivale ad essere accontentati in ogni cosa. Pregare è presentare a Dio la nostra realtà, chiedendo aiuto ed assistenza, ma anche entrare nella Sua volontà, che ci esaudirà secondo le sue modalità se e quando potrà essere opportuno per noi.

Si può anche pregare per gli altri. Quando apprendiamo qualcosa di poco piacevole di qualcuno che conosciamo siamo mossi a compassione, vorremmo fare qualcosa. Possiamo essere solidali anche con la preghiera, anzi alle volte non possiamo fare nulla se non pregare. Ci si rivolge al Padre e si offre, si fa presente la persona e il proprio dispiacere per quello che le accade, e si chiede un aiuto per lei. In questo modo diventiamo grandi di cuore perché è il cuore che lavora aprendosi sinceramente verso Dio per chiedere il bene degli altri. Basta anche un semplice pensiero ma che sia rivolto verso Dio e viene trasformato in preghiera. In tal senso ci aiuta la Madonna; nell’Ave Maria noi Le chiediamo di pregare per noi peccatori, come a volerle dire: Tu che sei una di noi, prega con noi e per noi: consegna al Padre la tua intercessione per noi, che siamo deboli e incapaci di amare Dio. La Madre accoglie la nostra supplica e la offre a Dio. Certezza che è arrivata a destinazione.
 
Impegno:
– renderò presente e offrirò al Signore le cose che sto facendo, chiederò ciò di cui ritengo di aver necessità, affiderò le mie preoccupazioni, ricordando anche qualche persona in difficoltà.

Novena dell'Immacolata: 7° giorno

Madre di Dio
 
L’uomo pensa spesso: Dio è troppo lontano da questa terra, vive in una dimensione totalmente diversa, inaccessibile e di conseguenza non può comprendere ciò che gli umani vivono, a partire dai primi istanti della vita per arrivare alla sofferenza e alla morte. Ciò che invece la fede cristiana afferma e proclama è tutto il contrario:  è vero Dio che è Dio, tutt’altra cosa rispetto agli uomini, Essere perfetto, onnipotente ed eterno, però questo Dio si è reso così vicino all’uomo al punto da prendere la stessa natura umana. Paradosso: Dio si è fatto uomo in Cristo. In Lui sono unite la divinità e l’umanità. Per il gioco dei vasi comunicanti, in questo modo ciò che è propriamente divino viene comunicato all’umanità e ciò che è proprio dell’umanità viene comunicato alla divinità. Semplificando: Gesù è vero uomo e vero Dio; ha provato e vissuto cosa significa essere umani, ha avuto fame, ha avuto bisogno di cure, di affetto, ha avuto sete, ha avvertito il caldo e il freddo, ha conosciuto tradimento e falsità, ha sperimentato sofferenza e morte. Dio sa chi è l’essere umano. Essendo Gesù anche Dio, ha comunicato all’uomo la grazia, la vita di gioia e di amore soprannaturale, ha schiuso la porta della morte donando la risurrezione. Tutto questo è il mistero del cristianesimo  che si inaugura proprio nel mistero del Natale: Dio si fa uomo, l’uomo viene unito a Dio, un vero e proprio sposalizio.
 
Nel grembo di Maria avviene questa unione. Lei che dà il corpo a Gesù, essendo Gesù il Figlio di Dio, è anche madre di Dio: per tal motivo nella preghiera dell’Ave Maria viene invocata come Madre di Dio. Mistero altissimo. Il mistero ancora più insondabile è che anche in noi vive il Figlio di Dio, nel battesimo abbiamo ricevuto il seme della vita di Cristo. Allora ciò che vivo io non è sconosciuto a Dio! Lui sa cosa vuol dire essere uomini con tutto ciò che comporta, comprende ogni fatica e ogni gioia umana; e nello stesso tempo guardando a Lui posso imparare a vivere il soprannaturale nel quotidiano, sperimentare la vita divina nella mia carne, già su questa terra.
 
Impegno:
– ricordandomi che sono figlio di Dio, invocherò Maria: Madre di Dio, aiutami nel mio cammino.

Novena dell'Immacolata: 5° giono

Santa Maria

Entriamo nella seconda parte dell’Ave Maria. Dopo aver riconosciuto le meraviglie che Dio ha compiuto nella vita di Maria, adesso ci rivolgiamo a Lei chiedendo il suo aiuto, la sua preghiera e intercessione. Invochiamo Maria perché è Santa e lo è principalmente per due motivi: è stata avvolta e fecondata dallo Spirito di Dio ed ha accolto nel suo grembo Gesù che è il Santo. Il secondo motivo della santità di Maria è la sua vita: non ha avuto un’esistenza facile, ha conosciuto la povertà, è stata emigrante in Egitto per fuggire ad Erode che voleva uccidere il bambino, ha conosciuto la sofferenza ai piedi della croce. Anche se aveva avuto il privilegio di concepire il Santo, la sua vita è stata un vero cammino in salita vissuto nella fede.

Apprendiamo, pertanto, che la santità è innanzitutto un dono: Dio vuol far partecipare della sua vita di luce, di pace e di bellezza. Basta accogliere Cristo Gesù nella propria vita e tutto viene di conseguenza. Dall’altro lato la santità è anche un impegno personale, è un cammino di tutta la vita, tra un cadere e un rialzarsi, in un ricominciare sempre credendo nell’amore di Dio per noi, desiderando di diventare santi. Potremmo dire che la santità è un gran desiderio di voler diventare più umani, belli e graditi davanti a Dio, non davanti agli uomini. Maria ci indica questo percorso di santità.
Santi si diventa, basta cominciare e ri-cominciare, con l’aiuto di Dio.

Impegno:
– mi eserciterò a desiderare la santità: chiederò nel mio cuore al Signore “aiutami ad essere come tu mi vuoi”.

Novena dell'Immacolata: 4° giorno

Benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù
 
Eccoci nel cuore della preghiera dell’Ave Maria. Dopo averla proclamata benedetta fra tutte le donne, la cugina Elisabetta dichiara benedetto il frutto del suo  grembo, ciò che ha concepito e che darà alla luce. È il centro di tutta la preghiera perché Gesù è Colui attorno al quale ruota ogni cosa: il concepimento di Maria è in vista di Lui, il Messia era atteso da secoli. È venuto nel mondo per portare il mondo a Dio. Che mistero! Pensare che nella storia innumerevoli uomini e donne di ogni luogo e tempo hanno scelto di amare Cristo, di seguirLo dando anche la propria vita per Lui, cambiando la propria esistenza radicalmente per adeguarsi a ciò che il suo Vangelo chiede.
 
Come è possibile tutto ciò? Che cosa avrà di particolare Costui? Era una domanda che si facevano anche le persone del suo tempo quando, girando per le strade della Palestina, Gesù parlava di un amore più grande, che viene da Dio. Non ha avuto paura di affrontare chi lo detestava e odiava, non si è tirato indietro quando lo hanno minacciato di morte e sorprendentemente ha accolto non solo chi era sofferente ma la sofferenza stessa. Schernito e condannato, dopo aver trascinato per le vie di Gerusalemme un pezzo di legno su cui sarebbe stato trafitto, è stato esposto a tutti appeso ad una croce: ECCE HOMO, disse Pilato; – “eccolo l’eroe che voleva cambiare il mondo con l’amore” – qualcuno avrà detto! E’ andato fino in fondo, dentro la morte, ogni tipo di morte, e lo hanno rivisto vivo dopo tre giorni.
Maria ha portato Gesù nel grembo, una benedizione per tutti coloro che lo accolgono.
Ci conforta la testimonianza di tutte quelle persone che hanno fatto della loro vita un ruotare attorno a Cristo, si sono de-centrate, facendo di Lui, della sua Parola, della sua Volontà, il baricentro, vivendo tutte le decisioni e le azioni in vista di Lui.
 

Impegno:

  • Durante la giornata mi fermerò qualche istante e rientrando nel mio profondo dirò:“Voglio che Tu, Cristo Gesù, sia il centro della mia vita”;

Novena dell'Immacolata: 3° giorno

Benedetta fra le donne

«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!»

Elisabetta definisce Maria benedetta fra tutte le donne! Riconosce in lei, giovane donna, una benedizione speciale: Dio si è chinato su di lei, l’ha amata e ricolmata di ogni attenzione e l’ha scelta per far venire al mondo il Cristo. La benedizione è un gesto di benevolenza, di vicinanza, di aiuto di Dio verso l’uomo e spesso noi stessi, quando riceviamo qualcosa di bello e di gratuito che ci era necessario, diciamo che è stata “una vera benedizione”. Così come quando si chiede una benedizione ad un sacerdote s’intende ricevere un gesto di attenzione, di protezione, di bontà da parte di Dio. Fino a qualche generazione fa, quando un figlio voleva il benestare da parte dei genitori per una scelta importante (un viaggio, una decisione di vita, ecc…), chiedeva la benedizione dei genitori: era un momento importante e solenne. Molti genitori benedicono i loro figli prima che vadano a letto, con una preghiera, un gesto di affetto, un segno di croce fatto sulla fronte.

Certamente la benedetta fra tutte le donne era una donna che viveva la sua benedizione nella bontà, nella mitezza, nella gioia, nella pace, nella fedeltà, nel dominio di sé: questi sono i frutti di una vera benedizione, e di sicuro li diffondeva intorno a sé nelle piccole cose che faceva ogni giorno, nella sua Nazareth. Non malediva nessuno, non era aggressiva, non era gelosa, non alimentava divisioni. Una vera donna Maria, sposa e madre, sorella e amica, con le mani intente a fare il bucato, ad impastare il pane, a rammendare i panni… ma nel cuore un amore grande per il suo Signore.
Lei, la benedetta, continua a benedire i suoi figli; a Lei chiediamo di benedirci tutti.
Vivere da benedetti e diffondere benedizioni. Non è forse possibile anche a noi?
 
Impegno
– Vivrò con un cuore rinnovato, da benedetto/a chiedendo a Dio di benedirmi e a mia volta benedirò e non maledirò, anche quando mi verrà da reagire male verso qualcuno.