Il rapporto di Gesù con le donne  è stato molto forte. Rispetto, accoglienza e valorizzazione della diversità potremmo considerale le caratteristiche dei molti incontri del Signore con le donne, che troviamo sparsi per il Vangelo.

Redazione SME

Di seguito un elenco, approssimato per difetto, degli episodi del Vangelo che narrano del rapporto di Gesù con le donne:

• Lc 8, 1-3 (donne alla sequela di Gesù)
• Lc 10, 38-42 (a casa di Marta e Maria)
° Gv 8, 1-11 (l’adultera)
• Lc 8, 43-48 (l’emorroissa)
• Mt 26, 6-13 (unzione a Betania)
• Lc 7, 36-50 (Gesù, il fariseo e la peccatrice)
• Mt, 20, 17-28 (annuncio passione; la madre dei figli di Zebedeo)
• Mt 20, 29-34 (i due ciechi di Gerico)
• Gv 4, 3-42 (la Samaritana)

Tuttavia, tra tutti, l’episodio più significativo è quello della Risurrezione, nel quale Gesù affida proprio a delle donne il compito di portare a tutti la notizia (Mc 16). Gesù ha dato grande dignità alle donne, le quali erano, a quei tempi, escluse e relegate ai margini della società. Anche nella frase più discussa del Vangelo “Che ho da fare con te, donna? Non è ancora giunta la mia ora!” (Gv 2,1-12) Gesù tenta di far comprendere a Maria che ora il suo essere figlio si trasforma nell’essere Figlio del Padre per compiere unicamente la sua volontà, e, contemporaneamente chiede anche a lei di superare il suo stesso ruolo ed essere pronta a diventare Madre dell’umanità; una volta sulla Croce Egli tornerà ad essere il Gesù di Nazareth che ha bisogno della mamma.
Cosa significa, dunque, ricordare le donne l’8 marzo? Una donna che lavora, che accudisce i figli, eleva  a Dio la preghiera più  bella. L’umanità deve loro un riconoscimento che non va discusso né celebrato in modo superficiale, soprattutto per tutte quelle che sono vittime, ancora oggi, di soprusi, di violenza, di emarginazione e quant’altro.

La Chiesa stessa è straordinariamente al femminile.
Teologicamente generata da una donna (Maria), la Chiesa sa essere materna ed accogliente, proprio come il grembo di una madre. Questa maternità, non solo si riversa sui suoi membri, ma effonde su di essi il senso dell’appagamento che l’essere madre porta con se.

Con buona pace delle femministe, possiamo affermare che in nessun luogo come nella Chiesa le donne siano emancipate pur senza avere ruoli gerarchici e ufficiali, si tratta di una emancipazione, per così dire, esistenziale, che trasforma in profondità donando consapevolezza di essere “persone”, quindi una dignità inattaccabile perché inserita nel profondo dell’io. Sull’insegnamento di Cristo, la Chiesa sa che le donne rappresentano una forza straordinaria e non sostituibile, una risorsa unica e speciale. Niente bigottismo dunque nelle donne credenti, ma forza e coraggio, dolcezza e determinazione insieme, comprensione e sollecitudine, speranza e certezza, sguardo proiettato al futuro ma piedi saldi per terra, concretezza e preghiera, un mix che può venire soltanto dalla certezza che il Maestro è con loro. Proprio come Marta e Maria (Luca 10, 38-42), le donne di fede si riconoscono tra preghiera e azione, sono l’una e l’altra, sapendo equilibrare l’esigenze del loro spirito con quelle del servizio.

Le donne, che da sempre hanno saputo conciliare nel loro profondo lavoro e famiglia, sanno operare questa fusione meravigliosa tra fede e vita interpretando l’oggi, il tempo presente, come tempo di Dio e donandosi senza riserve.

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