Parole di Don Bosco

Pubblichiamo di seguito alcuni stralci dei “Ricordi di don Bosco”, esortazioni spirituali e insegnamenti da lui rivolte ai suoi figli.

Figliuoli, voi già sapete che per vivere quieti, contenti, ed allegri, fa d’uopo prima di tutto essere in grazia di Dio. Bisogna però convincerci per tempo che noi abbiamo dei potenti nemici, i quali tentano continuamente di rapirci questo preziosissimo tesoro della grazia di Dio. Questi sono il mondo, il demonio e noi stessi, cioè le nostre disordinate passioni. A questi ci è necessario mover guerra assidua da volerlo a non volerlo. Ma come mai potremo riportar vittoria colle nostre sole forze? Perciò, oltre le orazioni del mattino e della sera, vi raccomando di pregare sovente anche lungo la giornata, massime con giaculatorie: vi raccomando di leggere, quando potete, almeno alcune linee di qualche buon libro. Quando poi v’avviene d’esser più gagliardamente tentati, deh! allora più che mai ricorrete subito a Dio ed ai Santi col maggior fervore possibile. Dico subito, e voglio dire, tosto che v’accorgete della tentazione.

 Figliuoli cari, corriamo tempi cattivi. Si sentono ogni giorno massime e dottrine perverse, perfino contrarie a quel che di più caro e più prezioso noi possiamo avere, voglio dire, contrarie alla nostra santa fede. Si odono discorsi e nere calunnie contro i ministri del Signore, non eccettuato il Vicario stesso di Gesù Cristo in terra, il sommo Pontefice; e ciò tutto, affinché non venendo più ascoltate colla debita riverenza le verità da essi predicate, possano gli empi con maggiore facilità e sicurezza rapirci il preziosissimo, l’inestimabile dono della fede. Infame e veramente diabolica malizia …! Perciò, abbiamo ora uno strettissimo bisogno d’accostarci spesso e bene ai santi Sacramenti della Confessione e della Comunione per corroborarci e stabilirci sempre di più nella virtù, per non rimaner ingannati, per non cader vittima delle arti maligne de’ nostri più fieri nemici, per liberarci in una parola dalla morte eterna. (…)  Il vostro coraggio e buon esempio sarà eziandio di forte stimolo per altri più deboli a mettersi per la medesima via a gloria di Dio ed a vostro immenso vantaggio.

Figliuoli carissimi in Gesù Cristo, siate sinceramente divoti di Maria Santissima. Eleggetela per vostra madre, pregatela con fervore e perseveranza ad accettarvi per suo figlio. Siccome fra tante preghiere le è specialmente gradito il Rosario, perciò, per quanto v’è possibile, recitatene almeno la terza parte ogni giorno e divotamente. Invocatela massime nelle tentazioni e negli altri vostri bisogni spirituali e temporali. Quoeramus gratiam, et per Mariam quoeramus, ci dice S. Bernardo. Nihil enim nos Deus habere voluit quod per manus Mariae non transiret. Cerchiamo grazie e cerchiamole da Maria. Imperocchè Iddio nulla volle farci avere, se non per mano di Maria. Siate anche particolarmente divoti di S. Giuseppe sposo di Maria, special protettore de’ moribondi; siate divoti del vostro Angelo Custode, e de’ santi di cui portate il nome e protettori della vostra Diocesi e Parrocchia. Onorateli con mortificazioni e preghiere principalmente nelle loro novene, coll’accostarvi degnamente ai santi Sacramenti ne’ giorni delle loro feste, e quel che è più collo sforzarvi di seguire i loro esempi; nel che è proprio riposta la sostanza della vera divozione.

 Vi prego per ultimo di leggere frequentemente questi brevi ricordi, sebbene li sapeste già a memoria, e dire un’Ave Maria per chi li ha scritti.

Io pregherò in modo speciale per tutti coloro che li leggeranno e che procureranno che siano letti da altri, affinchè tutti possiamo un giorno goderne il frutto nella beata eternità, per il quale unico fine vennero dettati e messi in luce. Così sia.

Don Bosco: una risposta cristiana ai bisogni del nostro tempo

Redazione SME

dal messaggio del Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez Villanueva

Nel cuore dell’Antico Testamento c’è la chiamata di Dio a Mosè, il giorno del roveto ardente. Il Signore nel libro dell’Esodo (3, 7-8) disse: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell’Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e pronunciando gli quattro verbi: “Ho osservato…, ho udito…, conosco…, sono sceso per liberarlo”, manifestò in forma chiara e significativa la paternità perfetta, espressione di non abbandono dei suoi figli.

Don Bosco è stato chiamato a incarnare la paternità di Dio nel nostro tempo, in un periodo di rapide trasformazioni epocali, soprattutto in ambito sociale ed ecclesiale. In particolare si accelerò in quegli anni il processo iniziato con l’Illuminismo che mise fine alla societas cristiana, attraverso il trionfo delle ideologie agnostiche e anticristiane, la conclamata incompatibilità tra ragione-scienza e fede, la progressiva disaffezione dei ceti medi e popolari dalle istituzioni ecclesiali (più rapida in città, graduale nelle campagne). In Italia la questione romana aprì una grave lacerazione nell’animo dei credenti. Sotto la pressione dell’intellighenzia laica anticlericale e della borghesia imprenditoriale, le nuove generazioni, formate in una scuola progressivamente agnostica, rimanevano disorientate, facile preda di idee e pratiche lontane dal costume cristiano. Nello stesso tempo si manifestavano povertà nuove, massicce migrazioni interne e esterne, sradicamenti culturali, sfruttamento lavorativo e abbrutimento morale dei ceti più poveri.

Consapevole che la missione affidatagli dal Signore era quella di salvare i giovani, in un contesto storico caratterizzato da traumi e tensioni sociali Don Bosco si immerse amorosamente e creativamente nel suo tempo, vivendone tutte le vicende con partecipazione spesso sofferta, convinto che la grazia di Dio è più forte di ogni umano ostacolo. Ecco perché la situazione dei giovani poveri che incontrò nella Torino degli anni ’40 e ’50 del diciannovesimo secolo stimolò e orientò operativamente la sua sensibilità educativa, il suo zelo pastorale e i suoi doni naturali che lo portarono a operare un discernimento in funzione proattiva e preventiva, dando vita non solo a iniziative al passo con le esigenze e i gusti dei tempi e dei giovani, ma elaborando risposte tempestive e efficaci a nuovi problemi, nuove sfide, nuovi bisogni, nuovi attacchi “satanici”, a partire da una fede granitica, da una speranza incrollabile, da una donazione assoluta a Dio e ai fratelli, da una libertà interiore frutto di purificazione e distacco da sé.

Per collaborare alla sua lezione di speranza e di coraggio Don Bosco invitò alcuni dei ragazzi che frequentavano l’Oratorio di Valdocco a scegliere la vita sacerdotale e religiosa e diede così vita alla Congregazione Salesiana che si è lentamente e coraggiosamente diffusa in tutto il mondo, impegnandosi a realizzare iniziative educative particolarmente rilevanti.

Attualmente, i Salesiani nel mondo sono complessivamente circa 16.000. Il numero totale è composto da 15.439 professi (un anno fa erano 15162), a cui si aggiungono 414 novizi (l’anno scorso erano 481) e 121 vescovi.

L'arte, canale privilegiato di manifestazione della fede

di Roberto de Mattei

Il Cristianesimo, nel corso della storia, si è tradotto in leggi ed istituzioni, ma anche in ambienti, simboli, riti, monumenti, che parlano ai nostri sensi attraverso forme, suoni, colori. Tutto ciò che cade sotto i nostri sensi ha una certa somiglianza con la realtà soprannaturale che non vediamo e ci offre un’immagine del mondo invisibile

A differenza degli animali, che godono del piacere dei sensi solo per mangiare, bere e riprodursi, l’uomo, attraverso la propria sensibilità è in grado di ascendere alla conoscenza e di provare diletto nella bellezza. All’uomo infatti – spiega san Tommaso d’Aquino – sono stati dati i sensi, non soltanto per procurarsi il necessario alla vita, come agli altri animali, ma anche direttamente per conoscere: «l’uomo soltanto gusta la bellezza medesima delle cose sensibili per se stesse» (Somma Teologica, I, q. 91, art. 3 ad 3). E poiché i sensi sono localizzati in modo particolare sulla faccia, l’uomo – aggiunge il Dottore Angelico – ha la faccia rivolta verso l’alto, mentre gli altri animali l’hanno rivolta alla terra, come per cercare il cibo e provvedersi del vitto.
San Tommaso, seguendo Aristotele, afferma che non vi è nulla nell’intelletto che prima non sia percepito dai sensi. I sensi colgono la bellezza e l’armonia di ciò che esiste nell’universo e lo trasmettono alla nostra intelligenza, che ha come oggetto specifico la conoscenza della verità.

La volontà, a sua volta, ama il bene che l’intelligenza gli propone come vero. Verum, bonum, pulchrum, verità, bene e bellezza, sono proprietà stabili e permanenti dell’essere che in Dio, Essere perfettissimo, coincidono e costituiscono un’unica perfezione.

La bellezza è dunque l’espressione visibile del vero e del bene. La bruttezza nasconde in sé la perfidia del male e la deformazione della verità. Il Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica lo esprime con chiarezza: «La pratica del bene si accompagna ad un piacere spirituale gratuito e alla bellezza morale. Allo stesso modo, la verità è congiunta alla gioia e allo splendore della bellezza spirituale» (n. 2500). Attraverso la bellezza, l’arte, che è la rappresentazione del vero rivestito degli splendori del bello, tende a condurre più facilmente gli uomini alla verità e del bene.

Giovanni Paolo II, nella sua Lettera agli Artisti del 4 aprile 1999, ricorda che quando ai cristiani, con l’Editto di Costantino, fu concesso di esprimersi in piena libertà, l’arte divenne un canale privilegiato di manifestazione della fede. Lo spazio cominciò a fiorire di maestose basiliche, all’interno delle quali risuonava il Canto Gregoriano, che «diverrà nei secoli la tipica espansione melodica della fede della Chiesa durante la celebrazione liturgica dei sacri Misteri».

Le grandi cattedrali medievali costituirono un condensato di bellezza in cui armonicamente convergevano tutte le arti: la architettura, la scultura, la pittura, la musica. Lo storico Erwin Panofsky ha messo in luce il rapporto tra l’architettura gotica e la filosofia scolastica, sottolineando come la luminosità delle cattedrali medievali corrispondesse mirabilmente alla trasparenza di pensiero di opere come la Somma Teologica. La creazione stessa dell’Universo e lo scorrere della storia sotto la guida della Provvidenza può essere paragonato a un Poema o a una sinfonia.

Lo stesso Panofsky sottolinea come, con l’umanesimo, si affermò una nuova concezione del mondo che dissolse quei vincoli che mai erano stati sciolti sin dall’antichità tra il Pulchrum e il Bonum. L’arte rinunciò a scoprire, attraverso i simboli, la natura intima delle cose, per occuparsi soltanto delle loro relazioni quantitative e delle loro misure. Il cammino da allora percorso dall’arte moderna ha portato a quel trionfo dell’“immondo” nell’arte che riflette il vuoto morale e intellettuale della società dei nostri giorni.

Le cattedrali, gli affreschi, le sculture, gli oggetti religiosi, ma anche la musica e la letteratura, che formano il nostro patrimonio culturale testimoniano ancor’oggi la grandezza della Civiltà cristiana. Ma anche le opere d’arte apparentemente profane sono imbevute di spirito cristiano e parlano il medesimo linguaggio. La ricchezza di questo patrimonio offre ai cattolici opportunità grandi e nuove, contribuendo a sviluppare quella rievangelizzazione della società che nel Convegno ecclesiale di Verona del 2006, Benedetto XVI ha definito la missione dell’Italia nell’Europa di oggi.

L’uomo della strada incontra, infatti, il Cristianesimo in due modi: o attraverso l’immagine negativa che ne offrono i mass-media, i libri, le pubblicità blasfeme; o attraverso la testimonianza muta, ma eloquente, dei beni artistici e culturali che riempiono ogni città, ogni comune, ogni paesaggio.
L’arte era un tempo chiamata “Bibbia dei poveri”. Quattro cattedrali, quelle di Amiens, di Chartres, di Oviedo e di San Marco sono state definite le “quattro bibbie nel marmo” per l’evidenza plastica con cui le immagini vi riproducono visivamente la Bibbia. Quella Biblia pauperum che un tempo era destinata agli illetterati oggi può rivolgersi alle tantissime persone che sono povere nella conoscenza della fede.

Uomini e donne di tutti i Paesi e di ogni provenienza ideologica ammirano la bellezza delle opere d’arte cristiane, dimenticando che queste opere non sarebbero state realizzate se non fossero state prima concepite secondo un modo di pensare che era la filosofia del Vangelo. L’opera d’arte, come osserva Costanza Barbieri nel dossier che in questo numero abbiamo dedicato alla Bellezza, non è solo una combinazione di superfici, forme e colori, ma la visualizzazione di un pensiero. Le cattedrali, gli affreschi, gli oggetti che fanno parte del nostro patrimonio culturale hanno alle spalle una visione del mondo che va ritrovata, un significato che va riscoperto. I beni visibili che ci circondano devono cominciare a raccontarci la loro storia, aiutarci a recuperare le ragioni della nostra fede.

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