Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli

di don Luigi Maria Epicoco*

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,12-15)

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

La Quaresima è un tempo prezioso perché è il tempo in cui lo Spirito ci porta ad un appuntamento che cerchiamo di sfuggire tutto l’anno. È come quando per mesi abbiamo aperto un cassetto nella nostra stanza e abbiamo accumulato roba su roba in attesa di avere il tempo di metterla davvero a posto o di riflettere cosa farci. Nessuno vuole aprire quel cassetto per farci i conti. Il deserto è questo. È il tempo di quel cassetto. È quel fastidioso tempo in cui facciamo i conti con ciò con cui non vorremmo fare i conti. E il compagno di eccezione di questa operazione è Satana. Perché proprio lui? Perché la tentazione ci ricorda che siamo liberi. Solo se capiamo che siamo liberi possiamo capire quanta profondità c’è davvero nella nostra vita e nelle nostre scelte. Non dobbiamo trovare modi per non essere tentati, ma dobbiamo domandare allo Spirito di aiutarci a fare delle scelte davanti alle tentazioni. Questo allenamento alla libertà ci prepara davvero alla Pasqua, perché nessuno dà le chiavi di una macchina a chi non sa portarla. Così la Resurrezione è uno spreco per chi vive schiavo di qualcosa. “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi” ci ricorda San Paolo. Chi si lascia plasmare dalla lotta della Quaresima si accorgerà di non avere più paura delle “bestie selvatiche” che lo abitano, e anche gli angeli così misteriosamente invisibili diventeranno così straordinariamente utili. Esattamente come la fede che non la si vede ma la si sente negli effetti.

*Clero diocesano de L’Aquila

La Quaresima con Maria, icona perfetta della fede

Domani, 14 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, inizia la Quaresima. È il «tempo forte» che prepara alla Pasqua, culmine dell’Anno liturgico e della vita di ogni cristiano. Come dice san Paolo, è «il momento favorevole» per compiere «un cammino di vera conversione» così da «affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male», si legge nell’orazione colletta all’inizio della Messa del Mercoledì delle Ceneri. Questo itinerario di quaranta giorni che conduce al Triduo pasquale, memoria della passione, morte e risurrezione del Signore, cuore del mistero di Salvezza, è un tempo di cambiamento interiore e di pentimento che «annuncia e realizza la possibilità di tornare al Signore con tutto il cuore e con tutta la vita», ricorda il Santo Padre Francesco nel Messaggio per la Quaresima 2018.

L’augurio è che La Vergine Maria, che ha seguito il suo Figlio Gesù fino alla Croce, ci aiuti a vivere bene questo tempo di conversione e di preghiera perché possiamo avere un cuore rinnovato,  per poter partecipare insieme con Lei alla pienezza della gioia pasquale”.

 

 

AVVENTO È SAPER ATTENDERE

Meditazione essenziale sull’Avvento, tempo di attesa del Salvatore.

Così riflette un uomo di spirito del nostro tempo:

Non amo attendere nelle file. Non amo attendere il mio turno. Non amo attendere il treno. Non amo attendere prima di giudicare. Non amo attendere il momento opportuno. Non amo attendere un giorno ancora. Non amo attendere perché non ho tempo e non vivo che nell’istante. D’altronde tu lo sai bene, tutto è fatto per evitarmi l’attesa: gli abbonamenti ai mezzi di trasporto e i self-service, le vendite a credito e i distributori automatici, le foto a sviluppo istantaneo, i telex e i terminali dei computer, la televisione e i radiogiornali. Non ho bisogno di attendere le notizie: sono loro a precedermi. Ma tu Dio tu hai scelto di farti attendere il tempo di tutto un Avvento. Perché tu hai fatto dell’attesa lo spazio della conversione, il faccia a faccia con ciò che è nascosto, l’usura che non si usura. L’attesa, soltanto l’attesa, l’attesa dell’attesa, l’intimità con l’attesa che è in noi, perché solo l’attesa desta l’attenzione e solo l’attenzione è capace di amare” (Jean Debruynne).

Così un teologo dei primi del secolo scorso ci spiega il senso dell’Avvento:

Celebrare l’Avvento, significa saper attendere, e l’attendere è un’arte che, il nostro tempo impaziente, ha dimenticato. Il nostro tempo vorrebbe cogliere il frutto appena il germoglio è piantato; così, gli occhi avidi, sono ingannati in continuazione, perché il frutto, all’apparenza così bello, al suo interno è ancora aspro, e, mani impietose, gettano via, ciò che le ha deluse. Chi non conosce l’aspra beatitudine dell’attesa, che è mancanza di ciò che si spera, non sperimenterà mai, nella sua interezza, la benedizione dell’adempimento” (Dietrich Bonhoeffer).

Così un pastore dei nostri giorni ci invita a vivere l’Avvento:

“Avvento è essere convinti che il Signore viene ogni giorno, ogni momento nel qui e nell’ora della storia, viene come ospite velato” (Mons. Tonino Bello).

Maria, donna dell’attesa, ci aiuti a riscoprire il valore del saper attendere, e nutra la speranza di chi attende con fiducia la salvezza del Signore.

Buon cammino di Avvento!

LA VITA OLTRE

Riflessioni di metà autunno

Che la vita sia un’avventura affascinante ma anche complessa, ce lo ricorda la festa di tutti i Santi che arriva nel cuore dell’autunno per celebrare insieme la gloria e l’onore di tutti i Santi, anche quelli non canonizzati. Il calendario liturgico della Chiesa invoca in questo giorno tutti i coloro che hanno vissuto in pienezza la loro fede in Cristo. Molti li conosciamo perché ufficialmente dichiarati come tali dalla Chiesa – quelli da calendario per intenderci (martiri, confessori della fede, fondatori di ordini religiosi, mistici, educatori e persone di carità) – tanti altri ci sono sconosciuti, o sono noti solo a chi ha avuto il piacere, l’onore e la gioia di vivere accanto a delle persone eccezionali. I Santi non sono persone normali. Questo non per dire che fanno miracoli o hanno visioni soprannaturali, ma per dire che sono uomini e donne che hanno vissuto in pienezza la loro vita e che adesso vivono al cospetto di Dio.

Persone che hanno vissuto nel silenzio situazioni difficili, hanno affrontato sofferenze, malattie, missionari o chiusi in un convento, per la strada o tra le mura domestiche, eroi del quotidiano che hanno adempiuto con fedeltà gli impegni della loro condizione di vita: preti, suore, mamme e papà di famiglia, consacrati. Tanto eccezionali e tanto normali. E forse eccezionali proprio perché normali. Alla sfida della vita  hanno risposto dimostrando che si può vivere la fedeltà all’amore. Ed è a questa straordinarietà che siamo invitati tutti noi cristiani, quando la Chiesa ci ricorda la chiamata universale alla Santità. A questi nostri fratelli e sorelle la Chiesa ci propone di guardare perché, come loro, anche noi possiamo essere “eccezionali nell’ordinarietà”.

La festa dei Santi però ci dice anche un’altra cosa: che la vita non è tutta qui. Non finisce con l’ultimo respiro, non si dissolve nella polvere del sepolcro. No, quella vita iniziata senza che lo avessimo chiesto, continua per sempre, in una modalità nuova, affondando nella beata eternità ed immensità di Dio che colma il nostro cuore di ogni desiderio e di ogni pienezza. I Santi continuano a vivere. Ci sono presenti e contemporanei. Sempre attuali. 

La festa dei Santi, con la commemorazione dei defunti, che segue il 2 novembre, mentre ci fa gettare uno sguardo sulle realtà ultime della nostra vita (la morte, il giudizio di Dio, il paradiso, l’inferno e il purgatorio), ci sprona a guardare la nostra vita. Oggi. Il paradiso inizia qui. Quello che sarà di noi, nella memoria dei nostri cari e al cospetto del Signore, dipende dal momento presente.

Streghe, vampiri e fantasmi, che la società del consumo ci offre quasi per prendersi gioco del mistero della morte, non ci possono far dimenticare che il nostro destino futuro comincia già adesso e che la sfida con la vita si vince nel quotidiano. I Santi ce lo ricordano. Soprattutto quelle persone speciali che ognuno di noi ha conosciuto e il cui esempio ci è rimasto nel cuore, a conferma che una vita autentica è possibile. Sono i Santi di casa nostra, quelli che abbiamo incontrato sul nostro cammino e ci hanno mostrato una “vita pienamente riuscita”.

 

25 AGOSTO 2017: FATIMA CENT’ANNI DOPO…

Venerdì 25 agosto alle 20 approfondiremo il messaggio delle apparizioni di Fatima, in comunione con il Santuario portoghese dove quest’anno si celebra il primo centenario delle apparizioni della Vergine ai tre pastorelli verificatesi in Cova de Iria da maggio a ottobre del 1917.

L’iniziativa di spiritualità e cultura religiosa si colloca nel contesto delle celebrazioni di fine agosto in onore della Madonna dell’Elemosina.

Le rivelazioni di Fatima hanno segnato profeticamente le vicende del secolo scorso (dalla rivoluzione comunista in Russia alla caduta del muro di Berlino, dal Vaticano II all’attentato a san Giovanni Paolo II).

In che modo la storia è nelle mani del Signore? Quanto il male della storia può essere evitato?
Perché la Madonna appare?
Il terzo segreto, sulla crisi e la persecuzione della Chiesa, è davvero concluso?
Cosa chiede oggi a noi la Madonna?

Ne parleremo con il prof. Nino Grasso, mariologo, che ha studiato le rivelazioni e i messaggi della Vergine a Fatima.

Maria associata alla Passione del Figlio

Dino Cunsolo: “Gesù incontra sua Madre”.
Da “Con Maria sulla via della Croce”.
Via Crucis (IV stazione) della Basilica Santuario di Biancavilla.

O Dio,
tu hai voluto accanto al tuo Figlio
la sua Madre addolorata:
fa’ che la tua Santa Chiesa
associata con Lei alla Passione del Cristo,
partecipi alla gloria della risurrezione.
Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.