La Basilica Santuario S. Maria dell’Elemosina
di Biancavilla

La nascita e i riconoscimenti

La Basilica di Biancavilla è il maggior monumento della cittadina etnea. In essa è racchiusa la più antica storia spirituale e civile della Comunità.
La chiesa “Madre”, gode oggi dei titoli più belli e importanti che la cristianità cattolica possa dare ad alcuni dei suoi edifici: Basilica Pontificia, Collegiata Insigne e Santuario Mariano diocesano.
Iniziata ai primi del cinquecento, cioè negli anni a seguire lo stanziamento della colonia greco-albanese nel territorio, viene gradualmente ampliata, fino a raggiungere il suo assetto attuale, con le tre navate e le sette arcate, intorno alla prima metà del 1700.
Il tempio, di notevole grandezza, fu così voluto non solo per mostrare la “magnificenza” della filosofia barocca, ma anche e soprattutto per dare la possibilità a tutto il Popolo di poter entrare materialmente “nel cuore della madre”, dove per tutti c’è posto.

La fabbrica 

Risalgono alla fine del secolo XIX gli interventi sul prospetto dell’architetto milanese Carlo Sada che, agli elementi strutturali e decorativi settecenteschi di pietra lavica, come portali e finestre, affianca con una certa “modernità” forme classiche e neobarocche, rendendolo un edificio eclettico tra i più imponenti e garbati della Sicilia cristiana.

Sempre lo stesso Sada elevò il campanile, in tre ordini, tra i più alti ed ammirati della Sicilia.

Il tempio e i restauri

L’interno, molto ampio e luminoso, di impianto basilicale, a croce latina, si rifà alle basiliche romane, sebbene plasticamente decorata e rifinita con gusto barocco siciliano, con forme e caratteristiche proprie rispetto a quello romano o nordico. Diversi sono stati i restauri nel corso dei secoli; da ultimo quello del 2019, effettuato a seguito del terremoto dell’anno precedente che ha consentito di riportare alla luce gli originali colori settecenteschi (in piccola parte originali, in gran parte rifatti dello stesso pigmento) e di completare le dorature rimaste incompiute negli anni ‘80 del 1900 per mancanza di fondi.

Le opere dell’arte e dello spirito

Sempre nel suo interno, la Basilica conserva opere di notevole pregio artistico.

Prima fra tutte, l’Icona bizantina della Madre di Dio Elèusa (dell’Elemosina – Misericordiosa) dei primi del sec. XV, dipinta su legno di cedro a tempera d’uovo e custodita all’interno di un pregevole altare settecentesco in marmi policromi.

Notevoli sono gli affreschi di G. Tamo all’interno della Cappella di San Placido realizzati tra gli anni 1722-30 con scene del martirio e dell’apoteosi del santo e di altri martiri.

Suggestiva la statua di gusto spagnolo del martire San Zenone in legno policromato della fine del 1500; così come la statua rinascimentale di ignoto autore che rappresenterebbe San Nicola di Mira, scoperta nel 2015 all’interno della statua secentesca di San Biagio. Sublime il Crocifisso ligneo settecentesco ivi custodito nella navata di sinistra. Diverse sono le opere ad olio dei secoli XVIII e XIX.

Di epoca recente e contemporanea sono i quattro quadri (due sul presbiterio e due sul transetto) che evocano alcuni momenti storici salienti della storia e devozione della Madonna dell’Elemosina: Il “miracolo del fico”, l’incoronazione dell’Icona, la venerazione dell’Icona originale a Roma da parte dei Papi Benedetto XVI e Francesco I.

Belle le 17 ninfe in vetro di Murano che pendono dalle arcate.

Di recente collocazione (2016) è invece la Via Crucis in caolino bianco e oro, lavoro eseguito dello scultore contemporaneo Dino Cunsolo. In quest’opera (che consta di 15 sculture a tuttotondo), classicità e modernità si fondono per dare plasticità ed armoniosità uniche nel suo genere.

Sul presbiterio del Santuario è ubicano il grande organo “Serassi” del 1863, perfettamente funzionante, esso accompagna tutte le solenni liturgie. Sempre sul presbiterio trova posto il coro ligneo settecentesco intagliato su legno di noce, ad utilizzo dei Canonici del Capitolo della Collegiata.

Le strutture annesse

Il complesso basilicale comprende anche le due Sacrestie e l’Aula Capitolare: La Sacrestia “monumentale” dell’‘800 conserva i ritratti ad olio dei prevosti della Collegiata (dal 1746 all’attuale). Nella stessa, sono ubicati grandi armadi intagliati in legno di castagno che conservano parati liturgici e suppellettili dei secoli XVII, XVIII e XIX. La Sacrestia “Antica”, del 1639 conserva invece un bellissimo tetto a cassettoni con coeve travi lignee di gusto barocco, una copia seicentesca dell’Icona della Madonna dell’Elemosina e altri parati liturgici esposti.

Degna di ammirazione è l’Aula Capitolare, che presenta un tetto voltato, affrescato nel 1800 con motivi floreali e allegorie. In essa è situata la Biblioteca Capitolare, con volumi e pergamene che partono dalla fine del ‘500.

I tesori

Oltre i parati liturgici in seta e oro, la Basilica possiede opere di oreficeria e argenteria, realizzate lungo i secoli per l’uso liturgico e devozionale. Fra gli altri spicca la  “riza” o “corazza” della Madonna dell’Elemosina, un rivestimento in argento, oro, pietre preziose ed ex voto che ricopre l’Icona in occasione di celebrazioni solenni. Rilevante è pure l’evangeliario, lo scrigno e il pastorale in argento del ‘700 di San Placido, così come il reliquario in argento di San Zenone, portato secondo la tradizione dagli esuli albanesi; la grande croce astile in argento e i numerosi ostensori eucaristici, calici e pissidi. Tutte opere di finissimo artigianato veneto e siciliano.