Visita della Reliquia del Beato Pino Puglisi

Biancavilla, 20-22 agosto 2018

LA SUA VITA

Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937.

Entra nel seminario diocesano di Palermo nel 1953.

Viene ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini il 2 luglio 1960.

Nel 1961 viene nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del SS.mo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e dal 27 novembre 1964 opera anche nella vicina chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi a Romagnolo.

Inizia anche l’insegnamento: al professionale Einaudi (1962-63 e 64-66) alla media Archimede (63-64 e 66-72), alla media di Villafrati (70-75) e alla sezione staccata di Godrano (75-77), al magistrale Santa Macrina (76-79) e infine al liceo classico Vittorio Emanuele II (78-93).

Nel 1967 è nominato cappellano presso l’istituto per orfani “Roosevelt” all’Addaura e vicario presso la parrocchia Maria Santissima Assunta a Valdesi.

Nel 1969 è nominato vicerettore del seminario arcivescovile minore.

Segue in particolare modo i giovani e si interessa delle problematiche sociali dei quartieri più emarginati della città.
Il primo ottobre 1970 viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese in provincia di Palermo – segnato da una sanguinosa faida – dove rimane fino al 31 luglio 1978, riuscendo a riconciliare le famiglie dilaniate dalla violenza con la forza del perdono.

In questi anni segue pure le battaglie sociali di un’altra zona degradata della periferia orientale della città, lo “Scaricatore”.

Il 9 agosto 1978 è nominato pro-rettore del seminario minore di Palermo e il 24 novembre dell’anno seguente è scelto dall’arcivescovo Salvatore Pappalardo come direttore del Centro diocesano vocazioni.

DON PINO PUGLISI

“Coraggioso testimone del Vangelo” l’ha definito Giovanni Paolo II.
Pino Puglisi è oggi certamente uno dei punti di riferimento per chi voglia ricostruire un percorso di vita esemplare per il suo carisma profetico e le sue feconde capacità educative.

I testimoni, in greco antico, sono i “màrtyres“, colore che, con l’offerta della loro vita, il martirio, incarnano fino in fondo i valori cristiani, affermando che al di là della vita terrena e del benessere fisico vi è un bene e una “salute” più grande.

Padre Pino si sentiva nell’intimo della propria fibra spirituale di sacerdote persona “consacrata”, sacramentalmente configurata a Cristo pastore della Chiesa.
E dall’amore di Dio promanava l’ansia di verità e di giustizia sociale che lo ha reso insopportabile agli occhi dei boss mafiosi a Palermo, così come – lo leggiamo nel Libro della Sapienza – l’azione del giusto è un peso insostenibile per lo sguardo del peccatore. “3P”, come amava farsi chiamare, ha saputo costruirsi questa valenza profetica attraverso pilastri senza tempo: questi sono la Fede viva e coltivata nella meditazione della Parola e nell’aggiornamento teologico, la preghiera personale e liturgica, la quotidiana celebrazione dell’Eucarestia, la frequenza del sacramento della Penitenza. In una realtà complessa, come quella del quartiere Brancaccio di Palermo, ha promosso il riscatto degli ultimi, con il coraggio della denuncia, e con la sua vita offerta in dono gratuito fino al martirio, è divenuto simbolo delle tante periferie siciliane dove la voce della Chiesa è spesso l’unica a incoraggiare e a sostenere una vera promozione umana.

E tutto questo nella dimensione di una vita poverissima: “La benzina è il mio pane”, diceva. Il pane poteva mancare alla sua umile mensa, ma non il carburante per l’utilitaria, in modo da essere sempre pronto ad accorrere dove una telefonata o un presentimento rendeva necessaria la sua parola.

Il 24 ottobre 1980 è nominato vice delegato regionale del Centro vocazioni e dal 5 febbraio 1986 è direttore del Centro regionale vocazioni e membro del Consiglio nazionale.
Dal maggio del 1990 svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la “Casa Madonna dell’Accoglienza” a Boccadifalco, dell’Opera pia Cardinale Ruffini, in favore di giovani donne e ragazze-madri in difficoltà.

Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e dall’ottobre del 1992 assume anche l’incarico di direttore spirituale del corso propedeutico presso il seminario arcivescovile di Palermo.

Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro “Padre Nostro”, che diventa il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere.

Viene ucciso sotto casa per mano mafiosa il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.

La sua attività pastorale – come è stato ricostruito anche dalle inchieste giudiziarie – ha costituito il movente dell’omicidio, i cui esecutori e mandanti mafiosi sono stati arrestati e condannati con sentenze definitive.
Per questo già subito dopo il delitto numerose voci si sono levate per chiedere il riconoscimento del martirio.

La sua salma riposa nella cattedrale di Palermo.

Il 25 maggio 2013 viene beatificato nell’ambito di una solenne celebrazione al “Foro Italico Umberto I” di Palermo.

La sua vita e la sua morte sono state testimonianze della sua fedeltà all’unico Signore e hanno disvelato la malvagità e l’assoluta incompatibilità della mafia con il messaggio evangelico.

I SUOI MESSAGGI

Come le tessere di un mosaico

Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale.
Ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico.
Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual’é il nostro posto
e aiutare gli altri a capire qual’è il proprio,

perché si formi l’unico volto del Cristo.

 

Le parole e i fatti

È importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole,
per combattere contro la mentalità mafiosa,
che è poi qualunque ideologia disposta
a svendere la dignità dell’uomo per soldi.

Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste.
Tutte queste iniziative hanno valore ma,
se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole.

E le parole devono essere confermate dai fatti.

 

A chi testimoniare la speranza?

A chi ha rabbia nei confronti della società che vede;
a chi è pieno di paure e di ansia;
a chi è impaziente perché ciò che desidera tarda a realizzarsi;
a chi è sfiduciato per le sue cadute.
Si deve dare la speranza a chiunque chieda segni di amore.

Nel dicembre 2013 l’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” con “Symmachia” aveva promosso un evento per ragazzi e giovani studenti della città di Biancavilla, per far conoscere la figura del beato siciliano, con una serata di musiche e testimonianze dal titolo: “3P – Don Pino Puglisi: il coraggio del Vangelo, una speranza per la Sicilia”.

PROGRAMMA DELLA VISITA DELLA RELIQUIA DEL BEATO PINO PUGLISI A BIANCAVILLA

 

Lunedì 20 Agosto

ore 17,30 Piazza Roma, raduno degli oratori, gruppi giovanili e fedeli. Animazione a cura dell’Oratorio “don Pino Puglisi” di Biancavilla e testimonianze ai giovani.
ore 18,15 Festosa accoglienza dell’insigne Reliquia della costola del beato e processione fino alla Basilica Santuario di S. Maria dell’Elemosina.
ore 19,00 Celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Giovanni Lanzafame, mariologo e studioso di apologetica dei santi, con la partecipazione dei Ministranti delle parrocchie cittadine e animata dai giovani dell’Oratorio.
ore 20,15 “Il Beato Puglisi, martire per la giustizia”: Veglia di preghiera con le testimonianze di P. Attilio Bua, dell’Ordine dei frati minori, e di P. Francesco Laudani, missionario comboniano, che hanno conosciuto personalmente il beato.
A tutti verrà consegnato un piccolo ricordo della giornata.
La Reliquia del Beato Puglisi rimarrà esposta alla venerazione dei fedeli fino a mercoledì 22 negli orari di apertura della Basilica (8-12,30; 17,30-22).

“E SE OGNUNO FA QUALCOSA”: DA BIANCAVILLA L’INNO PER IL 25° DEL MARTIRIO DI DON PINO PUGLISI

“3P” vive anche in musica e continua a parlare ai giovani, dopo 25 anni dalla sua morte.

Per salutare la visita a Biancavilla della Reliquia del Beato Pino Puglisi, nel contesto delle celebrazioni in onore della Madonna dell’Elemosina, alcuni giovani biancavillesi hanno realizzato un INNO in onore del beato sacerdote palermitano martire, che ne celebra il 25° anniversario della tragica uccisione, avvenuta il 15 settembre 1993, per mano mafiosa.

Un elaborato musicale fresco e immediato, pensato per animare le piazze, che entra subito in testa, con un motivo festoso, partorito dal talento di Giuseppe Marchese, accompagnato da un testo che racchiude gli insegnamenti del Beato Puglisi, “riflesso della luce di Dio”, scritto da Vincenzo Licari, Giuseppe Marchese e Giuseppe Sant’Elena.
“E se qualcuno fa qualcosa, allora si può fare molto”: così il ritornello esplode in un invito all’impegno personale e a vivere con coraggio la propria fedeltà ai valori del Vangelo, che possono davvero cambiare la storia e conquistare quella vita che non muore, “nella schiera celeste e nel mondo”, perché “chi vive con coraggio non può morire mai”.

La lotta alla mafia si fa anche con una canzone, che è il linguaggio più immediato e più facilmente comprensibile per i giovani.
Un brano semplice che racchiude un grande messaggio di speranza, contro la tentazione della paura o della rassegnazione. Anche in questo modo i ragazzi vogliono dire che la sconfitta apparente di Don Puglisi in realtà è stata una grande vittoria.
La sua vita spezzata ha acceso una scintilla nel cuore dei siciliani che desiderano riscattare la loro terra e che vogliono partecipare con Cristo alla vittoria del bene sul male, della vita vera sulla minaccia di una morte che non è capace di uccidere la speranza. “Don Pino vive fra noi” cantano i giovani biancavillesi, dal momento che “nel dono di se stesso, che si fa carità, il suo nome vivrà in eterno”.

Il brano musicale, realizzato con tecniche e voci da professionisti, descrive la vivacità e la creatività dei giovani autori biancavillesi, e testimonia al tempo stesso la grande attualità e forza degli insegnamenti del prete di Brancaccio, che ha speso la sua vita per l’educazione umana e cristiana (ancor più umana perché cristiana) dei giovani, fino al sorriso con cui ha guardato negli occhi il suo aguzzino.

L’inno è eseguito dalle voci dei “D.B. Friends” e accompagnato dalle coreografie dei ragazzi dell’Oratorio “Don Pino Puglisi” della Parrocchia-Santuario di Biancavilla.

PINO VIVE (E SE OGNUNO FA QUALCOSA)
Testo: V. Licari – G. Marchese – G. Sant’Elena
Musica: G. Marchese

Sacerdote del Signore,
uomo umile nel cuore,
hai lottato col sorriso
portando ai giovani il paradiso.
Diventasti un grande Padre,
condottiero del Vangelo,
rallegrando e convertendo,
affidandoti alla Madre del Cielo.

E se ognuno fa qualcosa,
allora si può fare molto.
Questo il suo messaggio ci rivela.
E chi vive con coraggio
non può morire mai,
nel dono di se stesso che si fa carità.
È il suo nome vivrà in eterno,
nella schiera celeste e nel mondo.
Il suo nome vivrà in eterno
Pino vive, è ancora fra noi.

Testimone della fede
Fai da guida a chi non crede,
testimone del signore
Luce ai passi fra il dolore .
sei il riflesso del Dio vero,
guida salda del Vangelo.
Fai da esempio a chi non teme
che ha coraggio e ancora crede in lui.

E se ognuno fa qualcosa,
allora si può fare molto.
Questo il suo messaggio ci rivela.
E chi vive con coraggio
non può morire mai,
nel dono di se stesso
che si fa carità.
È il suo nome vivrà in eterno,
nella schiera celeste e nel mondo.
Il suo nome vivrà in eterno
Pino vive, è ancora fra noi.

DON PINO PUGLISI: SACERDOTE DEL SIGNORE, MISSIONARIO DEL VANGELO,
FORMATORE DELLE COSCIENZE, PROMOTORE DELLA GIUSTIZIA SOCIALE

“La santità è il volto più bello della Chiesa”
(Gaudete et exultate)

Basilica Collegiata Santuario “S. Maria dell’Elemosina”
Biancavilla, 20 Agosto 2018

di Frà Attilio Bua O.F.M.

In occasione delle celebrazioni estive in onore della Madonna dell’Elemosina, Madre di Misericordia, nella ricorrenza del 70° anniversario dell’incoronazione della Sacra Icona (3 ottobre 1948), abbiamo la presenza in mezzo a noi delle Reliquie del Beato Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia a Palermo 25 anni fa e beatificato a Palermo il 25 maggio 2013.

Ringraziamo Dio tre volte Santo per questo grande dono!

Come dice Papa Francesco: “Ciascun Santo è un messaggio che lo Spirito Santo trae dalla ricchezza di Gesù Cristo e dona al suo popolo.”
Per parlare della santità e di Padre Pino Puglisi, bisogna partire dalle Beatitudini del Capitolo V di Matteo: “Beati i perseguitati per la giustizia perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.” (Mt 5,11)
Commentando queste due beatitudini Papa Francesco, nell’esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, “Gaudete et exultate”, afferma che Gesù stesso sottolinea che questo cammino va contro corrente fino al punto da farci diventare persone che, con la propria vita, mettono in discussione la società e che danno fastidio.
Gesù ricorda quanta gente è perseguitata ancora oggi, ed è stata perseguitata semplicemente per avere lottato per la giustizia, per aver vissuto i propri impegni con Dio e con gli altri.
Dice Gesù: “Chi vuol salvare la propria vita la perderà” (Mt 16,25 – G.E. 90).
La croce, soprattutto la stanchezza e i patimenti che sopportiamo per vivere il comandamento dell’amore e il cammino della giustizia, è fonte di maturazione e di santificazione.
Quando il N.T. parla delle sofferenze che bisogna sopportare per il Vangelo, si riferisce precisamente alle persecuzioni (At 5.41; Fil 1.29; Col 1.24; 2 Ts 1.12; 1 Pt 2.20/4, 14-16; Ap 2.10). (G.E. 92)
Le persecuzioni non sono una realtà del passato, perché anche oggi ci sono martiri contemporanei, attraverso calunnie e falsità.  Gesù dice che ci sarà beatitudine quando “mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia” (Mt 5,11).
In questo contesto possiamo inserire la figura del Beato Pino Puglisi.
Sono trascorsi 25 anni dall’uccisione, per mano mafiosa, del parroco di Brancaccio nel giorno del suo 56° compleanno il 15 settembre 1993 e sono anche trascorsi 5 anni dal giorno in cui a Palermo, il 25 maggio 2013 è stato proclamato beato.

Padre Puglisi era stato nominato parroco della Chiesa San Gaetano a Brancaccio (borgata palermitana tristemente nota per la forte presenza mafiosa) il 29/09/1990.
Nel gennaio 1993 aveva inaugurato il centro “Padre Nostro”, nel tentativo di offrire ai giovani e alle famiglie del quartiere un luogo di condivisione ecclesiale e sociale.
Chi ha conosciuto “3P” lo ricorda sempre sereno, mite e contento di essere un sacerdote.
Gli esecutori e i mandanti responsabili dell’omicidio erano legati alla cosca mafiosa di Filippo e Giuseppe Graviano.
Puglisi era consapevole dei rischi che correva e per questo motivo aveva deciso (negli ultimi tempi) di non rientrare a casa in compagnia dei suoi giovani collaboratori, evitando di esporli ad ulteriori pericoli.
Il killer, la sera del 15 settembre, attendeva Don Pino proprio sotto casa sua; davanti alla pistola puntata da Giuseppe Gricoli, ebbe solo il tempo di dire, con mansuetudine e sorridente “Me l’aspettavo.” Il sorriso con il quale ha detto queste parole, è un invito a tornare decisamente a Dio, che nella sua infinita misericordia, li aspetta come il padre nella parabola evangelica del Figliol Prodigo. Solo tornando a Dio, i mafiosi potranno ritrovare la pace del cuore e ridonare alla società e alle proprie famiglie la serenità perduta e la speranza nel futuro. 3P, nel quartiere di Brancaccio dilaniato dalla guerra delle cosche mafiose, riuscì a coinvolgere nei gruppi parrocchiali molti ragazzi, strappandoli alla strada e alla criminalità.
Quella di P. Pino Puglisi è stata una vita totalmente spesa al servizio di Cristo e del Vangelo, sacerdote innamorato della Parola, dell’Eucarestia e della Vergine Maria. In uno scritto del 1974 afferma: “Avrò avuto 21-22 anni, quando Cristo diventò per me una persona, un amico. Mi sono sentito di dialogare con Lui. Me lo sono sentito proprio vicino, accanto come uno qualsiasi, un altro dei miei compagni, ma di quelli più amici. Ogni momento della mia giornata lo riferivo a Lui; me lo sentivo sempre vicino. Gesù dice: “Quello che hai fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo hai fatto a me.” Ecco che Gesù Cristo mi è stato presente anche negli altri.”
L’uccisione del Beato fu anche la ferocia risposta della mafia alle parole di San Giovanni Paolo II, che pronunciò il 9/05/1993 nella Valle dei Templi, contro la criminalità organizzata, contro i mafiosi, invitandoli alla conversione: “Convertitevi! Un giorno ci sarà il giudizio di Dio!”

Don Pino ha incarnato, con la sua coerenza di vita, il Vangelo ed ha educato i ragazzi e le persone alla legalità secondo il Vangelo; è stato anche un testimone della speranza (il vero testimone è Gesù, il testimone fedele e verace). Testimone della speranza è colui che, attraverso la propria vita, cerca di lasciare trasparire la speranza di Colui che è la Speranza Assoluta, ossia Dio: Via, Verità e Vita.
Papa Francesco, parlando di P. Pino Puglisi, ha affermato: “Don Pino sottraeva i ragazzi alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà è Don Pino che ha vinto con Cristo Risorto.”
Il Beato viene definito: 3P, ovvero Parola, Pane, Poveri.
Quando hanno traslato il suo corpo, in occasione della Beatificazione, dal cimitero di S. Orsola, hanno trovato: il corpo intatto e sorridente, la casula, il Vangelo, il Crocifisso e una rosa fresca e profumata messa da una fedele. La tomba attualmente si trova in cattedrale a Palermo ed è a forma di spiga di grano, per richiamare il brano del Vangelo di Giovanni (Gv 12,24), quando Gesù annuncia la sua glorificazione attraverso la morte, dicendo: “Se il chicco di grano, caduto sulla terra, non muore rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.”
Sull’esempio di 3P, ogni giorno, dobbiamo morire al peccato per risorgere con Cristo e portare frutti di conversione, di perdono, di riconciliazione e di pace per arrivare alla santità.

A 25 anni dall’appello di San Giovanni Paolo II ai mafiosi, i Vescovi siciliani rinnovano l’invito nel documento intitolato, appunto, “Convertitevi”: “La mafia continua ad esistere e a ordire le sue trame mortali in Sicilia, nel resto d’Italia e all’Estero. La mafia è peccato, la mafia è incompatibile con il Vangelo.” La Chiesa di Sicilia sa bene che la mafia è un problema che tocca la Chiesa. Parole di solidarietà e dolore vengono rivolte nel documento ai famigliari delle vittime di mafia, un invito alla conversione effettiva e concreta a tutte le presone credenti e di buona volontà; agli uomini e alle donne di mafia, i vescovi ripetono il monito di San Giovanni Paolo II: “Convertitevi”.
Papa Francesco, il 21 febbraio 2015, rivolgendosi agli uomini e alle donne di mafia ha detto: “Aprite il vostro cuore al Signore. Il Signore vi aspetta e la Chiesa vi accoglie.”
Maria SS. dell’Elemosina, Madre della Misericordia, ci mostri la via della santità e ci accompagni aiutandoci a rialzarci quando cadiamo, ci sollevi in braccio e ci accosti alla sua guancia per infondere in noi la consolazione e la speranza di una vita riuscita, secondo il disegno di Dio. Il Beato Pino Puglisi ci protegga, ci guidi, ci benedica e ci accompagni in questo cammino di santità.