“Dov'è colui che è nato, il re dei giudei?” Mt 2,2

La testimonianza di Marco Olianas, amico e lettore del Sito.

Con queste parole i Magi venuti da terre lontane domandavano ad Erode notizie sul Bambino Gesù.
Nel mondo che ci circonda spesso l’uomo appare in ricerca, anela a trovare la giusta direzione, desidera ottenere quel premio che altro non è se non la vera e reale felicità. Eppure, spesso l’uomo si accontenta di felicità effimere, passeggere, ingombranti! Non si impegna per andare a fondo in questa sua esigenza di benessere interiore. Dov’è quindi oggi il re?
Giorni fa ho avuto la gioia di entrare in un ospedale e di partecipare alla novena con degli ammalati, alcuni dei quali anche in sedia a rotella. In loro ho visto il Re, seduto in trono! Infatti, alla fine dell’incontro ho potuto notare di quanto stretto sia il legame e forte la somiglianza tra il malato, l’uomo di oggi in definitiva, e il Bambino di Betlemme. Essere inermi, deboli, fragili, inevitabilmente ci porta a riflettere sul senso della vita umana, che vale la pena di essere vissuta sempre. Significativo quindi il fatto di posizionare il presepe in quell’ospedale non nel classico luogo, magari all’entrata della chiesa, ma esattamente sotto l’altare! L’altare era la nuova grotta, la nuova capanna. La mensa da luogo di sacrificio pasquale, diventa luogo di nascita e di rinascita, origine del più grande tesoro che la Chiesa, e quindi tutti noi, possediamo.
Non esiste un Natale triste, perché non può un neonato portare tristezza! Un bambino suscita inevitabilmente tenerezza, dolcezza, gioia, senso di protezione verso di lui. Come si spiegano allora le divisioni, le discussioni francamente inutili che a volte si creano per dei problemi inesistenti? Cerchiamo e sforziamoci di vedere nell’altro proprio la figura del Bambino di Betlemme, di vedere nel nostro fratello l’immagine di un Dio che ancora una volta si nasconde ma desidera essere scoperto. Non fermiamoci all’apparenza, quasi come se la nostra fede fosse tutta lì! Io non sono ciò che appaio! Io sono ciò che sono! Il Bambino non è solo ciò che appare, ossia un bambino! Dietro quella figura così esile si cela la potenza! Non commettiamo l’errore di Erode: non cerchiamo il re, ma cerchiamo il nostro Re!
E a proposito del re, mi sia concessa un’osservazione: ci preoccupiamo tanto di cosa metterci addosso, di dove stare, di cosa dire, di come comportarci… eppure il Bambino di Betlemme insegna a tutti e a ciascuno quell’atteggiamento di umiltà e di disponibilità che veramente scuote gli animi! Egli non sapeva ancora parlare con la lingua, eppure Parla, eppure era la Parola fattasi carne!
E allora una domanda: le nostre parole sono vuote o acquistano il giusto peso? Usiamo saggiamente del dono stupendo della parola? Quanti commenti forti a volte, quante parole prive di senso, quanti suoni emessi senza averci meditato prima (al contrario Maria serbava…meditando…).
Ripensiamo alla risposta di Erode ai magi: “perché anch’io venga ad adorarlo”… Davvero vogliamo adorarLo? Veramente abbiamo questa retta intenzione? Prima ancora, lo riconosciamo nei fratelli? Negli amici? Nelle persone che entrano in relazione con noi?
Cristo è nato ma continua a nascere! A noi spetta il compito di preparargli una degna dimora, perché anche se la nostra vita può sembrare a prima vista immersa nelle tenebre, proprio lì brilla una grande luce. Non può esistere per un cristiano la tristezza cronica! Una mamma, se il bimbo piange, cerca in tutti i modi di consolarlo: perché noi a volte siamo presi dalla lamentela e poco dalla voglia di incoraggiare e confortare gli altri?
Non accontentiamoci dell’avere il nostro posto al centro: mettiamo l’uomo al centro perché fatto ad immagine e somiglianza di Dio! Sono in gioco le nostre relazioni, le nostre amicizie, i nostri rapporti più o meno forti con gli altri!
Mettiamo il nostro fratello al centro di questo natale! Non moltiplichiamo le croci nostre e degli altri! E non moltiplichiamo le luci: una sola dev’essere la Stella! Impegniamoci seriamente a vedere con la giusta misura la realtà! Solo così sarà natale anche oggi! Solo così il 25 dicembre non sarà il solito ricordo della nascita di un Bambino, magari conosciuto poco, come lo conosceva Erode. Solo così il Natale non sarà soltanto un celebrare un evento del passato con la classica liturgia, ma un far vibrare il nostro cuore davanti al mistero del Creatore – Creatura!
Il natale è anche questo: è stravolgimento degli schemi, è cambiamento di mentalità, è mutamento di stile. Voglio augurarmi questo, forse sognando, forse sperando, ma sicuro che il cambiamento passa anche attraverso di me!
Mettiamoci dunque anche noi in cammino verso Betlemme!
Abbiamo la Stella: non offuschiamone la Luce! Buon Natale!

                                            Marco Olianas
                                           Seminarista Diocesi di Iglesias

Benedetto XVI: «Dio vive tra gli uomini, questo Mistero è il Natale»

L’Udienza generale di mercoledì 21 dicembre è dedicata da Benedetto XVI interamente al vero significato del Natale: «Non è un semplice anniversario della nascita di Gesù, ma è celebrare un Mistero che ha segnato e continua a segnare la storia dell’uomo. Dio si è fatto uno di noi»

Redazione SME

«Quando ascoltiamo o pronunciamo, nelle celebrazioni liturgiche, “oggi è nato per noi il Salvatore”, non stiamo utilizzando una vuota espressione convenzionale, ma intendiamo che Dio ci offre, oggi, adesso, a me, a ognuno di noi, la possibilità di riconoscerlo e di accoglierlo, come fecero i pastori a Betlemme, perché lui nasca anche nella nostra vita e la rinnovi, la illumini, la trasformi con la sua grazia, con la sua presenza». Questo è il Natale, ha sottolinearlo oggi papa Benedetto XVI durante l’Udienza generale.

«Il Natale – ha detto infatti il Santo Padre – non è un semplice anniversario della nascita di Gesù, ma è celebrare un Mistero che ha segnato e continua a segnare la storia dell’uomo. Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi (cfr Gv 1,14), si è fatto realmente uno di noi. È un Mistero che interessa la nostra fede e la nostra esistenza, un Mistero che viviamo concretamente nelle celebrazioni liturgiche, in particolare nella santa Messa». Ma qualcuno, ha sottolineato il Papa, potrebbe chiedersi: «Come è possibile che io viva adesso questo evento così lontano nel tempo? Come posso prendere parte fruttuosamente alla nascita del Figlio di Dio avvenuta più di duemila anni fa?». Nella santa Messa e nella liturgia «tale avvenimento oltrepassa i limiti dello spazio e del tempo e diventa attuale, presente; il suo effetto perdura, pur nello scorrere dei giorni (…). L’Eterno è entrato nei limiti del tempo e dello spazio, per rendere possibile oggi l’incontro con Lui».

Il Pontefice ha ricordato poi l’importanza della prospettiva. Quella dei padri della Chiesa che «leggevano sempre la nascita di Cristo alla luce dall’intera opera redentrice, che trova il suo vertice nel Mistero Pasquale. L’Incarnazione del figlio di Dio appare non solo come l’inizio e la condizione della salvezza, ma come la presenza stessa del Mistero della nostra salvezza: Dio si fa uomo, nasce bambino come noi, prende la nostra carne per vincere la morte e il peccato». Così se «nel Natale noi incontriamo la tenerezza e l’amore di Dio che si china sui nostri limiti, sulle nostre debolezze, sui nostri peccati e si abbassa fino a noi, san Paolo afferma che Gesù Cristo “pur essendo nella condizione di Dio (…) svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini”». Questo il culmine della «storia di amore tra Dio e l’uomo» che «passa attraverso la mangiatoia di Betlemme e il sepolcro di Gerusalemme».

Perciò, ha esortato il Papa, «contempliamo e viviamo questo Mistero nella celebrazione dell’Eucaristia, centro del santo Natale; lì si rende presente in modo reale Gesù, vero Pane disceso dal cielo, vero Agnello sacrificato per la nostra salvezza». Infine, Benedetto XVI ha augurato a tutti «di celebrare un Natale veramente cristiano, in modo che anche gli scambi di auguri in quel giorno siano espressione della gioia di sapere che Dio ci è vicino e vuole percorrere con noi il cammino della vita». Non perda quindi «lo scambio degli auguri il suo profondo valore religioso e la festa non venga assorbita dagli aspetti esteriori, che toccano le corde del cuore». Perché «certamente, i segni esterni sono belli e importanti, purché non ci distolgano, ma piuttosto ci aiutino a vivere il Natale nel suo senso più vero, quello sacro e cristiano, in modo che anche la nostra gioia non sia superficiale, ma profonda».

Dio sceglie di aver bisogno di un uomo: San Giuseppe nella storia della salvezza

Nell’Umanità perfetta di Cristo, che ci apprestiamo a celebrare, tutti noi battezzati siamo stati accolti e incorporati, con un legame di identificazione che è quasi biologico, per essere resi partecipi della stessa Vita divina, membra del Suo Corpo mistico. Ora, tra queste membra vive, un posto del tutto speciale spetta alla Beata Vergine Maria e a San Giuseppe, poiché coloro che hanno svolto, nella vita terrena, la propria missione nei confronti del Capo, continuano in cielo la stessa missione nei confronti di tutto il Corpo, che è la Chiesa. Dopo la grande celebrazione dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, che ha segnato questo tempo di Avvento, vogliamo oggi soffermarci sul ruolo nella storia della salvezza di San Giuseppe.

di Don Salvatore Vitiello

San Giuseppe è stato coinvolto, in modo tutto “divino”, cioè con quel rispetto assoluto, che Dio ha per l’intelligenza e la libertà umane, nel Mistero stesso della nostra Salvezza:  il Mistero dell’Incarnazione! Non si può relativizzare la straordinaria figura di Giuseppe, se non banalizzando la misteriosa e commovente condiscendenza di Cristo Gesù, che – come scrive l’Apostolo – «pur essendo di natura divina, […] spogliò Se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini» (Fil 2,6).  Se Dio ha scelto per il Suo Figlio un “padre” terreno, questi è anche un padre per noi, in questo pellegrinaggio verso il Cielo. Così a San Giuseppe possiamo affidarci perché ci custodisca dai pericoli, come fece con la sacra Famiglia, Chiesa nascente; a lui possiamo domandare una specialissima intercessione, poiché – come diceva Papa Pio XI – tale intercessione «non può che essere onnipotente, poiché che cosa potrebbero Gesù e Maria rifiutare a Giuseppe che consacrò a loro tutta la sua vita e al quale devono realmente i mezzi della loro esistenza terrena?»; a lui possiamo domandare luce e consiglio, poiché egli per primo è stato un uomo in totale ed assiduo ascolto della Volontà di Dio, che vedeva concretarsi in quella Presenza eccezionale, ed era tutto disponibile ad acconsentirvi, con una disponibilità simile a quella di Maria stessa. Nel suo operare umile e nascosto, inoltre, riconosciamo il primato della vita interiore, di quell’operare cioè alla Presenza del Mistero, pago soltanto di piacere a Dio. Nel suo compiere, «come per il Signore» (Col 3,23) – direbbe l’Apostolo –, ogni sorta di lavoro e di servizio, intravvediamo la novità della Presenza umana di Dio, della vita in Cristo: ogni gesto, compiuto per Lui ed alla Sua Presenza, ottiene un valore eterno, definitivo, che dà alla vita un gusto unico, mai sperimentato prima! In Lui e nella sua totale dedizione alla Beata Vergine Maria, dedizione che era all’unisono con il “Fiat” della Vergine, infine, contempliamo l’esemplarità dello sposo, che accoglie e condivide la vita stessa della sposa, secondo il destino eterno di Lei, destino che per Maria e per Giuseppe – e ora per tutti noi – aveva lo stesso volto di Gesù. E sempre in questo specialissimo rapporto, contempliamo la luminosa purezza della castità, nella quale San Giuseppe visse e servì il Signore tutta la vita, pur segnato, a differenza di Maria, dal peccato delle origini, e splendendo così maestro nell’agone spirituale cui tutti siamo chiamati. Tale castità, rappresentata da un giglio bianco, nell’iconografia cristiana, ne costituisce la stessa identità! In lui, ancora, contempliamo l’esemplarità paterna, che si pone al servizio della missione stessa del Figlio, capace di ogni sacrificio, guardando a Cristo come al Tesoro che egli non possiede egoisticamente, ma che gli è affidato, insieme a Maria, in quel grande e reciproco possesso dell’amore. In San Giuseppe infine, contempliamo la specialissima grazia di essere stato accompagnato, nel momento del trapasso, dallo stesso Signore, quale figlio amorosissimo, e dalla Beata Vergine Maria, quale sposa; così che tutti ci rivolgiamo a lui, quale “Patrono della buona morte”.

San Giuseppe ci insegna che Dio non ha bisogno della nostra cooperazione, ma sceglie di non poterne fare a meno, proprio nel Mistero di Betlemme. Egli vuole salvarci, ma vuole farlo non saltando la nostra umanità e intelligenza, non operando al posto nostro, ma nel modo che più esalta la nostra dignità, cioè legando il Suo agire al nostro intelligente e libero “sì”. Così è stato per San Giuseppe, chiamato a collaborare in modo libero, ma essenziale all’Incarnazione del Verbo. Così che della nostra Salvezza, l’universo rende grazie a Cristo Signore, a Maria, Madre della Chiesa, e a San Giuseppe, suo castissimo sposo e nostro Patrono.

Inizia la novena del S. Natale: Dio viene a portare Dio

di padre Angelo del Favero

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei disse: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te!”. (Lc 1,26-38)

L’annunciazione e la nascita del Signore hanno annullato le distanze fra il Cielo e la terra. Appena l’angelo Gabriele si allontanò da Maria, lo Spirito Santo scese su di lei coprendola con la sua ombra (Lc 1,35), soffiò su di lei come un vento che investe le radici, la rivestì di Sé, impregnò il suo essere come l’acqua la terra. In tal modo fu colmato l’abisso ontologico che separava il Creatore dalla creatura, la natura divina dalla natura umana, lo Spirito dalla carne, l’Onnipotenza dalla debolezza, l’Eternità dal conto dei giorni.

Le pareti della casa di Maria furono estese sino ai confini della terra e della storia: da quel momento ogni uomo ebbe Dio come Compagno di vita, al punto da poterlo chiamare Padre, fratello, maestro, amico, sposo, e poter dialogare con Lui in qualunque momento, “faccia a faccia” (Dt 34,10).

Tutte le nostre preoccupazioni economiche, tutti i timori del futuro, la sorte del mondo intero e la felicità di ogni uomo, possono davvero non fare i conti con questa realtà, centro e verità del cosmo e della storia?

L’Annunciazione ci ricorda che non siamo stati noi a rompere il silenzio dei secoli eterni. Non siamo stati noi, ma è stato grazie al di Maria che il Mistero si è compiuto. Ciò significa che prima della creazione del mondo, un Amore immenso e personale già faceva il primo passo verso la nostra casa, alla cui porta ora sta per giungere e bussare (Ap 3,20).

Ecco la serva del Signore” (Lc 1,38), dice Maria all’angelo Gabriele; “ecco il Signore degli uomini”, annunciano gli angeli ai pastori: nel bambino di Betlemme, Dio si è mostrato come è; il Dio degli eserciti è un Bambino.

Nella notte di Natale, donandoci un bimbo, Dio dona Se stesso: ”e così l’attesa di Dio ottiene una nuova certezza. E’ attesa delle cose future a partire da un presente già donato. E’ attesa, alla presenza di Cristo, col Cristo presente, del completarsi del suo Corpo, in vista della sua venuta definitiva.” (Benedetto XVI, Enciclica Spe salvi, n. 9).

Perseverare nella preghiera e nell’Amore diventa allora intercessione accorata: perché sia salva la vita di ogni bambino concepito, perché sia salva ogni famiglia della famiglia umana, perché sia salvo il mondo intero minacciato dalla cultura della morte.

Preghiera a Maria Immacolata

O Dio di santità e di amore,

che in Maria Immacolata hai mostrato la bellezza della natura umana, priva della corruzione del peccato, donaci l’abbondanza della tua grazia, affinché ricostituiamo in noi quella bellezza per cui ci hai creati sin dalla fondazione del mondo.

Imacolata Madre di Dio,

prega per noi, affinchè la nostra debolezza e il nostro peccato non ci impediscano di realizzare quel disegno di Dio su di noi, che ci ha pensati per essere santi e immacolati nell’amore.

Redazione SME

Solennità dell'Immacolata Concezione della B. V. Maria

 

TOTA PULCHRA es, Maria,

et macula originalis non est in te.

Tu GLORIA Jerusalem,

Tu LAETITIA Israel,

Tu HONORIFICENTIA populi nostri,

Tu ADVOCATA peccatorum.

Oh MARIA!

MATER clementissima,

VIRGO prudentissima,

ora pro nobis,

INTERCEDE pro nobis ad DOMINUM JESUM CHRISTUM.