Oggi, 14 febbraio, per antica tradizione a Biancavilla si fa memoria di San Zenone, soldato  Martire del IV secolo, Patrono della Comunità greco-albanese che alla fine del sec. XV si stabilì nelle terre di Callìcari. Secondo la tradizione, la data del 14 febbraio celebra il giorno dell’arrivo dei Padri fondatori della città in queste terre che, insieme alla devozione alla Madonna dell’Elemosina, recarono con sè una  reliquia (un dente molare) e una piccola statuetta in bronzo del Santo soldato. Come risulta dagli “Acta Martyrum”, infatti, la data del martirio di san Zenone è il 23 giugno. 

Nell’ultimo decennio le celebrazioni esterne in onore del Santo sono collocate all’interno delle celebrazioni patronali dell'”Ottobre Sacro”, con la processione delle Reliquie dei Santi Zenone e Placido per le vie cittadine. Da alcuni anni, per volere del prev. Agrippino Salerno, il 2 ottobre è stata introdotta la processione del simulacro cinquecentesco (l’opera d’arte più antica che si conserva a Biancavilla).

Cenni biografici della vita di San Zenone

Secondo le poche fonti disponibili, l’esperienza storica di san Zenone si colloca nel III secolo dopo Cristo nei pressi di Filadelfia d’Arabia (l’attuale Amman, capitale della Giordania). In quella regione del Mar Morto, allora sotto il dominio dell’impero romano, nacque Zenone da nobile famiglia pagana e, cresciuto, fece divenne soldato, conseguendo alti gradi. La sua conversione al cristianesimo avviene proprio nel periodo della sua militanza. Dopo l’incontro con Cristo e il Battesimo, egli decise di concedere la libertà ai suoi servitori. Tuttavia, il giovane servo Zena, anch’egli convertito al cristianesimo, decide liberamente di non  lasciare la casa del suo padrone, rimanendogli accanto fino al martirio. La grande persecuzione dell’imperatore Diocleziano, infatti, arrivò perfino in quelle terre. E quando il generale Massimiano,  facendo visita in Arabia, ordinò a tutti i sudditi dell’Impero di adorare gli dei pagani, Zenone offrì la sua limpida e coraggiosa testimonianza di fede, offrendosi liberamente al martirio, insieme al suo fedele compagno Zena.

Massimiano, infatti, indignato per il rifiuto del giovane soldato, lo spogliò delle insegne militari  e lo sottopose ad atroci tormenti. Non avendo ottenuto quanto voleva, lo fece rinchiudere  in prigione, insieme al suo servo Zena. Quindi, fece sospendere entrambi ad un legno con ai piedi sassi pesanti, e ordinò di accendere sotto il loro piedi del fuoco, mentre venivano battuti con verghe. Il 23 giugno del 304 Zenone e Zena furono decapitati. I loro corpi furono raccolti da alcune vergini cristiane che diedero ad essi degna sepoltura.
 

In Basilica Santuario, cuore della devozione cittadina, quest’anno la festa di San Zenone coicide con l’ultimo giorno delle Sacre Quarantore. Ma tra l’Eucaristia e il culto dei martiri vi è uno strettissimo legame.

Davvero i Santi e i Martiri ci dicono le radici cristiane della nostra terra, che  ha custodito col sangue dei martiri e la testimonianza dei santi la retta comprensione della fede. Per celebrare degnamente i santi misteri non basta il ministro della Parola e il popolo. Occorre un luogo conveniente e un altare con le reliquie dei martiri e la Croce. Questo dice il sensus fidei più antico, dove la Chiesa depositaria della Parola del Signore celebrava l’Eucaristia sulla memoria viva di coloro che quella Parola avevano vissuto fino alla fine, fino al dono totale di sé.

Cristo, morto e risorto, si fa continuamente Eucaristia e gesti sacramentali. Anche questo ci dicono – con tutta la loro vita – i nostri Martiri. Nutrendoci dell’Eucaristia noi veniamo cristificati, perché il primo martire è Cristo.

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