Dono del Padre per la nostra Chiesa

La Visita Pastorale di S. E. Mons. Salvatore Gristina prosegue nel territorio dell’Arcidiocesi di Catania.

a cura di Giuseppe Santangelo

“Con la Visita Pastorale avrò la grazia di onorare la dignità [sacerdotale, profetica e regale che il Padre conferisce con il dono dello Spirito Santo ai discepoli del Figlio Suo], nei figli e nelle figlie di Dio che incontrerò. Nel dialogo che avrò con loro ascolterò con gioia la narrazione delle meraviglie che il Signore permette di operare a chi valorizza questa dignità nella vita quotidiana, personale e familiare, civile ed ecclesiale. La Visita Pastorale mi permetterà di verificare come da Cristo nostro capo si diffonde in tutte le membra della nostra Chiesa particolare e si espande nel territorio il Suo buon profumo.” (Mons. Gristina, Messa di indizione Visita Pastorale, Giovedì Santo 2009).
Durante l’Omelia, in occasione del pellegrinaggio diocesano a Mompilieri il 21 maggio 2009 l’Arcivescovo proclamava ancora: “In questo momento così partecipato e così bello, desidero mettere nel Cuore della Madre la Visita Pastorale di cui ho dato l’annunzio in occasione della Messa Crismale, lo scorso Giovedì Santo. Essa, nella vigente legislazione canonica, è descritta come un dovere del Vescovo. Sarà per me, soprattutto, motivo di grande gioia poter sperimentare quanto affermato dal Servo di Dio Giovanni Paolo II: la Visita Pastorale è un autentico tempo di grazia e momento speciale, anzi unico, in ordine all’incontro e al dialogo del Vescovo con i fedeli”.

UN "ANNO DELLA FEDE "

Redazione SME  

 il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto oggi domenica 16 ottobre un “Anno della Fede”. Esso inizierà l’11 ottobre 2012, nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Cristo Re dell’Universo. Sarà un momento di grazia e di impegno per una sempre più piena conversione a Dio, per rafforzare la nostra fede in Lui e per annunciarLo con gioia all’uomo del nostro tempo.

Maria "Deipara", "Genitrice di Dio"

1580 anni fa, il Concilio di Efeso
definiva Maria “Deipara”, “Genitrice di Dio”.

L’11 ottobre 431 viene definita la verità di fede, tanto cara a tutti i Cristiani, della “divina maternità di Maria”. La Vergine è Theotokos, colei che genera Dio. La festa liturgica della Madre di Dio era stata re-introdotta da Pio XI nel 1931 (15° centenario del Concilio efesino) proprio al giorno 11 di ottobre per sottolineare l’evento conciliare (per approfondire leggere l’enciclica “Lux veritatis”). Con la riforma del calendario operata da Paolo VI, la solennità mariana è tornata alla sua sede più antica, il 1° Gennaio, l’ottava della Nascita del Salvatore, a cui è intimamente legata.
Nel Messale del 1962, tuttavia, la festa è rimasta come una perla incastonata al centro del Mese del Rosario.

Ecco qui di seguito la formula solenne della definizione del Concilio di Efeso che oggi ricordiamo e dopo 1580 anni fermamente crediamo:

Per quanto poi riguarda la Vergine Madre di Dio, come noi la concepiamo e ne parliamo e il modo dell’incarnazione dell’unigenito Figlio di Dio, ne faremo necessariamente una breve esposizione, non con l’intenzione di fare un’aggiunta, ma per assicurarvi, così come fin dall’inizio l’abbiamo appresa dalle sacre scritture e dai santi padri, non aggiungendo assolutamente nulla alla fede esposta da essi a Nicea.
Come infatti abbiamo premesso, essa è sufficiente alla piena conoscenza della fede e a respingere ogni eresia. E parleremo non con la presunzione di comprendere ciò che è inaccessibile, ma riconoscendo la nostra insufficienza, ed opponendoci a coloro che ci assalgono quando consideriamo le verità che sono al di sopra dell’uomo.
Noi quindi confessiamo che il nostro Signore Gesù Figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo, (composto) di anima razionale e di corpo; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria secondo l’umanità; che è consostanziale al Padre secondo la divinità, e consostanziale a noi secondo l’umanità, essendo avvenuta l’unione delle due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore. Conforme a questo concetto di unione inconfusa, noi confessiamo che la Vergine santa è Madre di Dio, essendosi il Verbo di Dio incarnato e fatto uomo, ed avendo unito a sé fin dallo stesso concepimento, il tempio assunto da essa. Quanto alle affermazioni evangeliche ed apostoliche che riguardano il Signore, sappiamo che i teologi alcune le hanno considerate comuni, e cioè relative alla stessa, unica persona, altre le hanno distinte come appartenenti alle due nature; e cioè: quelle degne di Dio le hanno riferite alla divinità del Cristo, quelle più umili, alla sua umanità.

Il Concilio di Efeso non fu accettato da tutti i Cristiani, e dette l’avvio ad un grande scisma, che a differenza dei precedenti (si veda quello tremendo dell’arianesimo) non sarà riassorbito. Solo nel 1994 Papa Giovanni Paolo II e il Patriarca dei cosiddetti “Nestoriani” Mar Dinka IV, della Chiesa Assira d’Oriente, firmeranno un’intesa che mette fine a secoli e secoli di incomprensioni e di spesso ingiuste condanne sommarie.
La parte che più ci interessa oggi dice:
… Cristo pertanto non è un “uomo come gli altri” che Dio avrebbe adottato per risiedere in lui ed ispirarlo, come è il caso dei giusti e dei profeti. Egli è invece lo stesso Verbo di Dio, generato dal Padre prima della creazione, senza principio per quanto è della sua divinità, nato negli ultimi tempi da una madre, senza un padre, per quanto è della sua umanità.
L’umanità alla quale la Beata Vergine Maria ha dato la nascita è stata sempre quella dello stesso Figlio di Dio. Per questa ragione la Chiesa Assira dell’Oriente eleva le sue preghiere alla Vergine Maria quale “Madre di Cristo nostro Dio e Salvatore”. Alla luce di questa stessa fede, la tradizione cattolica si rivolge alla Vergine Maria quale “Madre di Dio” e anche quale “Madre di Cristo”. Noi riconosciamo la legittimità e l’esattezza di queste espressioni della stessa fede e rispettiamo la preferenza che ciascuna Chiesa dà ad esse nella sua vita liturgica e nella sua pietà.
Tale è l’unica fede che noi professiamo nel mistero di Cristo. Le controversie del passato hanno condotto ad anatemi pronunciati nei confronti di persone o di formule. Lo Spirito del Signore ci accorda di comprendere meglio oggi che le divisioni così verificatesi erano in larga parte dovute a malintesi.

Salve Madre d'Amore, nuovo Inno alla Madonna dell'Elemosina

Supplica di intercessione alla Vergine dell’Elemosina 

Salve Madre d’Amore
INNO

composto in occasione del 10° anniversario della fondazione dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” (2002-2012).

eseguito per la prima volta dall’autore nella S. Messa solenne del 4 ottobre 2011

Testo: Elaborazione a cura dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” delle più belle invocazioni alla Madonna dell’Elemosina prodotte dalla devota tradizione biancavillese.

Musica: M° Paolo Biagio Cipolla

“Come andare a Messa e non perdere la Fede”

A Biancavilla l’evento culturale del 26 agosto scorso promosso dall’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” con uno tra i più stimati collaboratori del Papa: Mons. Nicola Bux.

Riflessioni e dibattiti sul necessario recupero del sacro in un’era di profonda crisi ecclesiale

di Maddalena Batticane

Biancavilla – “Adorare Dio in spirito e verità, sull’esempio della Vergine Maria”. Questo il tema intorno al quale si è incentrata, a Biancavilla, una conferenza spirituale di grande rilievo nell’ambito delle annuali celebrazioni estive in onore della Madonna dell’Elemosina, patrona principale della città. L’evento, svoltosi lo scorso 26 agosto presso il giardino botanico di Palazzo Portale, è stato promosso dall’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” che, in occasione del 50° anniversario dell’Incoronazione del Bambin Gesù dell’icona bizantina della Madonna dell’elemosina e del 60° anniversario di sacerdozio del Santo Padre Benedetto XVI, ha voluto invitare un relatore d’eccezione come mons. Nicola Bux. Docente di liturgia orientale e di teologia dei sacramenti nella Facoltà Teologica Pugliese, mons. Bux è anche consultore in Vaticano delle Congregazioni per la Dottrina della Fede e per le Cause dei Santi, amico personale di Joseph Ratzinger, nonché autore di una decina di libri e di oltre quaranta saggi, l’ultimo dei quali intitolato “Come andare a Messa e non perdere la fede”. Un titolo provocatorio che suscita subito grande interesse e curiosità e che mette in evidenza la profonda crisi che negli ultimi anni ha colpito la chiesa, una crisi che, secondo don Bux, dipende in gran parte dal crollo della liturgia. Sempre più spesso capita di annoiarsi a messa, per i motivi più disparati. Si possono trovare i canti troppo banali o le omelie troppo lunghe. Oppure si può rimanere sbalorditi per certe stravaganze di preti che vorrebbero rendere la liturgia più appetibile con l’unico risultato di sminuire la sacralità del rito che si sta celebrando. Ecco che allora le chiese si svuotano, i giovani si allontanano e molti perdono la propria fede. Bisogna, quindi, correre ai ripari cercando di recuperare la spiritualità che sta alla base della celebrazione della Santa Messa. E’ questo il principale messaggio che don Bux vuole far passare attraverso il suo saggio. “L’uomo di oggi ha un forte bisogno di sacro – spiega mons. Bux – persino la liturgia parla più dell’uomo che di Dio. Ci siamo messi al posto del Signore e così facendo invece di riempire le chiese le abbiamo svuotate”. Celebrare la messa nella forma straordinaria del Rito Romano può aiutare a ritrovare, secondo don Nicola, il senso della bellezza, della semplicità, della sacralità, della solennità della Liturgia Eucaristica che è già insito nel rito stesso e che non ha bisogno di nessun fronzolo che lo renda più interessante o coinvolgente ai nostri occhi. Per far questo è essenziale il recupero della devozione, “Senza la devozione –dice mons. Bux- non v’è partecipazione piena. Molti liturgisti si sono chiesti quale sia il modo migliore per partecipare attivamente alla Messa; c’è chi ha cercato di farlo danzando intorno all’altare, cantando, leggendo, salendo e scendendo dall’altare come fosse un palcoscenico teatrale, ma infondo credo che il modo migliore per partecipare alla messa sia quello suggerito dal cardinale Ratzinger in “Introduzione allo spirito della liturgia” dove dice che: “Lo stare quanto più possibile in ginocchio, l’adorare e il tentare di entrare in una fase di profonda contemplazione durante la Messa è la norma più eccellente fra tutte, sempre valida ed intramontabile”, è questo uno fra i più preziosi insegnamenti di cui dobbiamo far tesoro se vogliamo davvero essere parte attiva della Celebrazione Eucaristica”. A moderare l’incontro è stato Alessandro Scaccianoce che ha sottolineato come la liturgia sia qualcosa che coinvolge tutti e che non riguarda solo i sacerdoti. “Molti ritengono – spiega Scaccianoce – che la liturgia sia solo una questione clericale, per addetti ai lavori, insomma “roba da preti”, invece, basta guardare all’etimologia del termine “liturgia” per rendersi conto che non è affatto così. La parola liturgia è composta dalle parole greche lèitos che significa popolare ed erghìa che significa azione, quindi, si può tradurre con azione a favore del popolo. Riscoprire l’inestimabile valore del sacro, della spiritualità, della contemplazione che avvolge la Celebrazione Liturgica è di fondamentale importanza per recuperare la fede e coinvolgere quanti più giovani possibili nella missione di evangelizzazione”. Presenti alla conferenza anche il presidente dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina”, Giuseppe Santangelo, e il prevosto Agrippino Salerno. “Attorno a questo evento è nato un interesse e una sensibilità – ha detto il presidente Santangelo – che ha superato ogni aspettativa. Si percepisce così quanto ci sia bisogno di stare radicati in Cristo e saldi nella fede. Questo importante evento si colloca, inoltre, all’interno delle celebrazioni per il 50°anniversario dell’Incoronazione del Bambin Gesù raffigurato nell’icona prodigiosa della Madre di Dio, venerata ininterrottamente da oltre 5 secoli col titolo di Eléusa, quale Madre e regina di Biancavilla. Altra importante ricorrenza – conclude – è il 60°anniversario di sacerdozio del Santo Padre Benedetto XVI, che con la sua mitezza e il suo pensiero illuminante conduce la chiesa verso orizzonti di speranza.” Entusiasta dell’iniziativa anche il prevosto della Collegiata. “Questo evento culturale – dichiara don Pino Salerno – è un’occasione per conoscere e prendere a modello l’opera di don Bux che, attraverso la sua vita, le sue testimonianze e i suoi scritti, ha svolto un ruolo di grande importanza nella rivalutazione dell’antico Rito Romano della Santa Messa che ha attirato molti giovani”.

Maria, icona del Vangelo e della grazia

Maria, icona del Vangelo e della grazia
Intervista a P. Stefano De Fiores

di Maurizio Tripi

Il XXVII Colloquio Internazionale di Mariologia si è tenuto quest’anno nelle Marche, presso la Cattedrale di Ascoli Piceno, dal 6 all’8 ottobre, sul tema “Maria Icona del Vangelo e della Grazia”.

Questa tre giorni di incontri è stata un momento importante per tutti i fedeli e gli studiosi, poiché la figura della Vergine Maria è stata esaminata in tutte le sue forme: spirituali, teologiche, antropologiche, letterarie, storiche ed artistiche.

Per cercare di conoscere meglio la Vergine Maria, Zenit ha intervistato il prof. Stefano De Fiores, presidente dell’Associazione mariologica interdisciplinare italiana.

Qual è l’attualità della Mariologia nell’era di Internet?

De Fiores: Consultando i vari siti Internet con almeno 140.000 menzioni sulla Madre di Gesù, possiamo dire che Maria è ormai a portata di mouse. Noto che in genere le notizie sono rispettose dei dogmi mariani definiti dalla Chiesa mediante i concili o con interventi personali del Papa: Maria Madre di Dio, Vergine, Immacolata, Assunta. E si capisce perché. Alle loro spalle troviamo presbiteri, suore, membri di istituti religiosi. Ci sono anche laici bene informati, come per esempio il prof. Antonino Grasso, che ha compiuto i suoi studi alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum. Un anonimo dice di aver creato un piccolo angolo telematico, dopo aver visitato per caso un sito in cui si vomitavano bestemmie contro la Vergine.

Maria può essere definita una figura unificatrice, visto che viene riconosciuta sia dai protestanti che dagli ortodossi ed è rispettata anche da islamici ed ebrei?

De Fiores: Sappiamo che già sant’Agostino (+ 430) chiama Maria «Madre dell’unità» (Mater unitatis), perché ci ha dato Gesù, che tutte le confessioni cristiane riconoscono come l’unico salvatore. Non dimentichiamo che Maria è stata proclamata da Cristo madre del discepolo amato, in cui siamo presenti tutti noi discepoli di Gesù. In quell’ora Gesù non si contenta di dire a Giovanni di occuparsi di sua madre, ma stabilisce un rapporto di figliolanza e di maternità tra l’uno e l’altra: «Donna, ecco tuo figlio… Ecco tua madre» (Gv 19, 26-27). Giovanni Paolo II si augurava che tutti i cristiani riconoscano questa maternità spirituale di Maria, solennemente rivelata da Gesù crocifisso. E dobbiamo riconoscere che se a livello popolare continuano i pregiudizi protestanti, a livello teologico si sta compiendo un provvidenziale cammino di reciproca comprensione. Così è avvenuto nel gruppo di Dombes in Francia, dove 20 teologi cattolici e 20 evangelici hanno riflettuto per ben sette anni sulla Madre del Signore e hanno pubblicato un interessante libro dal titolo Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1999), dove affermano che ella non costituisce una verità separatrice. Quanto alla Chiesa ortodossa, dobbiamo dire che non sussistono differenze di rilievo nel culto della Theotokos e delle sue icone sancito nel concilio di Nicea II (787).
Dobbiamo aggiungere che se su Gesù il dialogo con i musulmani è reso difficile, non così circa Maria, una donna esaltata dal Corano e molto viva nella devozione del popolo. Meno sviluppato è il dialogo su Maria con gli ebrei, ma si spera che continui il processo di appropriazione da parte loro nei riguardi di quella fanciulla della loro stirpe, che sarà la donna più importante ed influente nella storia.

Può parlarci anche del suo intervento sulla Madonna delle Grazie?

De Fiores: La Madonna delle grazie, venerata nella Cattedrale di Ascoli Piceno, dove si è svolto il XXVII Colloquio internazionale di Mariologia (6-8 ottobre 2011), ci pone dinanzi ad un fatto da tutti constatabile: sia nelle edicole sparse per le strade delle città, sia nei santuari dedicati alla Madre del Signore sono esposte targhette di marmo o cuori d’argento recanti due lettere: G.R., per grazia ricevuta. Altre volte sono tavolette votive, che immortalano spesso in modo ingenuo l’esperienza di una grazia ottenuta e concessa dalla Vergine Maria in momenti esistenziali spesso tragici e senza via di uscita. Contiamo almeno 128 santuari italiani intitolati alla Madonna delle grazie. Essi documentano l’esperienza di Maria come taumaturga, che ottiene da Dio e concede a chi la invoca con fede guarigione nelle malattie fisiche e psichiche, protezione nei momenti di pericolo in terra e in mare, vittoria sulla sterilità mediante il dono della prole, liberazione dai flagelli della peste e della guerra, aiuto e consolazione nelle situazioni tristi e tragiche della vita.

Ma poiché nella Bibbia non contano tanto le singole grazie o aiuti in caso di necessità, quanto la grazia per eccellenza, una relazione viva tra Dio e gli esseri umani, i quali vengono introdotti nella vita stessa della Trinità, proprio nella generazione di tale grazia Maria è chiamata a collaborare come Madre. Occorre dunque passare dalle grazie alla grazia, come risposta permanente d’amore che rende tutta la nostra esistenza una vita in Cristo e nello Spirito come figli del Padre.