Domenica delle Palme, 13 aprile, distribuzione del tradizionale “Ciciliu” pasquale a cura dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” in collaborazione con la Caritas parrocchiale della Matrice.

Redazione SME

IMG-20140409-WA0015Dopo la Via Matris, vissuta con intensa partecipazione spirituale degli Associati dell’Aggregazione “Maria SS. dell’Elemosina”, sabato scorso; fervono presso i locali della Basilica i preparativi per la realizzazione del tradizionale “Ciciliu” pasquale. Come ormai da diversi anni, anche domenica prossima si potrà acquistare questo tipico dolce. Il ricavato andrà per i bisogni delle famiglie povere assistite dalla Caritas.

Tra le tradizionali forme tipiche a “campana”, “cuore”, “coniglietto”, “colombina” e “cestino”… quest’anno si potrà ammirare, grazie all’intuizione di un nostro fratello, la sagoma colorata di “Peppa Pig”, la protagonista del famoso cartone animato inglese, rivolto ai bambini che ha avuto un grande successo internazionale.

Distribuzione: Sagrato della Basilica, Biancavilla – Domenica delle Palme, dalle ore 9,30 alle ore 13,00 e dalle ore 19,30 alle ore 20,30.

Cos’è il “Ciciliu”?cici 1
Può avere le forme più diverse. Con uno o più uova di gallina. Può essere salato o dolce. Alcuni sono anche molto colorati, grazie all’uso delle codette colorate.
Stiamo parlando del tipico “Cicilìu” di Pasqua. Ogni siciliano sa di cosa si tratta. Per gli altri, è bene sapere che si tratta del preparato che contraddistingue le tavole siciliane nei giorni di Pasqua.
Nella civiltà contadina siciliana, infatti, esso rappresentava il tipico dono che ci si scambiava a Pasqua. Bello per la forma, nutriente e sostanzioso.
La preparazione costituisce un vero e proprio rito comunitario. Il “Cicilìu” è un prodotto che nasce per creare condivisione e comunione. In passato questo dato era ancora più evidente, quando ci si riuniva in casa per la preparazione dell’impasto. C’era chi era più cici 2esperto nell’abile creazione delle figure più elaborate. Altri facevano spicciola manovalanza, limitandosi a spennellare la pasta con l’uovo sbattuto. Tra le forme più tipiche vi è il “ciciliu” a forma di cestino o campana, che può contenere anche più di 2 uova, l’”aceddu cu l’ovu” e la “cuddura” di solito con un numero di uova dispari. Ogni forma aveva il suo significato: la ciambella rotonda di pasta a treccia era per gli amici (per consolidare il legame affettivo), quello a forma di cuore per l’amato, il galletto o la colomba per i ragazzi (con l’augurio di poter spiccare presto il volo), la pupa per le ragazze (augurio di feconda femminilità), il cestino per le famiglie (auspicio di abbondanza).
E’ facile immaginare che più uova ci sono, più il “Cicilìu” assume importanza ecici significato di rispetto a chi si dona. Sembrerebbe, addirittura, che in passato esistesse un vero e proprio “galateo del Cicilìu” in base al quale quello da donare al fidanzato doveva essere ornato con 9-11 o più uova, quello della suocera con 7 uova, quello dei cognati con 5, quello dei nipotini con 3.
Questi tipici dolci pasquali assumono nomi diversi in Sicilia a seconda della località in cui sono preparati:“campanaru” o “cannatuni” a Trapani, “pupu ccù l’ovu” a Palermo, “cannileri” nel nisseno, “panaredda” ad Agrigento e a Siracusa, “cuddura ccù l’ovu” e “ciciliu” a Catania, “palummedda” nella parte sud occidentale dell’isola.

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