di Alessandro Scaccianoce

In queste ore si sprecano fiumi di inchiostro sulla prima puntata del Festival di Sanremo, edizione 2012, che è stata caratterizzata da un’ora di telepredicazione del noto catautore Adriano Celentano. In questa sede non ci interessano le polemiche sul suo ingaggio – che non è certamente né il primo, né il più alto di quelli del settore (basti pensare al compenso previsto per il presentatore di turno, per l’ospite straniero, ecc.) -, non ci interessano le questioni politiche più o meno esplicite sottese al suo discorso, nè se abbia fatto bene al Festival o non lo abbia piuttosto danneggiato, trasformandolo in uno spettacolo che con la musica ha poco a che fare. Nel contesto di questo blog vogliamo sviluppare una riflessione a partire da alcune sue affermazioni riferite alle caratteristiche dell’annuncio cristiano. Celentano, senza mezza termini, e con toni forse da qualunquista, ha accusato preti e frati di non parlare a sufficienza di Dio e del Paradiso. Ha parlato espressamente di “preti incapaci di parlare ai poveri” (ma io dico a tutti) “e di far intravedere loro ciò per cui siamo nati, il traguardo ultimo: il Paradiso” e devo dire che ha una parte di ragione. Forse non era quello che ci si aspettava da lui, né Sanremo era l’occasione più adatta per dire queste cose. Tuttavia, si tratta di un richiamo importante, che non può essere trascurato. E’ un appello che scuote e interroga la pastorale delle nostra parrocchie. Di cosa parliamo quando facciamo catechesi? A cosa servono documenti pastorali, lettere, incontri, riunioni? Di cosa parlano certe, molte, tante omelie domenicali?  Occorre ritornare al centro dell’annuncio cristiano. E’ quanto il Santo Padre Benedetto XVI sta ripetendo sin dall’inizio del suo Pontificato. Non a caso la sua prima enciclica è risuonata quasi strana: “Deus caritas est!”. Dio è amore! Un verità tanto semplice che non è mai detta abbastanza. L’uomo ha bisogno di sentirsi ripetere queste cose; ha bisogno di sentirsi annunciare il senso della sua esistenza, che vive inserito in un progetto di amore che lo precede; ha bisogno di sentirsi dire che la vita è un dono e che siamo fatti per una realtà immensamente più grande. Se tutta la nostra vita fosse qui, come ha detto Celentano, allora sarebbe veramente tutto molto triste. Qualche benpensante, probabilmente, si sarà sentito disturbato da questo rimprovero di Celentano. A me, questo rimprovero è sembrato piuttosto un grido di aiuto!  Tornare all’annuncio non vuol dire rinunciare all’impegno nell’oggi per un mondo più giusto, come alcuni osservatori hanno cercato di dire per difendere una supposta offesa alla Chiesa. Un quotidiano di sinistra oggi titola: “L’ira della Chiesa contro Celentano”. Vorrei dire, piuttosto, che da queste parole la Chiesa non è stata affatto offesa. Anzi! Personalmente ringrazio Celentano per aver richiamato l’importanza di ridire ancora oggi all’uomo che Dio si è fatto uomo per salvarci, per liberarci dalla morte e dal peccato. Che è risorto e che ci chiama ad una vita nuova da risorti con Lui. Mi ha fatto davvero uno strano effetto  ascoltare da un cantante l’annuncio cristiano, in manirea imprecisa, ma certo appassionata. E’ stato un segno di grande speranza.

A margine delle sue “esternazioni” c’è anche la polemica sui giornali cattolici, Avvenire e Famiglia Cristiana, che secondo il nostro “dovrebbero essere chiusi” perché fanno politica e parlano poco di Dio. Ovviamente non vi è nessuna ragione per cui un giornale cattolico non possa parlare di politica… e un cantante invece sì… La questione, piuttosto, è che da un giornale cattolico ci si aspetterebbe che anche il discorso politico fosse inserito nel contesto di un più grande annuncio di fede. Altrimenti, come afferma con odio anticattolico il solito Odifreddi, si finisce per ridurre queste testate a strumenti per inseguire le accuse di turno, nel tentativo di arginare scandali e polemiche più o meno fondate. E, a dire il vero, l’impressione è che in alcuni casi certa stampa sedicente “cristiana”  sia stata animata  da sentimenti di “lotta ideologico-politica” piuttosto che dal sacro fuoco per la promozione e la difesa dei valori cristiani.

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