di Alessandro Scaccianoce

Una finestra chiusa. Un portone, più grande, chiuso. L’altoparlante di piazza San Pietro non riecheggia più la sua voce. Il Papa non c’è. Nella Messa il suo nome non risuona più. La Sede è vacante, ci spiegano tutti i media.

Cosa significa per la comunità cristiana che la Sede è “vacante”, vuota? L’immagine utilizzata solitamente è quella della “Nave senza nocchiero”. Ma la sensazione che suscita quest’atmosfera può essere paragonata anche a quelle quaranta ore vissute dalla comunità degli Apostoli dopo la morte del Signore Gesù

“Credevamo fosse lui il salvatore d’Israele” (Lc 24,21), commentavano i due discepoli che da Gerusalemme facevano ritorno ad Emmaus, dopo la festa di Pasqua. Speranze disattese, desiderio di libertà e di verità frustrato. Tra le difficoltà che la Chiesa vive in questo momento è facile intuire i sentimenti che furono di quei due discepoli. Perché – potremmo chiederci sulla scia di quegli uomini profondamente rammaricati per l’atroce dramma consumato sul Calvario – il Papa non è rimasto al suo posto a risolvere i problemi della Chiesa? Credevamo fosse lui l’uomo giusto per rimettere tutto a posto…

Ma in questo panorama, che dal nostro punto di vista può apparire umanamente desolante, si innesta la speranza di un grande e profondo rinnovamento. In quest’ora di silenzio e di attesa, come nel Sabato Santo, possiamo stare a rimuginare sui nostri calcoli disattesi, o su quale sarebbe stata la scelta migliore. Oppure possiamo vivere la certezza fiduciosa con cui la Vergine Maria visse quelle ore

Il Risorto è alla porta. Entrerà a porte chiuse, ma spalancherà le finestre. E’ il modo sorprendente di agire di Dio.

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