Si apre con la Domenica delle Palme la SETTIMANA SANTA che i cattolici vivono in tutto il mondo immersi nella contemplazione della morte e risurrezione di Cristo.

Nella Chiesa universale come in quella locale, rivivono i Misteri principali della Fede.

Redazione SME

“Chi e’ per noi Gesu’ di Nazaret? Che idea abbiamo del Messia, che idea abbiamo di Dio?”. Sono le domande che Benedetto XVI ha pronunciato questa mattina nella straordinaria omelia della messa celebrata in piazza San Pietro in occasione della Domenica delle Palme davanti a 60 mila fedeli.
“E’ questa – ha affermato – una questione cruciale che non possiamo eludere, tanto piu’ che proprio in questa settimana siamo chiamati a seguire il nostro Re che sceglie come trono la Croce; siamo chiamati a seguire un Messia che non ci assicura una facile felicita’ terrena, ma la felicita’ del cielo, la beatitudine di Dio. Dobbiamo allora chiederci: quali sono le nostre vere attese? quali i desideri piu’ profondi, con cui siamo venuti qui oggi a celebrare la Domenica delle Palme e ad iniziare la Settimana Santa?”.
“Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel piu’ alto dei cieli!”, l’acclamazione festosa, trasmessa da tutti e quattro gli Evangelisti, per Papa Ratzinger “e’ un grido di benedizione, un inno di esultanza: esprime l’unanime convinzione che, in Gesu’, Dio ha visitato il suo popolo e che il Messia desiderato finalmente e’ giunto: il Messia porta a compimento la promessa della benedizione di Dio, la promessa originaria che Dio aveva fatto ad Abramo, il padre di tutti i credenti, la promessa che Israele aveva tenuto sempre viva nella preghiera, in particolare nella preghiera dei Salmi”. “Colui che e’ acclamato dalla folla come il benedetto e’, nello stesso tempo – ha scandito il Pontefice – Colui nel quale sara’ benedetta l’umanita’ intera. Cosi’, nella luce del Cristo, l’umanita’ si riconosce profondamente unita e come avvolta dal manto della benedizione divina, una benedizione che tutto permea, tutto sostiene, tutto redime, tutto santifica. Possiamo scoprire qui un primo grande messaggio che giunge a noi dalla festivita’ di oggi: l’invito ad assumere il giusto sguardo sull’umanita’ intera, sulle genti che formano il mondo, sulle sue varie culture e civilta’”.
“Lo sguardo che il credente riceve da Cristo – ha spiegato ancora Benedetto XVI – e’ lo sguardo della benedizione: uno sguardo sapiente e amorevole, capace di cogliere la bellezza del mondo e di compatirne la fragilita’. In questo sguardo traspare lo sguardo stesso di Dio sugli uomini che Egli ama e sulla creazione, opera delle sue mani”. In proposito, il Papa teologo ha citato il Libro della Sapienza, nel quale ci si rivolge al Signore con queste parole: “Hai compassione di tutti, perche’ tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; Tu sei indulgente con tutte le cose, perche’ sono tue, Signore, amante della vita”.
Nell’omelia di oggi il Papa ha ricordato anche l’episodio del cieco nato, Bartimeo, che al passaggio di Gesu’ di Nazaret, incomincia a gridare: “Figlio di Davide, Gesu’, abbi pieta’ di me!”. Si cerca di farlo tacere, ma inutilmente; finche’ Gesu’ lo fa chiamare e lo invita ad avvicinarsi. “Che cosa vuoi che io faccia per te?”, gli chiede. E quegli: “Rabbuni’, che io veda di nuovo!”. Gesu’ risponde: “Va’, la tua fede ti ha salvato”. “Bartimeo – ha commentato Benedetto XVI – riacquisto’ la vista e si mise a seguire Gesu’ lungo la strada. Ed ecco che, dopo quel segno prodigioso, un fremito di speranza messianico attraversa la folla” (da S. Izzo).

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